Aveva soltanto 18 anni Massimo Orlando, quando la sua stella cominciò a brillare in riva allo Stretto. Driblling, giocate sopraffine, talento cristallino. Un autentico ‘campioncino’, sul quale mise gli occhi addosso nientemeno che la Juventus: la sua cessione ai bianconeri, nell’estate del 1990, portò nelle casse della Reggina qualcosa come 7 miliardi delle vecchie lire, permettendo alla società presieduta all’epoca da Pino Benedetto di costruire il centro sportivo Sant’Agata. Per la classe di cui era dotato, Orlando avrebbe potuto fare una carriera ancor più importante, e chissà , senza i gravi infortuni che ne ostacolarono l’ascesa, costringendolo tra l’altro a ritirarsi a soli 30 anni, oggi sarebbe stato ricordato tra i più grandi di sempre.
Alla fine, la sua avventura da calciatore si è comunque chiusa con un palmares non da poco: una coppa Italia, una supercoppa europea, due supercoppe italiane ed un Europeo Under 21 conquistato con la nazionale azzurra. Alla fine la maglia bianconera della ‘vecchia signora’ non la indossò mai, mentre il capitolo più importante fu quello di Firenze: sei campionati nelle fila viola, per un totale di 128 presenze e 18 gol. Al suo attivo, anche 2 presenze con il Milan.
“Alla Reggina devo tantissimo– dichiara Orlando a Tutti Figli di Pianca-, quei due anni sono stati meravigliosi. So che queste possono sembrare frasi fatte, ma vi assicuro che è la pura realtà : sia io che la mia famiglia siamo legati ai colori amaranto da un’eterna gratitudine. Sin dal primo anno in cui ho lasciato Reggio, anche se giocavo in serie A ogni volta che rientravo negli spogliatoi per prima cosa chiedevo cosa avesse fatto la Reggina. Anche oggi, nonostante Reggio sia in serie D, mi informo sempre sul risultato…“.
Pescara, giugno 1989, spareggio per salire in serie A contro la Cremonese: Massimo Orlando entra nei tempi supplementari, il suo ingresso crea parecchie difficoltà alla difesa di una Cremonese arroccata nelle retrovie, ma non basta ad evitare la crudele lotteria dei calci di rigore. “Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Quando ho rivisto mister Scala- prosegue- gli ho detto che se mi avesse fatto entrare venti minuti prima forse le cose sarebbero cambiate…I nostri avversari, fin dall’inizio, ci diedero l’impressione di voler portare la sfida ai rigori, e purtroppo ci sono riusciti, vincendo quello spareggio. Il dispiacere più grande è stato vedere tutti quei tifosi della Reggina abbandonare lo stadio con grande tristezza, mentre a festeggiare erano i cento tifosi della Cremonese. Il mio vero rimpianto è proprio quello di aver sfiorato la serie A con la Reggina per due anni, senza raggiungerla. La nostra gente avrebbe meritato quel traguardo, con quel tifo era tutto più facile per noi: oltre a riempire lo stadio in casa, ci seguivano in tre-quattromila in quasi tutte le trasferte…“.
L’album dei ricordi si apre sempre di più. Quel fenomeno di 18 anni, oggi 45enne, racconta un aneddoto riguardante la stagione 89/90. “Si, per le difese avversarie era difficile tenermi a bada, e spesso usavano le maniere forti. Ricordo una gara contro l’Avellino, in cui il mio marcatore mi riempì di botte per tutta la partita: io non feci una piega, anzi in quella partita, che vincemmo 4-1, andai pure a segno. Al rientro negli spogliatoi, quello stesso difensore, di cui non ricordo il nome, mi diede appuntamento alla gara di ritorno, dicendomi che me ne avrebbe date ancora di più. Al Partenio, andò proprio come mi era stato promesso: venni riempito di calci per tutta la partita, con l’arbitro che inspiegabilmente non prese alcun provvedimento. All’epoca non c’erano tutte queste telecamere, e certe cose non venivano fuori facilmente…“.
Il pensiero di Orlando si ‘illumina’ ancora di più, quando il trio Auspici-Polimeni-Ielasi gli ricorda dell’evento in programma il prossimo 25 giugno allo stadio Granilo, che vedrà sfidarsi la Reggina ’88 e quella ’99. “Sarei voluto venire anche lo scorso anno, quando avete organizzato il ritorno della Reggina di Scala: non sono venuto per una persona, ma non voglio fare nè nomi nè polemiche, perchè queste sono storie extra-calcistiche. Quest’anno ci sarò, con tutto l’entusiasmo possibile: non vedo l’ora di tornare a Reggio, non vedo l’ora-conclude- di mettere piede in quello stadio“.
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