Un altro tuffo nello splendido calcio targato anni ’70/’80, tra sorrisi e nostalgia. La bandiera stavolta è colorata di giallorosso: 11 campionati e 115 gol con il Catanzaro, per un calciatore che a quell’epoca fece letteralmente impazzire la tifoseria delle aquile, al punto tale da essere ribattezzato dalla stessa ‘O’Rey, sulla falsariga del soprannome che i brasiliani riservavano a Pelè. L’ospite d’eccezione di Tutti Figli di Pianca, oggi ha risposto al nome di Massimo Palanca (nella foto di Roberto Talarico), ovvero una delle icone del calcio calabrese.
Prodezze ai limiti dell’impossibile, gol d’antologia su punizione e addirittura su calcio d’angolo. “I gol da calcio d’angolo-spiega Palanca- erano una conseguenza del mio modo di calciare, per me era come se fosse una punizione da fuori area. Certo, ci doveva essere la collaborazione dei compagni, altrimenti sarebbe stato difficile: a me dava una mano Claudio Ranieri, che si metteva davanti al portiere e cercava di distrarlo con dei saltelli o dei movimenti particolari, in modo tale da indurlo ad un attimo di distrazione che si dimostrava fatale“.
Anche in questo caso, è inevitabile il paragone tra il calcio di oggi e quello di ieri. “Quello di oggi è un calcio piatto, che vede un calciatore cambia squadra due o tre volte l’anno. All’epoca sapevi di giocare nella stessa squadra per tutto il campionato, le battaglie con i Presidenti ed i dirigenti casomai le facevi per rimanere un altro anno. C’erano più sentimenti, per capire come sono cambiate le cose basta vedere quello che sta succedendo a Roma con Totti. Non esistono più i calciatori come Riva, che rifiutò le grandi per restare a Cagliari“.
Sono passati 26 anni da quando Palanca ha appeso le scarpe al chiodo, ma il legame con la Calabria non può che rimanere indissolubile. La serie A, il ‘Catanzaro dei miracoli’, la maglia giallorossa riabbracciata dopo cinque stagioni. “A Catanzaro ho passato anni incredibili, non è una frase fatta. Appena posso torno sempre in Calabria, con otto-nove calciatori dell’epoca ci vediamo spessissimo. Ho avuto grandi presidenti come Ceravolo, e sono stato vicino anche ad un grande come Granillo…”. Arrivati a questo punto, l’ex attaccante svela un aneddoto in chiave Reggina, relativo al 1974. “Durante la stagione avevo raggiunto un accordo con Granillo, a quei tempi una stretta di mano valeva come un contratto. La condizione, era soltanto una: se la Reggina fosse rimasta in B a fine anno sarei venuto sicuramente a Reggio, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla, perchè io la C1 la stavo già facendo col Frosinone ed aspiravo al salto di categoria. Purtroppo è retrocessa, e dunque la trattativa saltò. Sfumata la Reggina firmai con il Catanzaro, che si era fatto avanti in seconda battuta...”.
L’amaranto, il giallorosso ed il…rossoblù. Palanca riserva un pensiero per un altro mito del calcio nostrano, Gigi Marulla, leggenda del Cosenza scomparso la scorsa estate. “Con Gigi eravamo amici, la nostra amicizia andava oltre il calcio. Ci stimavamo e ci volevamo bene, al di là dei colori“.
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