Chiudete gli occhi, e immaginate…
Immaginate un luogo senza tempo. Immaginate un’oasi felice, dove la storia gioca a nascondino con il passato, il presente ed il futuro. Immaginate di scendere una piccola scalinata, prima di rendervi conto che la notte ha deciso di cancellare ogni polemica e malumore che accompagna qualsiasi percorso, per colorarlo con la voglia di stare insieme. Immaginate il coraggio di trovare e regalare un’emozione, attraverso l’arte, la conoscenza e la musica.
Aprite gli occhi, quello che avete immaginato non è utopia. E’ realtà . Una realtà difficile da mettere in piedi, in una città dove contrapposizioni, veleni e spaccature sembrano essere lo sport preferito. Eppure, gli Amici (no, la a maiuscola non è un errore di digitazione…) Alfredo Auspici e Giusva Branca, supportati da Ugo La Camera, sono riusciti a mettere in piedi qualcosa che da queste parti, oggi come oggi, assomiglia ad un “piccolo-grande miracolo”. Serata dopo serata,  sorriso dopo sorriso. “Passa o tiempo e che fa“, ha svestito in breve tempo i panni della semplice idea, meritandosi l’appellativo di “imperdibile show” e trasformando il noto locale reggino “Birri Basta” in un teatro dei sogni sempre gremito in ogni ordine di posto.
Raccontare la storia è compito arduo, farla danzare coi tempi moderni lo è ancora di più. Non basta la professionalità , la competenza e lo straordinario valore artistico, che hanno sempre accompagnato le menti di questo show. Bisogna osare, serve quel tocco di magia quasi inspiegabile, che non è presente sul “perfetto manuale” e non si trova in vendita da nessuna parte. Serve l’affinità tra anime, la capacità di andare dritti al cuore. Ecco, proprio questi ultimi concetti, hanno rappresentato il vero trionfo di “Passa o tiempo e che fa”.
Centinaia di immagini, a raccontare le pagine più belle di un libro che non vuole chiudersi. Sport, cultura, date incancellabili. Centinaia di canzoni, per trasformare l’eternità in melodia. Centinaia di sketch, per confondere sapientemente la realtà con la ferrea volontà di saper sorridere. Un mix perfetto di ironia, fantasia e brividi. Le tradizioni ed i racconti più intensi, da custodire e tramandare. Il tutto, avvalorato ed impreziosito dalla presenza dei diretti protagonisti. Dalla Reggina alla Viola, passando per altri sport ed altre avventure. Tantissimi gli eroi amaranto e neroarancio intervenuti su un palco in cui l’entusiasmo sapeva quando lasciare spazio a quel pizzico di nostalgia che, se ben dosata, non guasta mai. Non li cito ad uno ad uno perchè la lista è davvero lunga, e dimenticarmi di qualcuno sarebbe un errore davvero imperdonabile.
Non possono non essere citati ad uno ad uno invece, i componenti di una band che ha “dipinto musica”. Peppe Auspici, Roberto Aricò, Totò Morabito, Paolo Ferrara e Filippo Ambroggio, per oltre sei mesi  hanno scandito i ritmi e dettato i tempi di voce e passione.
Ad Alfredo, Giusva, Ugo ed a tutti coloro i quali hanno reso possibile tutto quello che ho appena avuto la fortuna di raccontare, non posso che dire grazie. Un grazie sincero, da reggino, prima ancora che da amico e da collega. Perchè di serate così, ce n’era un maledetto bisogno.
“Passa o tiempo e che fa”…Un arcobaleno che spezza in due un cielo grigio, riassumibile in una frase che Vasco Rossi rivolse al proprio pubblico, riferendosi al filosofo olandese Baruch Spinoza. “Spinoza  diceva che chi detiene il potere ha bisogno che le persone siano affette da tristezza. Noi invece siamo qui per portare gioia“.
Aspettando la prossima stagione…
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