Capitano di una salvezza impossibile a Reggio, capitano della rinascita a Parma. Alessandro Lucarelli, attuale club manager dei ducali, è l’ospite della nostra rubrica di mezzanotte..
Amatissimo ex a Reggio, uomo simbolo a Parma. Non è da tutti lasciare un’impronta così forte…
Questo non mi può che rendere felice ed orgoglioso. Al di là di quello che riesci a dare da calciatore, la vera vittoria è quando la gente che ti ha visto all’opera ti apprezza e ti stima come uomo.
Che ne pensi della rinascita della Reggina?
Il popolo amaranto in questi ultimi anni ha sofferto tanto, troppo. Era ora che la Reggina tornasse ad essere protagonista. Complimenti al Presidente Gallo, che agli esordi nel mondo del calcio ha subito fatto investimenti importanti, e non mi riferisco solo alla squadra, ma anche al centro sportivo Sant’Agata, alla sede ed al progetto riguardante lo stadio. Sono felice per Reggio, l’amaranto mi è rimasto nel cuore ed anche se da lontano seguo sempre le vicende di una squadra ed una città che mi hanno dato tanto, e meritano di tornare dove le avevo lasciate io…
Torniamo a quell’impresa del 2006/2007. La prima vittoria, in Coppa a Crotone, porta la tua firma…
Ricordo ancora l’esultanza rabbiosa dopo che segnai il gol decisivo. La mattina era arrivata la notizia della penalizzazione, Mazzarri ci chiamo e ci disse che ci saremmo salvati egualmente, ma chi non se la sentiva poteva andarsene quel giorno stesso.
Anche la prima vittoria in campionato, col Cagliari, vede il gol di Lucarelli.
Si, io sbloccai il risultato e Bianchi ci diede la vittoria a tempo scaduto. Eravamo reduci dalla sconfitta di Palermo, gara che comunque giocammo alla grande soprattutto nel secondo tempo. Tutti si chiedevano quali sarebbero state le altre due retrocesse, visto che la Reggina la consideravano già spacciata. Ed invece, sappiamo tutti come andò a finire…
Venendo al presente, tu la serie C l’hai vinta col Parma, anche se in un altro girone. Quale è il segreto per arrivare in fondo?
I miei ultimi anni da calciatore sono coincisi con la vittoria di tre campionati di fila, ma quello di serie C è stato indubbiamente il più difficile. La C è massacrante, specie quando hai favori del pronostico e la gente storce il naso di fronte a due pareggi di fila o ad una sconfitta. Devi essere bravo a superare i momenti bui, ad arrivare allo sprint finale al massimo delle energie fisiche, tecniche e nervose.
Il tuo ruolo di club manager a Parma, è un punto di arrivo o di partenza?
Considero Parma un punto di arrivo, vorrei restare qui per tutta la mia carriera da dirigente: è da ormai dodici anni che vivo in questa città , ci ho portato anche la mia famiglia e con la gente si è instaurato un feeling meraviglioso. Continuo a studiare come dirigente e ad ampliare i miei orizzonti, magari in un futuro mi piacerebbe cambiare anche ruolo.
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