Catanzaro (due cambi), Messina, Foggia, Melfi e Taranto. Cinque squadre e sei cambi di allenatore, nel girone C di Lega Pro, dopo sole otto giornate di campionato. Un numero abbastanza eccessivo a questo punto del torneo, ma che non meraviglia affatto, anzi – ed è qui la preoccupazione più grande – è diventato ormai d’abitudine.
“Alle prime difficoltà , il primo a pagare è sempre l’allenatore”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole magari a tecnici in bilico prima o dopo un match. Ormai lo sanno anche loro, vivono l’esperienza in panchina ben consapevoli di avere un margine di errore molto basso. La cosiddetta epoca dei Presidenti “mangia-allenatori” è diventata sempre più l’emblema del calcio moderno in Italia, quello delle società che – a parte qualche eccezione – vogliono ottenere risultati positivi sin da subito, non programmano, abusano della parola “progetto”.
Negli ultimi anni, anche in riva allo Stretto si è assistito a questa “girandola” continua. Dal dopo Mazzarri sono stati ben 15 i cambi e 17 i diversi allenatori passati da Reggio Calabria. Da Ficcadenti a Tedesco, stagioni con addirittura tre diversi allenatori nell’arco di un torneo. I tifosi amaranto che, quindi, era come se aspettassero – ai primi risultati negativi – la comunicazione sul sollevamento dell’incarico del vecchio tecnico e l’assunzione del nuovo.
Ma tifosi amaranto che allo stesso tempo, adesso, pare possano ritenersi un po’ più “tranquilli”. Sembra si siano calmati i continui scossoni in panchina, quella progettualità di cui in tanti parlano può effettivamente trasformarsi in qualcosa di concreto. E’ fresco il ricordo dello scorso anno, quando la Reggina di Cozza iniziò il campionato a stento e con più di una sconfitta pesante, ma la conferma in panchina del tecnico di Cariati da parte della società si rivelò poi corretta: una grande rimonta e la disputa dei playoff.
In questa stagione, di certo, i risultati stanno facendo la differenza. Ma a dare fiducia, soprattutto, sono le prestazioni. Una squadra che lotta su ogni pallone, che sa soffrire ma anche offendere nel momento opportuno. Che impone il proprio gioco qualsiasi sia l’avversario. Una compagine che rispecchia sicuramente le idee del suo allenatore. Un allenatore che, almeno per ora, può dormire sonni tranquilli…
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