Mai banale, mai scontato. Quando si parla di calcio e di Reggina, Maurizio Raggi è il solito fiume in piena tutto da ascoltare. Grande protagonista della ‘Banda Scala’, l’ex centrocampista  è stato ospite odierno di Tutti Figli di Pianca: di seguito, i passaggi salienti del suo intervento.
QUESTIONE DI FORMAZIONE-La crisi del calcio di oggi, non è colpa solo dei calciatori, ma va ricercata nel sistema in tutte le sue componenti. Nel calcio moderno un ragazzo non sa cosa sia davvero lottare per una maglia, al primo gol che segna si sente già all’apice della carriera ed il suo procuratore bussa subito alla porta delle società per chiedere aumenti di guadagno o prolungamenti di contratto. Non c’è formazione, non c’è una scuola che porti avanti gli uomini oltre che gli atleti. Non meravigliamoci se poi un ragazzo di poco più di 20 anni si mette già a scrivere libri senza che nessuno glielo vieti, o che si parli di un giocatore per flirt amorosi e serate in discoteca, piuttosto che per le sue gesta in campo. Non ci sono più i punti di riferimento, non c’è un’etica comportamentale. L’impoverimento tecnico è la logica conseguenza dell’impoverimento mentale, per capire ciò che voglio dire basta vedere una partita di serie A, dove se si escludono tre o quattro squadre c’è veramente da addormentarsi. Dicono che il calcio moderno sia più tecnico rispetto a quello di una volta, ma io sentendo certe cose mi metto a ridere, perchè vedo calciatori che una volta raggiunta la trequarti avversaria non sanno cosa fare…
MAI UN PASSO INDIETRO-Mino Bizzarri vi ha detto che una volta giocare al Sud non era roba per tutti? Ha detto la verità , in certe piazze se non avevi gli attributi ed il coraggio non potevi neanche fare allenamento. Noi eravamo ragazzi cresciuti nelle borgate, conoscevamo la legge della strada prima ancora che quella del campo. Sapevi che se riuscivi a fare carriera, oltre a garantirti un futuro andavi a sistemare una intera generazione, e questo ti caricava, aumentava l’adrenalina. Ho giocato in campi dove rischiavi veramente l’incolumità fisica, ma le minacce, gli sputi, i lanci di oggetti, non ci scomponevano più di tanto. Ho fatto parte di squadre, Reggina compresa, dove si rischiava di fare a cazzotti persino per una semplice partita d’allenamento, figuriamoci se ci facevamo intimidire quando dovevi portare a casa un successo. Ovviamente, questo mio discorso non vuole certo favorire atteggiamenti violenti o sbagliati, ci mancherebbe altro: il mio è solo un modo di far capire cosa si intende per senso di appartenenza. Quando scendevo in campo avevo il sangue agli occhi, ma finita la partita tornavo ad essere la persona più buona del mondo, e magari mi abbracciavo con lo stesso avversario con cui fino ad un minuto prima avevo lottato in campo.
A DIFESA DI UNA CITTA’-L’ho detto e lo ripeterò sempre, ed ogni volta nel farlo rischio di commuovermi. La Reggina di Nevio Scala è rimasta nel cuore della gente di Reggio perchè sette giorni su sette difendeva la città ed i colori della tifoseria. Ho sentito un intervento di mister Scala recentemente, nel quale dice che non si riconosce più in questo calcio: beh, sono d’accordissimo con lui, ma spero sempre che le cose cambino. Vorrei invitare tutti i tifosi amaranto a stringersi intorno a questi ragazzi, perché oggi come oggi, come dicevo prima, un giovane è più fragile caratterialmente, ma non per colpa sua. Adesso come non mai la Reggina ha bisogno di essere coccolata ed aiutata, sono sicuro che il popolo reggino darà la spinta per superare presto questa crisi.
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