Un secondo tempo di livello, un risultato che a conti fatti lascia l’amaro in bocca ma allo stesso tempo può far ben sperare in ottica futura. Dopo il flop contro la Virtus Francavilla, la Reggina contro la Juve Stabia ha rialzato la testa, andando vicinissima al colpaccio dinanzi ad un avversario che fino a sabato sera era riuscito ad inanellare l’impressionante serie di sei vittorie consecutive. L’ultima prestazione fornita al Razza, dunque, conferma la netta sensazione che nelle mani di mister Cevoli sia stata consegnata una buona squadra, il cui rendimento può migliorare di pari passo con la condizione fisica di alcuni elementi chiave (Salandria su tutti, nella speranza che Alessio Viola riesca a mettere da parte i guai fisici che finora lo hanno costretto a due spezzoni di partita).
In tale ottica, la sfida di Rende può davvero rappresentare un crocevia importantissimo, dal punto di vista della convinzione e della continuità . All’interno del gruppo, il pareggio di sabato viene visto come la possibile svolta del campionato, ma in questo senso, la risposta a quella che oggi è una sensazione, arriverà lunedì sera, al cospetto di una realtà , quella guidata dall’ex amaranto Modesto, che anche quest’anno merita applausi e complimenti, per essersi riassestata tra le sorprese del girone. Nel frattempo, al netto di errori e lacune, chi indossa la maglia amaranto merita una pacca sulla spalla, viste le difficoltà oggettive (cosa diversa dagli alibi, perché quelli, così come già scritto, non li concediamo a nessuno…) che sta incontrando da luglio ad oggi.
Restando in tema di “montagne russe”, speriamo che contro la Juve Stabia si sia giocato per l’ultima volta in campo neutro. Pur col massimo rispetto dei ruoli, continuiamo a definire inaccettabile la situazione che riguarda lo stadio Granillo, la cui perdurante inagibilità finisce col mortificare chiunque abbia a cuore questi colori ultracentenari. Al di là di comunicati, date, dietrofront, riunioni in extremis,conferme e smentite, il tutto ai nostri occhi è di una semplicità unica. Anche qui siamo in presenza di un aspetto già affrontato, ma che ci preme ribadire. La manutenzione di uno stadio, va fatta appena finisce il campionato, con riferimento a quello successivo. Ripetiamo, è un concetto semplicissimo, che però da queste parti, negli ultimi tre anni, non è mai stato applicato. Ciò che stiamo vivendo oggi, è la conseguenza logica, quasi scontata, di ciò che era successo nelle due stagioni addietro. Se un bullone è ossidato, lo è indipendentemente dai controlli serrati susseguitisi dopo la tragedia di Genova. Il tutto, senza dimenticare che nel periodo sopra-descritto, per almeno tre mesi all’anno il manto erboso somigliava né più e né meno al peggior campo di patate, ed andare in bagno allo stadio Granillo era roba da “temerari”, viste le condizioni improponibili 
dei servizi igienici (o anche questo è da mettere in relazione ai controlli post-tragedia di Genova?).
La Reggina, unica componente a sentirsi in dovere di chiedere scusa alla tifoseria (con rammarico, dobbiamo constatare che dall’altra componente non è arrivato neanche un “ci dispiace”), è dunque vittima di questo capitolo da teatro dell’assurdo. Ma ciò non la esenta da altri tipi di valutazione, parimenti preoccupanti. E’ finanche superfluo, evidenziare come il Presidente Praticò sia ricaduto nella solita, devastante, comunicazione autolesionistica. Dopo un lungo silenzio, ai microfoni di Andrea Ripepi il Presidente ha ben pensato di lamentarsi del clima che si respira in città ed invitare a non fare voli pindarici, invece di provare a dare slancio e vigore ad un ambiente che aveva appena visto da un lato la propria squadra fare quattro punti in due giorni, e dall’altro il Tfn accogliere il ricorso del club in merito alla fideiussione. Nel post Reggina-Juve Stabia invece, la risposta stizzita a Rocco Musolino, il quale aveva chiesto numi sulle scadenze dello scorso 16 ottobre e sulla situazione attuale della società . Domande non solo legittime, ma anche doverose, che sono state bollate come “fuori luogo”, quando l’unica cosa fuori logo è stata la risposta, con la quale peraltro sono state dribblate le domande in oggetto…
Ma non è questo il punto. Il problema è più profondo. Il problema consiste nel fatto che, così come riportato nel precedente editoriale, i segnali che stiamo percependo vanno oltre le normali difficoltà . Se per colpe altrui non puoi disporre di una sede sociale, che prima era al Granillo, dovresti comunque avere la capacità di aprirne un’altra. Se per colpe altrui sei costretto a giocare in campo neutro quattro partite ed il campionato parte in ritardo, dovresti comunque avere la capacità non solo di pagare gli stipendi del primo bimestre (così come è stato fatto), ma di versare anche i contributi (così come NON è stato fatto). Parafrasando l’ultimo comunicato della società , stiamo parlando di requisiti minimi, gli stessi che dovrebbero far considerare i mancati incassi delle quattro gare giocate in campo neutro come gravi, ma non certo incalcolabili. E se mancano tali requisiti, stavolta non si possono cercare colpevoli, ma bisogna provvedere in fretta. Per parlare di presente e di futuro, bisognerebbe avere, all’interno delle casse societarie, delle risorse che nulla abbiano a che vedere nè col botteghino nè con i contributi della Lega (questo secondo fattore, ad oggi, ci sembra quello predominante nella sopravvivenza del club). Altrimenti, prima o poi arriva il crollo. Altrimenti, si può fare calcio in cittadine che il calcio professionistico l’hanno visto poco o nulla (con tutto il sacrosanto rispetto per queste ultime), o in piccolissime realtà .
Alla Reggina servono continuità in campo e normalità fuori. Sul primo aspetto restiamo fiduciosi, sul secondo preoccupati…
f.i.-v.i.
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