Il terzo ceffone consecutivo, difficilmente potrai scordarlo. E’ arrivato sordo, assestato bene, lo hai incassato inerme. E’ questa la Reggina oggi. Un manipolo di calciatori confusi, incapaci di reagire, fermi, immobili in attesa di subire il primo, il secondo ed e anche l’ultimo schiaffo. Senza provare a rialzarsi.
Non vi è rabbia in campo, non la si intravede nei ritmi e nell’intensità di una squadra che, dopo i sei gol incassati con il Matera e lo scivolone di Vibo, avrebbe dovuto “mangiare” l’erba ieri sera al Granillo. Avrebbe dovuto “arare” il campo, consumare l’audacia, imporre ritmo e caparbietà. Nulla di tutto questo si è visto, il Siracusa incassa e porta a casa. E’ però il momento della responsabilità in casa amaranto.
Non basta, al mister Zeman, richiamare ancora una volta i calciatori alle responsabilità. Non basta, non serve e forse adesso come adesso non è nemmeno proficuo. Il monito lanciato dal tecnico nel post gara – (“Bisogna capire che c’è solo una guida che decide e tutti si devono attenere”), assomiglia ad una resa dei conti, che riguarda tutti: società, staff tecnico e calciatori. Il rischio, altissimo, è che il filo sottile che tiene legato ogni spogliatoio ed ogni ambiente si spezzi troppo presto. L’obiettivo è uno, ed uno solo: si chiama salvezza. Ed è fondamentale raggiungerlo, anche all’ultimo minuto dell’ultima giornata, per garantire un futuro calcistico alla città.
E’ evidente però, che scaricare le colpe solo ed esclusivamente ai calciatori o ad una rosa non all’altezza alla voce ricambi (sarebbe importante, a tal proposito, capire la posizione del Dg Martino su questo aspetto), rischia di rivelarsi un ritornello stucchevole. Un boomerang dritto in testa, con calciatori e tecnico divisi proprio nel momento in cui servirebbe maggiore compattezza. E’ dovere di un tecnico trovare soluzioni alternative, valide, immediatamente efficaci, perché i fatti devono assolutamente prendere il sopravvento sulle troppe parole delle ultime settimane.
Perché Melfi è crocevia già decisivo. Uscire dal tunnel serve al morale, serve alla testa, all’entusiasmo. Perché una sconfitta potrebbe aprire a scenari impensabili fino ad un mese fa.
Commenti