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Europei, la Storia: 2012, l’Italia si arrende all’invincibile Spagna

Europei, la Storia: 2012, l’Italia si arrende all’invincibile Spagna
Mondo Sport
07/06/2021 21:58 | A cura di Domenico Geria
La quattordicesima edizione degli Europei vide la Spagna concedere il bis, battendo in finale l'Italia reduce da un percorso di alto livello

La Storia degli Europei di calcio: RNP racconta in 15 puntate gli eventi, le imprese e i protagonisti della più prestigiosa competizione continentale per nazioni, dagli albori fino all’ultima edizione datata 2016, alla vigilia della 16^ edizione.

POLONIA&UCRAINA 2012

PRIMA FASE – Per la terza volta dal 2000 in poi, l’organizzazione della fase finale deglii Europei venne assegnata a due nazioni; per Euro 2012 la scelta cadde su Polonia e Ucraina, le cui nazionali ottennero l’automatico lasciapassare per l’evento. Le rimanenti 51 partecipanti vennero suddivise in nove gironi (6 composti da 6 nazionali e 3 da 5), dai quali passarono il turno solamente le prime classificate più la migliore tra le seconde; per gli ultimi quattro posti disponibili, le altre otto seconde disputarono gli spareggi.

QUALIFICATE – Ad accedere alla fase finale di Euro 2012 furono: Polonia e Ucraina, organizzatrici dell’evento, Germania (prima classificata del Gruppo A davanti a Turchia, Belgio, Austria, Azerbaijan e Kazakistan), Russia (Irlanda, Armenia, Slovacchia, Macedonia e Andorra), Italia (Estonia, Serbia, Slovenia, Irlanda del Nord e Far Oer), Francia (Bosnia, Romania, Bielorussia, Albania e Lussemburgo), Olanda (Svezia, Ungheria, Finlandia, Moldavia e San Marino), Grecia (Croazia, Israele, Lettonia, Georgia e Malta), Inghilterra (Montenegro, Svizzera, Galles e Bulgaria), Danimarca (Portogallo, Norvegia, Islanda e Cipro), Spagna (Repubblica Ceca, Scozia, Lituania e Liechtenstein); la migliore tra le seconde classificate, qualificata per la fase finale, fu la Svezia. Dagli spareggi tra le altre seconde, passarono il turno: Croazia (la quale eliminò la Turchia), Irlanda (Estonia), Portogallo (Bosnia) e Repubblica Ceca (Montenegro).

L’ITALIA – Girone eliminatorio vinto in scioltezza dalla nazionale Azzurra guidata in panchina da Cesare Prandelli. Primo posto nel Gruppo C con 26 punti scaturiti da 8 vittorie e appena 2 pareggi, 0-0 a Belfast contro l’Irlanda del Nord e 1-1 a Belgrado contro la Serbia nel penultimo turno, a qualificazione già ottenuta. Furono ben 10 i punti di vantaggio sull’Estonia che ottenne a sorpresa il secondo posto davanti ai serbi, battuti nel match conclusivo dalla Slovenia ed eliminati (la stessa Estonia venne poi travolta nel doppio spareggio dall’Irlanda, vedendo sfumare il sogno della fase finale). L’Italia risultò inoltre come la miglior difesa tra tutti i gironi con appena 2 reti subite.

