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DASPO al tecnico dell’Antonimina. Il club:”Ristabiliamo la veridicità dei fatti”

DASPO al tecnico dell’Antonimina. Il club:”Ristabiliamo la veridicità dei fatti”
Dilettanti
12/02/2016 11:27 | A cura di Redazione ReggioNelPallone.it
Nota ufficiale. "La famiglia Antoninima è certa dell'innocenza del proprio tecnico, oggettive lacune nella ricostruzione arbitrale", la vicenda nelle mani della giustizia ordinaria.

Articolato e particolarmente dettagliato comunicato stampa diffuso dell’Antonimina che prende una posizione chiara e forte rispetto al provvedimento di DASPO indirizzato al proprio tecnico, Giuseppe Alia, cui è stata contestata un’aggressione al direttore di gara, sig. Lapa di Vibo Valentia, nel corso dell’intervallo della gara con il Real Gioia.

L’Antonimina, oltre a sottolineare piena fiducia e stima nei confronti del proprio tesserato in primis dal punto di vista delle qualità umane e morali, ricostruisce i fatti offrendo numerosi dettagli sull’accaduto.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente la nota del club:

In relazione alle notizie diffuse in questi giorni a mezzo stampa ed inerenti il provvedimento di DASPO, comminato nei confronti del Tecnico Alia Giuseppe, la società G.S. Antonimina intende, con questo comunicato stampa, puntualizzare, precisare nonché fornire la propria versione dei fatti in relazione a quanto accaduto durante la partita Antonimina-Real Gioia del 29.11.2015.

L’esigenza di esternare la posizione della società solo oggi, ovvero a distanza di quasi tre mesi dall’accaduto, scaturisce, in primo luogo, dal bisogno di esprimere fraterna solidarietà nei confronti dell’uomo Alia Giuseppe, colpito da un rigoroso provvedimento interdittivo nascente da una non rispondente descrizione di quanto realmente accaduto nell’intervallo tra primo e secondo tempo, fornita (anche agli organi di polizia) dall’arbitro Lapa Francescantonio della sezione di Vibo Valentia; ma, allo stesso tempo, questo comunicato ha la profonda esigenza di difendere e tutelare la società G.S. Antonimina, anche al di fuori di esclusivi contesti di giustizia sportiva che, per caratteristiche intrinseche, limitano fortemente il diritto di difesa delle società e dei suoi tesserati favorendo (oltre modo), come nel caso del sig. Lapa Francescantonio, il narrato dei direttori di gara.

E’ doveroso, quindi, ribadire che all’interno dello spogliatoio c’è stata soltanto una esternazione verbale, seppur vigorosa, ma nulla di più, alle decisioni disciplinari prese dal direttore di gara nel corso del primo tempo, dai toni certamente accesi ed esasperati, che tuttavia non sono mai sfociati in frasi minacciose (“sistema la gara altrimenti ti scanno”) ovvero in contatti fisici tra i due, diversamente da quanto emerge dal narrato arbitrale. Le accese proteste hanno richiamato l’attenzione delle persone che occupavano il tunnel, primi fra tutti i dirigenti dell’Antonimina Calcio indicati in distinta, ossia il Presidente Filippone Domenico ed il Vice-Presidente Tropeano Sandro. E’ stato il primo, subito seguito dalle forze dell’ordine, ad aprire dall’esterno la porta d’ingresso dello spogliatoio ed a vedere il mister dell’Antonimina intento a protestare nei confronti del direttore di gara.

In questo contesto di proteste, accese e dai toni esasperati, il direttore di gara ha deciso per la sospensione dell’incontro ritenendosi minacciato, in virtù tuttavia di una personale, erronea, e distorta rappresentazione delle proteste rivolte dal sig. Alia Giuseppe. Quest’ultimo ha sempre negato qualsiasi contatto fisico o minacce nei confronti dell’arbitro e, per quello riscontrato nell’immediatezza dei fatti dalle persone presenti all’interno degli spogliatoi, non è dato credere sia successo altro all’infuori di accese proteste verbali all’operato arbitrale. Difatti sussistono contraddizioni, di carattere oggettivo, rispetto a quanto dichiarato dal sig. Lapa, che rendono il racconto dello stesso inverosimile rispetto ai fatti, per come realmente verificatisi e già portati a conoscenza degli organi competenti.

Tuttavia, ciò che offende e scoraggia oltre ogni misura, è il postumo, tardivo, nonché irrituale ricorso alle cure presso il Pronto Soccorso di Nicotera, effettuato dal sig. Lapa; riteniamo che questo tardivo controllo medico sia stato solo un espediente per giustificare l’inopportuna sospensione della partita.
Difatti nessun segno visibile né tantomeno l’atteggiamento dimostrato dall’arbitro negli istanti successivi alla “presunta” aggressione possono conciliarsi con quanto risulterebbe refertato (a distanza di più di due ore) dal Pronto Soccorso di Nicotera; oltretutto, a quanto è dato sapere, i sanitari non avrebbero riscontrato (né potevano farlo non essendoci state) segni di presunte percosse o aggressioni subite dal direttore di gara.
Ebbene, come già riferito, nell’immediatezza dei fatti denunciati hanno fatto in­gresso nello spogliatoio arbitrale sia i dirigenti dell’Antonimina sia le Forze dell’Ordine, ma nessuno ha riscontrato alcun segno visibile di (presunte) aggressioni sul volto o sul collo del sig. Lapa, sebbene quelle riferite siano parti del corpo, per casistica medica, più delicate e soggette a rossore evidente in caso di pressioni irre­golari e/o colluttazioni, pur se di lieve entità. Non solo; più volte al sig. Lapa i dirigenti dell’Antonimina hanno chiesto se era il caso di chiamare l’ambulanza del 118 ovvero se lo stesso volesse essere accompagnato in ospedale. Lo stesso ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di aiuto od intervento.

