E’ uno di quelli che a Reggio ha scritto un pezzo di storia importante. E quando in una città ci ritorni, più volte, e sempre per cercare di “salvare la baracca”, non puoi che entrare a pieno diritto nel cuore dei tifosi. Emanuele Belardi è stato protagonista dell’ultimo Reggina-Matera. Parò infatti un calcio di rigore ai lucani, che poi sbancarono comunque il Granillo per 2-3. L’ex estremo difensore amaranto è intervenuto telefonicamente a Radio Touring su Tutti Figli di Pianca. Queste le sue parole:
L’ULTIMO RIGORE – “Purtroppo ricordo quel Reggina-Matera. E’ stato l’ultimo rigore parato con la Reggina e l’ultimo parato della mia carriera. In quella stagione a livello psicologico eravamo deboli, partivamo bene ma dopo il gol subito crollavamo. Basti vedere che di quella squadra, 6-7 adesso giocano in big di Lega Pro, a dimostrazione della bontà dell’organico. Ma si parlava di tutto tranne che di calcio e si giocava in una situazione difficile. Noi eravamo consapevoli dei problemi grossi quando a Marzo non furono pagati gli stipendi che fino a dicembre erano stati rispettati. Sapevamo della trattativa con gli australiani che al 95%, se ci fossimo salvati, sarebbe andato in porto, quindi anche quello era uno stimolo in più per fare meglio. Con Insigne c’è stato quel problema iniziale ma i problemi con lui erano momentanei visto che era in prestito, i problemi andavano ben oltre con quei ragazzi che non riuscivano a pagare l’affitto. Alla fine sono stati bravissimi e nonostante tutto hanno dato un segnale forte mantenendo il patto fino alla fine”.
IL PRESENTE – “Chi fa parte adesso della società è serio. A loro ho sempre detto che l’importante è dare quanto promesso. Lo stanno facendo con grande passione e competenza anche sotto l’aspetto tecnico, con il Direttore Martino che ha sempre dato tanto. Anche quest’anno con poche possibilità ha costruito una bella squadra ed un gran gruppo. Questa stagione comunque è fondamentale per riorganizzarsi. Ci si è riappropriati delle strutture, ora bisogna rifondare il settore giovanile che, ricordiamo, è stato sempre tra i migliori d’Italia. Poi piano piano, con calma e anche un po’ di fortuna, si può tornare ai livelli di una volta. I tifosi amaranto sicuramente stanno apprezzando in questi ragazzi la voglia e l’attaccamento. Io ho visto la gara contro il Catania, uno squadrone, ma hanno risposto alla grande non mollando mai. E’ ciò che al reggino interessa di più”.
LA SCUOLA CALCIO – “Va tutto a gonfie vele: abbiamo un centro sportivo, due stadi in gestione e tanti ragazzi. Io lo faccio per divertimento ma ho tanta gente che lavora. La gestisce mio fratello a 360° gradi e io dò una mano”.
RITORNO A REGGIO? – “A Reggio sono legato anche a livello familiare quindi torno spesso. Il campo però a me non piace, mi vedo di più nell’aspetto organizzativo o nel settore giovanile che come tecnico o comunque vivendo il campo dall’interno. Ciò non toglie che resterò sempre tifoso della Reggina”.
IL CALCIO ITALIANO – “La penultima giornata di campionato che ho visto c’erano 90 italiani su 245 calciatori, ho fatto proprio i conti io. A far riflettere maggiormente è questo. Poi i giovani italiani non vengono fatti maturare, si preferiscono calciatori con una certa esperienza soprattutto internazionale. Sta alle squadre di B e Lega Pro o le piccole di A far maturare i giovani: il caso di Crotone, Empoli, Atalanta; il Sassuolo sta facendo bene ma ha un monte ingaggi diverso e le possibilità sono differenti. La Reggina quest’anno ha un’età media bassa, purtroppo tanti ragazzi sono in prestito ma era ovvio dal momento che il settore giovanile è da rifondare. Ma qualche ragazzo interessante di proprietà c’è ed è da questo che bisogna ricostruire”.
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