FASE FINALE – La fase finale di Euro 2012 vide il suo debutto a Varsavia l’8 giugno, per la prima gara del Gruppo A tra la Polonia e la Grecia, terminata 1-1; nell’altro incontro, a Wroclaw, netta affermazione per 4-1 della Russia sulla Repubblica Ceca. Nonostante il tracollo del primo match, saranno proprio i cechi a vincere il girone, battendo prima i greci e poi i polacchi; i russi invece, nonostante i primi brillantissimi 90′, dopo un pari contro i padroni di casa, caddero nel decisivo scontro con la Grecia, quando sarebbe stato sufficiente un pari per andare avanti. Ellenici e russi a 4 punti ma con i campioni del 2004 in vantaggio nello scontro diretto.
Nel Gruppo B percorso netto della Germania, che aveva chiuso già con 10 vittorie su 10 incontri anche il girone di qualificazione: battute nell’ordine il Portogallo 1-0 e l’Olanda 2-1, con i gol di Mario Gomez in entrambi i match, e la Danimarca 2-1, a segno Podolski e Bender. Secondi i portoghesi che dopo la sconfitta al debutto, piegarono prima i danesi, poi gli olandesi, questi ultimi eleminati con zero punti.
Nel Gruppo C l’Italia si trovò di fronte i campioni d’Europa e del Mondo in carica: la Spagna. Il debutto a Gdansk vide la sfida proprio contro le Furie Rosse, nella quale gli Azzurri andarono in vantaggio con Di Natale, subendo subito dopo il pari di Fabregas per un pareggio comunque prezioso. Nell’altro incontro la Croazia superò l’Irlanda 3-1. Nel secondo turno, l’Italia fece 1-1 anche contro la Croazia: al vantaggio di Pirlo rispose Mandzukic; intanto gli spagnoli rifilavano un poker agli irlandesi. Arrivati agli ultimi 90′, un brutto déjà-vu fece vivere un’attesa da incubo ai tifosi italiani: Spagna e Croazia, prime con 4 punti, si sarebbero dovute affrontare tra loro, mentre l’Italia, a quota 2, avrebbe dovuto battere l’Irlanda e sperare in qualsiasi risultato eccetto un pareggio con 2 o più gol segnati a testa nell’altra sfida. Qualcosa di già visto nel 2004, il famoso “Biscotto Scandinavo” che avrebbe potuto essere rievocato. Per fortuna, la partita tra spagnoli e croati a Gdansk fu regolare e i campioni in carica vinsero 1-0 con gol di Jesus Navas quasi al 90′, mentre in contemporanea a poca distanza da lì, a Poznan, Cassano e Balotelli firmavano il 2-0 sull’Irlanda per il secondo posto dell’Italia (che senza il gol della Spagna in extremis avrebbe addirittura vinto il girone).
Nel Gruppo D primato per l’Inghilterra, che dopo aver pareggiato 1-1 con la Francia al debutto, batté 3-2 la Svezia e 1-0 l’Ucraina. Secondi i francesi, vittoriosi contro gli ucraini nel secondo incontro e battuti senza conseguenze dagli svedesi nell’ultimo.

Il 21 giugno a Varsavia presero il via i quarti di finale con il successo per 1-0 del Portogallo sulla Repubblica Ceca, decisivo Ronaldo a 10′ dal termine.
Il 22 giugno a Gdansk toccò alla Germania staccare il biglietto per le semifinali, battendo per 4-2 la Grecia.
Il 23 giugno a Donetsk la Spagna batté la Francia per 2-0 grazie alla doppietta di Xabi Alonso.
Il 24 giugno a Kiev i quarti di finale vennero completati dalla sfida tra Italia e Inghilterra: una gara tiratissima si chiuse sullo 0-0 anche dopo i supplementari; si andò ai rigori: Balotelli e Gerard segnarono i primi, poi Montolivo calciò a lato il suo; Rooney portò avanti nella serie gli inglesi, Pirlo andò a segno con il cucchiaio, poi toccò a Young che colpì la traversa riportando tutto in parità; rete di Nocerino sul quarto rigore italiano e Buffon parò il successivo di Cole; infine Diamanti spiazzò Hart regalando all’Italia la semifinale.

Il 27 giugno a Donetsk, nella prima semifinale, il derby iberico tra Spagna e Portogallo si risolse ai calci di rigore dopo lo 0-0 dei 120′: Xabi Alonso sbagliò il primo della serie per i campioni carica, ma i lusitani fecero peggio, fallendo con Moutinho e Bruno Alves; il quinto rigore, segnato da Fabregas, portò la Spagna all’atto finale del torneo per difendere il titolo ottenuto quattro anni prima a Vienna.
Il 28 giugno a Varsavia si giocò la seconda semifinale, e fu l’ennesimo capitolo della storia tra Italia e Germania, ancora una volta nel penultimo atto di un torneo: al 20′ magia di Cassano sulla sinistra e cross perfetto per il colpo di testa di Balotelli che sbloccò il match; passò un quarto d’ora, Montolivo dalla propria trequarti vide Balotelli e lo servì con un lancio lungo che l’attaccante, scattato sul filo del fuorigioco sorprendendo la difesa tedesca molto alta, spedì con tutta la sua forza in rete, lasciando Neuer impietrito. Solo oltre il 90′ Ozil su rigore rese meno amara la sconfitta per la Germania, mentre per l’Italia sarebbe stata un’altra finale, dodici anni dopo la beffa subita con la Francia.

