Fra i tantissimi modi di dire che imperversano nella lingua italiana, quello di ‘Tenere botta’ è sicuramente uno dei più usati nel momento in cui ci si rivolga a qualcuno che attraversa un periodo difficile, ricco di avversità ed ostacoli da superare. Un concetto che, sicuramente, può essere applicato ad una Reggina che, al momento, appare in evidente affanno, sia dal punto di vista dei risultati che del gioco.
Se poi, in casa amaranto, ci si sofferma sui singoli, appare evidente come, a questo collettivo, risulti pesante l’assenza di uno degli uomini più importanti, per esperienza e qualità : quel Stefano Botta arrivato a Reggio Calabria dopo un lungo corteggiamento del DS Gabriele Martino, consapevole del contributo che avrebbe potuto dare alla squadra dello Stretto.
Non sembra possibile, infatti, che la coincidenza fra l’assenza del trentenne italo-svizzero e le due sconfitte consecutive rimediate contro Siracusa e Vibonese, sia frutto della casualità . Sia contro i rosso-blù che contro gli aretusei, infatti, la Reggina ha faticato oltremodo soprattutto nel produrre gioco, sbattendo in ogni circostanza contro i due muri difensivi eretti da Costantino e Sottil che, una volta passati in vantaggio, hanno pensato a difendere quella che sarebbe stata una vittoria preziosissima. Così come la squadra ha faticato, in maniera eccessiva, nella gestione dei ritmi e delle fasi di gara.
Guai, però, a dire che le due insufficienti prestazioni di Vibo e di domenica scorsa possano essere imputate unicamente all’assenza di Stefano Botta, in quanto gli ultimi risultati negativi sono frutto di prestazioni negative del collettivo e non del singolo. Certamente, comunque, questa Reggina ha bisogno delle geometrie e della capacità di dettare i tempi del centrocampista ex Entella.
Tenere ma anche recuperare Botta: volendo usare un gioco di parole, due degli obiettivi dei ragazzi di Zeman in vista di Melfi hanno un solo minimo comune denominatore…
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