In tale circostanza, se fosse stato “genuino” il disturbo, ovvero talmente grave la (presunta) minaccia subita, è inimmaginabile anche pensare che un soggetto turbato, sentitosi minacciato, possa prendere il proprio veicolo, guidare per 65 Km, sotto la pressione emotiva subita, ed infine recarsi al Pronto Soccorso per certificare il suo stato d’animo o le patologie fisiche, certamente non sussistenti all’atto dell’uscita dall’impianto sportivo di Locri.
L’esperienza insegna che un soggetto razionale, cosciente della situazione di grave turbamento appena vissuta o addirittura sofferente per le lesioni fisiche subite ( per come riferito dall’arbitro Lapa nel proprio rapporto di gara), non mette ulteriormente in pericolo la propria e l’altrui incolumità, percorrendo un tratto di strada particolarmente frequentato, per giunta al buio, ma si reca immediatamente al più vicino pronto soccorso (nel caso di specie quello di Locri, che dista dallo stadio comunale meno di un chilometro), se del caso accompagnato dalle forze dell’ordine che lo hanno “scortato” sino all’imbocco della superstrada.
Come può intuirsi, vi sono più elementi di carattere oggettivo che sconfessano e certamente rendono poco credibile il narrato e la ricostruzione dei fatti offerta del sig. Lapa; umanamente può essere di più facile comprensione, invece, la diversa circostanza di una difforme rappresentazione dei fatti che il giovane direttore di gara si è raffigurato dell’accaduto.

Di tale circostanza la dirigenza dell’Antonimina si è resa immediatamente conto. Come risulta dal “rapporto di gara” redatto dal sig. Lapa, il comportamento di tutti i dirigenti nonché del pubblico presente è stato ritenuto “comportamento corretto”. Anche questa circostanza risultante dal rapporto di gara, sebbene deve considerarsi regola di comportamento da attuarsi sempre (ovvero in qualsiasi circostanza, anche la più complicata), raffrontato con quanto descritto nel supplemento di rapporto diventa invece una circostanza del tutto peculiare. Difatti, la casistica e la giurisprudenza sportiva abbon­dano di fattispecie per le quali, in presenza di decisioni arbitrali di tal genere (sospensione partita per presunte minacce ricevute) si uniscono comportamenti di dirigenti e spettatori poco tolleranti nei confronti delle terne arbitrali ovvero del singolo direttore di gara; anzi, in tali ultime ipotesi, la “regola” o meglio l’abituale casistica (quantomeno nei nostri territori) associa pure il comportamento scorretto, poco tollerante, ugualmente minaccioso o che dir si voglia, del pubblico e dei dirigenti che “subiscono” il provvedimento arbitrale. Ciò, nel caso di specie non è avvenuto, non solo per la sportività che da cinquant’anni (costituita nel lontano 1967) ha sempre contraddistinto la dirigenza ed il pubblico dell’Antonimina Calcio (assolutamente estraneo a vicende similari alla presente), ma anche e soprattutto perché prontamente, chi ha assistito ai fatti accaduti nell’intervallo, si è reso conto della fragilità emotiva del giovane direttore di gara, prodigandosi sin da subito per ristabilire quella serenità che solo nel pensiero del sig. Lapa era venuta meno.

Al di la dei risvolti negativi per il prosieguo del campionato, chiaramente di secondaria importanza rispetto a quanto accaduto, la società era convinta (perché niente di talmente grave è accaduto) che il tutto sarebbe rimasto nell’ambito della giustizia sportiva.
Evidentemente la notifica del DASPO impongono al sig. Alia Giuseppe l’adozione di opportune ed inflessibili difese legali; in tal senso siamo certi che la giustizia ordinaria, ultimati gli accertamenti non sommari che il caso richiede, chiarirà l’estraneità del nostro tecnico rispetto ai fatti addebitati. Del resto, chi conosce o ha conosciuto veramente l’uomo Alia Giuseppe, anche per i suoi trascorsi sportivi, è consapevole dell’assoluta incapacità dello stesso a rendersi protagonista di fatti come quelli addebitati.

Come famiglia Antonimina Calcio siamo certi dell’innocenza del nostro tecnico e per questo rinnoviamo la nostra profonda solidarietà per quanto accaduto; come dirigenza di una squadra di calcio dilettantistica ciò che è successo ci lascia perplessi e dubbiosi; per quanto vissuto e visto nell’intervallo della partita di calcio Antonimina Real Gioia, riteniamo troppo severo il provvedimento adottato specie se basato sul solo racconto arbitrale.

Redazione ReggioNelPallone.it
Testata giornalistica online Aut. Trib. di Reggio Calabria n. 11/2010 Il calcio e lo Sport nella Provincia di Reggio Calabria.

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