Il 1° luglio a Kiev si giocò la finale tra la Spagna campione in carica e l’Italia, a caccia del secondo titolo europeo dopo quello del 1968. Già affrontatesi nella prima gara del girone, le due nazionali avevano in quel caso pareggiato 1-1 con gli Azzurri in grado di tener testa all’avversario, sfiorando anche il successo. La finale invece, contro ogni aspettativa dopo quanto fatto da Buffon e compagni contro inglesi e tedeschi, fu un monologo delle Furie Rosse. Al 14′ Fabregas inventò dalla linea di fondo un assist per David Silva che girò di testa il vantaggio spagnolo; perso Chiellini per infortunio, al 41′ l’Italia capitolò per la seconda volta, colpita da Jordi Alba scattato sul filo dell’offside sulla verticalizzazione perfetta di Xavi. In avvio di ripresa Prandelli si giocò nei primi minuti gli altri due cambi, inserendo Di Natale e Thiago Motta per Cassano e Montolivo; la partita dell’italo-brasiliano durò però pochissimi minuti a causa di un infortunio e gli Azzurri dovettero giocare in dieci per l’ultima mezz’ora di partita. Nel finale, la Spagna approfittò della stanchezza avversaria dilagando: 84′, Fernando Torres, decisivo nella finale di quattro anni prima, lanciato a tu per tu con Buffon siglò il terzo gol spagnolo; 88′, azione in fotocopia ma con El Niño” che stavolta servì Mata, il quale segnò a porta vuota il definitivo 4-0. Furie Rosse ancora in festa, la squadra di Del Bosque bissò il successo di quella di Aragones e per la prima volta una nazionale riuscì ad aggiudicarsi due edizioni consecutive degli Europei. Dopo Madrid e Vienna, a Kiev la Spagna salì sul tetto d’Europa per la terza volta.

IL PERSONAGGIO – Tra i protagonisti dell’epoca d’oro della Spagna campione di tutto, ci fu certamente Cesc Fabregas, che in occasione di Euro 2012, forse come non mai, si rivelò prezioso e fondamentale nello scacchiere orchestrato da Del Bosque. Centrocampista di assoluta qualità e dotato di un piede molto sensibile, segnò nel debutto contro l’Italia, impattando il vantaggio di Di Natale, ripetendosi poi nel match successivo contro l’Irlanda con la rete del 4-0; nella semifinale contro il Portogallo, suo fu l’ultimo rigore che valse la finale, aperta questa da un suo assist al bacio per David Silva, rete che spianò la strada al successo delle Furie Rosse. Furono 110 le sue presenze in nazionale, l’ultima delle quali negli ottavi di finale dell’Europeo successivo, quando la Spagna venne sconfitta, guarda caso, dall’Italia di Conte; 15 invece le reti segnate, le ultime ufficiali proprio quelle a Euro 2012, mentre le successive arrivarono in gare amichevoli. Paradossalmente, la sua carriera nelle squadre di club non ebbe inizio in Spagna, nonostante la sua crescita nel vivaio del Barcellona; nel 2003, a 16 anni, l’Arsenal lo portò in Premier League, dove giocò con la maglia dei Gunners fino al 2011, vincendo in otto stagioni solamente due trofei nazionali. Il percorso con il Barcellona, interrotto da giovanissimo, riprese nell’estate del 2011 e in tre anni con i catalani vinse una Liga e altri trofei nazionali, oltre al Mondiale per Club del 2011. A Londra però Fabregas si era trovato bene, così, nel 2014, tornò in Premier ma stavolta al Chelsea: quattro anni e mezzo a “Stamford Bridge”, due campionati e due coppe nazionali alzate al cielo, prima di tentare nel gennaio 2019 l’avventura in Francia con il Monaco, dove ha militato anche nella stagione sportiva 2020/2021 da poco conclusa.

EURO 2012 – CAMPIONE: SPAGNA

(14 – continua)

Domenico Geria
Collaboratore di ReggioNelPallone.it

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