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Ripescaggi in Lega Pro: illeciti e stadi non a norma, tanti club a caccia del “trucchetto”

Ripescaggi in Lega Pro: illeciti e stadi non a norma, tanti club a caccia del “trucchetto”
Reggina
14/06/2016 17:06 | A cura di Redazione ReggioNelPallone.it
Tanti paletti posti per la Federazione: i club che sarebbero esclusi dal ripescaggio studiano il regolamento alla ricerca dell'escamotage utile.

“Fatta la legge, trovato l’inganno”, proverbio italiano che potrebbe rivelarsi fedele nelle prossime settimane quando i tanti club che ambiscono al rientro tra i professionisti proveranno ad insinuarsi negli aspetti poco chiari del comunicato ufficiale che ha reso noti i criteri validi per i ripescaggi in Lega Pro. Un regolamento assai articolato e specifico ma in taluni passaggi piuttosto vago, suscettibile dunque di diverse interpretazioni.

Per provare a fare chiarezza, dunque, sulle reali chance di ripescaggio è necessario partire dalle certezze: ci sono al momento 6 posti liberi e saranno destinati – in alternanza – ai club retrocessi dalla Lega Pro e a quelli provenienti dalla Serie D; tra questi ultimi avranno priorità i vincitori dei playoff e, successivamente, qualora rimanessero posti liberi, le finaliste perdenti. Alla voce certezze può esser aggiunta la tassa di 250.000 euro da versare a fondo perduto, significativo deterrente per numerose realtà che hanno così preannunciato di voler rinunciare a questa opportunità tirandosi fuori dalla corsa al calcio professionistico.

Altre (e sono tante) società dovrebbero rimaner fuori per alcuni dei criteri ostativi posti dalla Federazione. Ed è qui, come vedremo, che alcuni club – qualora fossero davvero intenzionati a rientrare tra i professionisti – proveranno ad insinuarsi in sede legale per far valere le proprie ragioni. Riguardo tali criteri, seppure in mancanza di diverse specifiche sembrerebbero dover esser validi per tutti, da ambienti vicini a molte società che ne sarebbero conseguentemente tagliate fuori iniziano a filtrare diverse interpretazioni che lascerebbero così presagire eventuali e successivi ricorsi.

ESCLUSIONE PER ILLECITI

Il regolamento ad esempio dice esplicitamente che tutte le società sanzionate nell’ultimo triennio per illeciti sportivi/amministrativi non saranno in ogni caso prese in considerazione per il ripescaggio. Ci si chiede come si comporterà la Federazione nel caso in cui la richiesta dovesse arrivare da club che nel frattempo hanno cambiato proprietà: chi è subentrato dovrebbe pagare per gli errori commessi nel passato da precedenti gestioni? Dal comunicato ufficiale tutto lascerebbe credere di sì, la discriminante resta la società e la sua affiliazione alla FIGC, non il temporaneo proprietario/gestore.

* In questo caso la SSD Reggio Calabria non ha alcun problema legato ai guai della Reggina Calcio non avendo sul piano giuridico alcun tipo di parentela o continuità o legame con lo storico club amaranto dichiarato fallito pochi giorni fa. 

CRITERI VALIDI SOLO PER CLUB PROFESSIONISTICI?

L’ufficializzazione dei criteri in due comunicati ufficiali diversi e separati per società di Lega Pro e di LND ha poi dato luogo ad una nuova possibilità di interpretazione. Quei fattori di esclusione per illecito amministrativo/sportivo (che appaiono nel comunicato riferito alle graduatorie per i club retrocessi dalla Lega Pro) non sono validi per le società di Serie D? Anche in questo caso appare esser più una speranza di chi vede affievolirsi le proprie chance dopo un entusiasmo iniziale. Di fatti il comunicato recita esplicitamente di, “criteri e procedure valide in caso di vacanza di organico nei campionati professionistici”, senza distinzione alcuna tra società provenienti dalla Lega Pro o dalla D ma valide – almeno nel nostro giudizio – per tutti.

REQUISITI STRUTTURALI – STADIO A NORMA NEL PROPRIO COMUNE

Non è finita. Tra i requisiti che promettono di creare non pochi problemi alle pretendenti al ripescaggio ci sono le strutture che dovrebbero ospitare le gare di Lega Pro. “Ai fini del ripescaggio, non saranno ammesse deroghe sui Criteri Infrastrutturali fissati dalle Licenze Nazionali“. Ciò significherebbe che bisognerà avere uno stadio a norma e che lo stesso sia ubicato nel comune nel quale ha sede la società. La deroga che consentiva di avere, con nulla osta del Prefetto, la possibilità di giocare in uno stadio ubicato nella stessa regione – stando a quanto comunicato in quella striminzita riga concessa all’argomento – non dovrebbe esser più permessa. Molti dei club che ambiscono al ripescaggio, specie quelli di Serie D, non hanno uno stadio all’altezza ed il tempo per effettuare profondi restyling è chiaramente insufficiente. L‘escamotage potrebbe essere spostare la sede sociale del club, come sta pensando di fare la Lupa Roma che si trasferirà a Tivoli, in un comune provvisto di stadio adeguato. Con tutto il rispetto per il club romano appare una soluzione adottabile da chi, appunto come la Lupa Roma, è privo di tifoseria; non una soluzione assimilabile a realtà sportive che invece rappresentano un territorio e che assai difficilmente (eufemismo) sacrificherebbero la loro identità sull’altare di un salto di categoria. La mancanza di strutture, insomma, renderà assai più corto l’elenco delle pretendenti.

* Anche in questo caso nessun problema per la SSD Reggio Calabria, fatto salvo il rinnovo della concessione per il Granillo che tuttavia il Sindaco Falcomatà ha già pubblicamente assicurato. Il Granillo, ovviamente, ha tutti i requisiti per la categoria. 

Redazione ReggioNelPallone.it
Testata giornalistica online Aut. Trib. di Reggio Calabria n. 11/2010 Il calcio e lo Sport nella Provincia di Reggio Calabria.

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