Più passavano i minuti, più ci rendevamo conto che le “streghe del Via del Mare” non facevano poi così paura come si pensava alla vigilia. Se da una parte c’era una squadra costruita per tornare in B passando dalla porta principale, e dall’altra una che deve lottare fino all’ultima giornata per salvarsi, la differenza di sicuro non s’è vista, così come dirà Zeman nel post-partita. La Reggina ci ha provato, ancora una volta ci ha messo personalità ed organizzazione. E quando è tornata negli spogliatoi per l’intervallo, senza aver concesso uno straccio di palla-gol nitida al Lecce, ha dato la netta sensazione, a sè stessa ed ai propri tifosi, di poter comodamente centrare quella che alla vigilia veniva definita come un’autentica impresa.
Ad avversari di una simile caratura però, non puoi concedere nulla, perché il primo errore lo paghi a caro prezzo. Una regola che gli amaranto hanno pagato sulla propria pelle, vedendo svanire il sesto risultato utile consecutivo in pochi minuti. Ne sono bastati si e no dieci, per consentire al Lecce di passare in vantaggio e sfiorare il raddoppio. Peccato, peccato davvero. Perché tolti quei 10 minuti, i ragazzi di Zeman non hanno demeritato affatto, e sono riusciti anche a reagire. Il copione, dolce-amaro, è stato quello già visto: gioco, possesso palla ed idee, hanno fatto a pugni con la pochissima incisività . Stavolta i complimenti non portano i punti, e la soddisfazione di aver fatto bella figura con una delle corazzate del girone non cancella i rimpianti.
C’è ancora tanto da lavorare, ci sono delle criticità che forse fanno parte del dna di questi ragazzi, e col tempo potranno essere smorzate, ma non risolte del tutto. Ma la strada è quella giusta, perché questa squadra ha un’anima, un volto ben preciso. Sarà importante “assorbire” senza troppi strascichi una sconfitta che tutto sommato si poteva mettere in preventivo, fermo restando che perdere così fa rabbia.  Il ciclo terribile che attende Coralli e compagni è appena cominciato,  sarà fondamentale superarlo senza troppe cicatrici. Si, questa squadra è chiamata a crescere, ad alzare l’asticella per non vanificare quanto di buono fa vedere nei 90 minuti. Allo stesso modo, l’ambiente sarà chiamato a lasciare lavorare con tranquillità la compagine dello Stretto, proprio come successo dopo il disastroso ko di Fondi. Individuare i problemi (anche se alcuni sono facilmente individuabili…) e ripartire dagli aspetti positivi, senza isterismi o processi ai singoli. Giusto per restare in tema, Sala sul gol del Lecce poteva di certo fare meglio, ma è lo stesso Sala che ha impedito a Pozzebon di pareggiare il derby dello Stretto con una parata pazzesca, è lo stesso Sala che ha impedito all’Akragas di dilagare, consentendo ai suoi di riordinare le idee e di trovare il 2-2 nella ripresa…
Niente drammi dunque. L’obiettivo è la salvezza, e se questa Reggina non si perde per strada ha tutti i mezzi per raggiungere il traguardo.
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