Un incubo amaranto. La Gazzetta del Sud, nell’articolo odierno a firma Natalino Licordari, cristallizza così l’attuale baratro in cui si è cacciata la compagine dello Stretto.
“In oltre cento anni di storia-si legge-, quello appena trascorso è stato forse il natale più tribolato per la Reggina. Parlare ancora di crisi, dopo il secco capitombolo interno nel derby contro il Rende, sarebbe a questo punto un eufemismo. E’ più giusto dire che, a cominciare dal movimentato dopo partita dell’antivigilia (con Maurizi che ha scelto di non presentarsi in sala interviste), tutto il clan amaranto è piombato nell’incubo“.
Subito dopo, il collega ricostruisce quanto accaduto da sabato sera fino a domenica mattina, compreso il faccia a faccia che ha convinto la squadra a presentarsi (solo per qualche ora), al ritiro imposto dal club. “Il dirigente Giuseppe Praticò, figlio del presidente (il patron era a letto con l’influenza, e non aveva nemmeno assistito alla partita), si sarebbe recato, intorno a mezzanotte, nella struttura di via delle Industrie, accompagnato dal coordinatore dell’area tecnica Sasà Basile, per cercare di ricucire lo strappo. A tarda notte la frattura si sarebbe ricomposta ed i “dissidenti”, secondo fonti attendibili, sarebbero rientrati alla base“.
Anche in questo caso, le domande che dipingono la crisi sono molteplici. “Quali sono le cause del crollo? Problema fisico o mentale? Qualcuno è distratto forse dalle sirene del mercato e non ha più la testa sgombra? E quanto sono vere certe voci?“.
Ulteriori risposte, in un senso o nell’altro, potrebbero arrivare dall’ultima tappa dell’anno a Catanzaro, appuntamento al quale la Reggio calcistica si presenterà con un morale ridotto veramente ai minimi storici…
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