Quattro mesi lontano dal campo, quattro mesi senza il clima partita. Finalmente, due settimane fa, nella trasferta di Siderno, Vito Zangaro è tornato a calcare un campo di calcio in una partita ufficiale. A tenerlo fuori non è stato un normale infortunio di gioco, ma, una banale febbre non curata e che poteva costare cara. E’ lui stesso a raccontarci questa triste disavventura finalmente finita nel modo giusto, si è chiusa questa brutta pagina personale: “Si, è la fine di un incubo per me, ho aspettato questo momento con ansia e sono felice di esserne finalmente uscito. Tutto è successo a fine Giugno scorso, un po’ di febbre sottovalutata si è trasformata in polmonite che, a sua volta, mi ha causato la formazione di liquido all’interno dei polmoni. In seguito sono stato ricoverato per oltre un mese all’ospedale di Cosenza, per fortuna tutto è andato per il meglio e per un certo periodo ho continuato a fare avanti e indietro dall’ospedale per rimuovere il liquido che ancora si formava”.
Come hai vissuto questi quattro mesi: “Quattro mesi lunghissimi, li ho vissuti male ma sono sempre stato fiducioso. Grazie anche ai miei compagni di squadra che mi sono sempre stati a fianco, mi hanno incitato moralmente e mi hanno dato la forza di continuare a lottare. Certo avevo tanta rabbia in quel periodo per non potere scendere in campo e aiutarlo, il calcio è la mia vita”.
La società ha saputo aspettarti e ora si aspettano il massimo da te: “Farò di tutto per ripagare questa grande fiducia, non smetterò mai di ringraziarli perché non solo mi hanno aspettato, mi sono sempre stati vicini e aiutato anche nelle questioni mediche. Ho trovato davvero persone eccezionali, in primis il presidente Leonardo Sacco, che voglio ringraziare con tanto affetto”.
A Siderno finalmente il ritorno in campo, cos’hai provato quando il mister ti ha detto di prepararti: “E’ stato come tornare bambino e ricominciare a giocare a calcio, ho provato davvero un emozione unica, indescrivibile. Dio mi ha dato una seconda possibilità e lo ringrazio. Ora mi alleno duramente per tornare al 100%, spero di riuscire a riprendere presto la condizione fisica ottimale e dare una mano ai miei compagni per vincere questo campionato”.
Ora azzeriamo tutto e ricominciamo da capo, cosa ti ha spinto ad accettare il progetto Isola: “Tante cose positive che ho visto in questa società, intanto la voglia di cominciare subito, già alla fine dello scorso campionato stavano lavorando per costruire la nuova stagione. Poi la presenza del direttore Mazzei, di mister Salerno e di tanti giocatori importanti, quei pochi dubbi che avevo, legati principalmente alla categoria, li ho cancellati subito nel momento in cui ho conosciuto il presidente, ho capito subito la grandezza del suo progetto”.
Cresciuto nella Rossanese, poi quattro anni a Montalto e due a Rende, qual è il ricordo più bello che ti porti dentro: “Ho vissuto tre grandi esperienze, Montalto e Rende li porto nel cuore ma, ovviamente, la Rossanese è quella che mi ha lasciato più emozioni, si tratta della squadra della mia città, l’anno che siamo andati in D è stato quello più bello. Ora non stanno vivendo un buon momento e spero possano riprendersi presto, Rossano merita di più”.
Hai qualche rammarico per la tua carriera? “Quando ero più piccolo ho sempre rifiutato di partire e andare fuori regione, oggi me ne pento, forse avrei potuto avere un futuro diverso, o forse no, però non averci provato mi lascia un po’ di rammarico”.
Torniamo a Isola, domenica arriva il Sambiase, che partita ti aspetti: “Dobbiamo fare attenzione e non sottovalutarli, hanno da poco cambiato allenatore e quindi verranno qui con nuovi stimoli e con la voglia di risalire la classifica. Noi, però, non dobbiamo temere nessuno, vogliamo vincere e raggiungere l’obiettivo il prima possibile”.
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