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A tu per tu con… Cosimo Saviano

A tu per tu con… Cosimo Saviano
Dilettanti
05/05/2018 00:00 | A cura di Domenico Geria
Ospite di "A tu per tu" questa sera, il capitano del Bocale, il quale ha salutato il calcio giocato segnando un ultimo gol davvero spettacolare

Una carriera iniziata quasi vent’anni fa, portata avanti a suon di gol vestendo maglie importanti tra Calabria e Sicilia; infine dieci anni al Bocale, casa sua, per lui che è il Capitano: Cosimo Saviano. Costretto da un problema al ginocchio a dire addio al calcio giocato, si è congedato come meglio non avrebbe potuto domenica scorsa, entrando nel finale della sfida con l’Atletico Maida, stringendo i denti per il dolore, e segnando un gran gol; per lui gli applausi scroscianti da parte di tutto il pubblico, tra i sorrisi commossi. Il suo ultimo gol, la ciliegina sulla torta di una stagione e di una carriera da quasi 150 reti.

Un pensiero su quella che è stata la stagione trionfale del Bocale, ma anche sulla tua personale annata.

Il Bocale ha dimostrato di essere più forte, è sotto gli occhi di tutti; dopo un difficile inizio, a dicembre la società è stata brava nel perfezionare la squadra. Abbiamo dimostrato di essere di altra categoria, con un gran gioco che ci ha portato tutte quelle vittorie consecutive. Puntavamo alla vittoria fin dall’inizio, la squadra è stata costruita per questo, con la scelta di un allenatore vincente. Siamo arrivati primi, e per la prima volta. Personalmente avevo buoni propositi in vista di questa stagione, ho iniziato ad allenarmi da maggio scorso per essere pronto a giocare quella che sapevo essere la mia ultima annata. Volevo smettere nel migliore dei modi, contribuendo a riportare il Bocale in Eccellenza; purtroppo il ginocchio non ha retto e sono stato costretto a fermarmi in anticipo.

Un ritiro ‘forzato’ per te, che comunque avevi già annunciato che avresti detto basta con il calcio giocato.

Da mesi dicevo che ormai ero un ex calciatore, ed invece avevo ancora un colpo in canna; volevo smettere già un anno fa, ma mio cognato, Pippo Cogliandro, mi ha detto di lottare ancora un anno, puntava ad avere una squadra forte e vincente e allora ho fatto uno sforzo ulteriore. Il mio gol contro il Filogaso è stato importante in quella fase della stagione, credo che mio nonno dal cielo mi abbia dato una mano per segnarlo. Da quel momento non ho più giocato, il ginocchio non mi ha dato tregua e nessuna cura ha funzionato; a campionato vinto, mi è stato proposto di giocare gli ultimi minuti per dare l’addio al calcio; quel giorno non vedevo l’ora di entrare, perché il calciatore è il vero protagonista. Gli applausi, le critiche, i momenti decisivi, tutto dipende dal calciatore. Un gruppo unito, anche se non viene pagato con regolarità, può fare grandi cose, perché la squadra conta al 70% sul risultato. Segnare quel gol è stato qualcosa di indescrivibile, ho abbracciato il mio amico Leo Secondi che aveva provato in tutti i modi a farmi segnare; ho visto mia madre piangere al mio gol, e tra tanta felicità qualche lacrima è uscita anche dai miei occhi.

Giunto al passo d’addio, cosa ti mancherà maggiormente della vita da calciatore?

Mi mancherà la passione di vivere con i miei compagni, gli allenamenti, la spensieratezza di quei momenti, l’odore di uno spogliatoio, il cambiarti per indossare quella maglia da onorare e rispettare fino in fondo; mi mancherà la preparazione alla partita, dalla sera prima con la cena leggera al mattino con la sveglia presto, il pranzo a capotavola, da capitano, per infondere nei tuoi compagni la giusta concentrazione, il rispetto della squadra che ti vuole bene. Mi mancherà l’emozione che soltanto un gol può darti, paragonabile solo ad avere un figlio; mi mancheranno le vittorie ma anche le sconfitte istruttive, e il preparare la partita dal martedì. Mi mancherà calpestare il rettangolo verde, gli abbracci con i compagni e con Pippo Cogliandro, e il campo, dove mio padre è il custode.

Sei stato un simbolo del calcio calabrese, hai lasciato anche un’impronta indelebile in Sicilia, ma hai qualche rimpianto per non essere riuscito a fare il salto tra i professionisti?

Nella vita passano delle strade e non sempre imbocchiamo quelle giuste, soprattutto quando si è giovani. Qualche piccolo rimpianto forse c’è, ma per quello che ho fatto nella mia carriera, ritengo in realtà di non averne affatto. Ho vissuto tra i dilettanti comportandomi sempre da professionista, qualunque maglia io abbia indossato ho sempre dato il massimo e messo il cuore, cercando di trasmettere la mia mentalità anche ai compagni. Non ho rimpianti perché ho sempre dato il massimo ovunque, in ogni squadra nella quale ho militato ho lasciato un ricordo positivo, sia per quello che ho fatto in campo, che per ciò che ho dato fuori.

Hai già maturato qualche esperienza da allenatore, sarà questa la tua strada futura?

Non mi vedo dirigente o seduto dietro una scrivania, ma a guidare dei ragazzi in campo, a trasmettere loro ciò che io stesso ho imparato nella mia carriera, la mia stessa passione, a far capire che ci vuole tanta umiltà; in queste categorie non esistono fenomeni, non bisogna mai andare fuori dagli schemi con i comportamenti, ma adattarsi a quella che è il tuo campionato. Ho preso il cartellino da allenatore già da quattro anni perché volevo subito mettermi in gioco una volta smesso con il calcio giocato; adesso sono ufficialmente libero, ho già fatto qualche esperienza in panchina due stagioni fa qui a Bocale, prima con gli Allievi, poi con la Prima Squadra, e anche quest’anno ho sostituito Laface per qualche partita quando era squalificato. Allenare in futuro il Bocale sarebbe un sogno, ho amato questa maglia e mi piacerebbe fare come Gattuso con il Milan, trasmettendo passione e grinta nei calciatori; la maglia del Bocale va onorata e rispettata, questa società è un’isola felice, allenare qui sarebbe il massimo. Di certo non sarà nell’immediato, ma in futuro chissà, ne parleremo quando sarà il momento. Sono giunto alla fine di un cammino e vorrei ringraziare i dirigenti del Bocale, i compagni di squadra che ho avuto negli anni, gli allenatori, gli avversari, i tifosi e la mia famiglia che mi è sempre stata accanto.

Domenico Geria
Collaboratore di ReggioNelPallone.it

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