Si sono fatti un “mazzo” così. D’accordo, non è certo il modo più elegante per cominciare un editoriale. Ma rende perfettamente l’idea, della prestazione sfoderata dagli amaranto ieri pomeriggio, all’Augusto Bisceglia di Aversa. Al di là del risultato finale e di ogni retorica, è questa la squadra che avevamo chiesto a gran voce, subito dopo la partita con la Vigor Lamezia. Una squadra che nasconde difficoltà e limiti con corsa e sudore, che lotta per 95 minuti in ogni centimetro del campo, che non si fa intimorire neanche per un istante quando l’avversario prova a trasformare una partita di calcio in una guerra di nervi. Si, è questa la nostra Reggina, è questo l’unico modo per salvarsi.
 La trasferta di ieri pomeriggio, rappresentava l’ultima carta da gettare sul tavolo. Una carta per trasformare lo sconforto in speranza,  l’ultima occasione per riattaccare la spina. In sede di presentazione della gara, siamo stati buoni profeti dicendo che l’ardore e la rabbia agonistica sarebbero venuti prima di qualsiasi aspetto tecnico-tattico. Da questa partita, abbiamo avuto le risposte che volevamo. Il modo con cui sono arrivati i tre punti, da qui alla fine deve rappresentare un insegnamento per la squadra. Se combatti senza tregua, se corri senza dare respiro a chi ti sta davanti, la partita puoi vincerla anche calciando una sola volta verso lo specchio della porta. Se getti sul rettangolo verde una mentalità umile unita al sacrificio, anche il singolo episodio finisce col girare a tuo favore. Ci piace pensare che non sia un caso, se nelle recenti prestazioni “senz’anima” l’avversario trovava la rete al primo tentativo, mentre ieri il primo tiro in porta dell’Aversa, che sembrava destinato in fondo al sacco, si è stampato sul palo…
Così com’è stato un sacrosanto diritto criticare aspramente le prestazioni viste dal derby di Cosenza fino a quello con la Vigor, adesso è un dovere fare un applauso per questo successo esterno, arrivato a sei mesi di distanza. Col senno del poi, avremmo voluto essere “una mosca” dentro lo spogliatoio, per sapere cosa si sono detti squadra e società nel confronto di mercoledì pomeriggio. Perché qualsiasi siano stati gli argomenti affrontati e le parole usate, i risultati si sono visti. Arrivata ad un millimetro dal burrone, la Reggina sta provando a ritrovarsi, e ad Aversa le parole si sono trasformate in fatti concreti sotto gli occhi di tutti.
Attenzione però, perché ancora non è stato fatto nulla. Aversa rappresentava l’ultima fermata per tornare in vita, ma la vita, calcisticamente parlando, ce la andiamo a giocare adesso. A partire dalla partita casalinga contro il Melfi. Niente voli pindarici, niente euforia, perché la situazione rimane delicatissima, in tutti i sensi. “Ci siamo confrontati da uomini. Siamo convinti di fare un risultato importante ad Aversa, e poi vogliamo 10.000 persone contro il Melfi“. Anche questa volta, non possono che essere sottolineate le parole del Presidente Foti, nell’ormai celebre conferenza stampa della scorsa settimana. Da un lato la promessa, dall’altro una richiesta. La promessa è stata mantenuta. Non sappiamo se la richiesta potrà essere esaudita, fermo restando che sarebbe davvero un’emozione rivedere 10.000 persone in un Granillo che da troppo tempo assomiglia ad una cattedrale del deserto. Di sicuro, si può aumentare il numero di 2.000 persone, che da mesi accompagnano le prestazioni casalinghe di Cirillo e compagni. Per farlo però, c’è solo ed esclusivamente una via: fissare prezzi stracciati, per non dire puramente simbolici, in tutti i settori dello stadio. Costo massimo, 5 euro:  è questo l’unico modo per ripopolare il Granillo contro il Melfi, altri tipi di soluzioni, ne siamo certi, non troverebbero alcun riscontro.
La Reggina è ancora viva, adesso aiutiamola a rialzarsi…
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