Di Lunerti e Onorato si arriva a parlare spesso a Reggio, ma ogni volta è sempre come se fosse la prima. Lo si fa con entusiasmo, ricordando dolci ed emozionanti episodi. E il loro ritorno, nel 2015 e nello scorso giugno, ha permesso a molti tifosi reggini di sfoderare nuovamente l’album di 30 anni fa. Ma Lunerti e Onorato, in questa settimana specialmente, non possono non essere chiamati in causa. Hanno infatti composto la coppia d’attacco non soltanto in amaranto ma anche, anni dopo, con la Juve Stabia. Sono, dunque, ex di entrambe le squadre. Onorato è stato ospite telefonico di Tutti Figli di Pianca qualche giorno fa (CLICCA QUI per leggere le sue parole), Lunerti invece nella puntata odierna.
“Sicuramente – esordisce – è difficile per me e Onorato dare un pronostico della sfida di domenica avendo militato in tutte e due le compagini. Alla fine, al di là del risultato della gara che andrà in scena tra qualche giorno, la mia speranza è che riescano entrambe a rispettare i propri obiettivi. Per la Reggina, che a differenza delle vespe punta alla salvezza, l’importante è che punti a migliorarsi anno dopo anno cercando di programmare con calma un futuro roseo”.
Lunerti, come detto, compose con Onorato la coppia d’attacco dei campani anni dopo. E, nel 1994, sfidò la Reggina nella doppia sfida playoff per salire in Serie B rendendosi protagonista soprattutto della partita d’andata con un assist ed un gol (CLICCA QUI per un approfondimento su quella sfida: “Come vivemmo quella settimana con Onorato? A noi dispiaceva incontrare gli amaranto, eravamo un po’ timorosi, però non ci pensammo prima di giocare. Poi arrivò il mio gol ed il passaggio del turno dopo il ritorno, alla fine dovevamo rispettare la maglia che indossavamo. Una settimana dopo, vedendo il Comunale pieno in ogni ordine di posto, pensai: ‘Con chi sto giocando? Con la Juve Stabia o con la Reggina?”.
Poi un pensiero alle due giornate in cui la ‘banda Scala’ tornò a Reggio: “Una gioia immensa aver vissuto quei momenti. Noi sapevamo che la Reggina non poteva finire, Reggio ama il calcio, non poteva non continuare questa avventura. La foto dell’abbraccio con Onorato di due anni fa? Sono rimasto quando l’ho vista, per noi era spontanea, un gesto proprio come vent’anni fa”.
E poi, ancora, un ricordo di quegli anni splendidi: “L’essere partiti a fari spenti, in quelle due stagioni, non so quanto abbia influito nel risultato finale. Non c’è la controprova ma noi non pensavamo alle altre squadre, il nostro obiettivo era essere uniti, compatti e pensare di partita in partita”.
Infine, una parentesi sul confronto tra il calcio di una volta e quello attuale: “Fino a che non si cambiano i valori, questo calcio non cambierà mai. A partire dai settori giovanili, con allenatori umili e che hanno fatto calcio. Il pallone adesso viene toccato poco, si pensa prima alla tattica e al miglioramento fisico. Ciò che rende il calcio malato, poi, sono i procuratori. Una volta risolvevamo i problemi, se c’erano, noi e la società , senza passare da nessuno”.
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