RENDE – In ginocchio, anche a Rende. Non ha fine la crisi della squadra dello Stretto. Gli amaranto sprecano un numero imbarazzante di occasioni da rete e vengono piegati da una doppietta di Papa, all’esordio quest’oggi con i biancorossi. L’ennesima prestazione incoraggiante sul piano del gioco non basta a giustificare la quinta sconfitta nelle prime sette gare disputate e a questo punto è legittimo chiedersi se sia ancora corretto puntare alla vetta o se, al contrario, gli amaranto di Cozza non dovrebbero preoccuparsi di guardarsi alle spalle.
LA GARA – Corso vince il ballottaggio in regia con Riva, Cozza conferma la formazione inizialmente schierata nella precedente trasferta contro la Cavese. Stesso modulo, stessi uomini e, almeno in avvio, stesso copione. Gli amaranto approcciano in modo positivo la gara, occupano bene gli spazi ed amministrano il pallone nella metà campo avversaria salvo poi andare sotto alla prima occasione creata dagli avversari. Era successo ad Aversa così come a Roccella e ancora a Cava de’ Tirreni, accade ugualmente al Lorenzon di Rende dove i biancorossi al 15′ passano in vantaggio con una zuccata di Papa – all’esordio in campionato – sugli sviluppi di un corner.
C’è un elemento di discontinuità rispetto al recente passato. Subito il gol, la squadra dello Stretto non si disunisce. E’ vero, traballa per qualche minuto e nei successivi fatica a riproporsi come fatto precedentemente ma aspetta paziente che passi la nottata, e si rialza. La crescita è lenta ma impetuosa, il finale della prima frazione è rombante. Il gioco torna ed esser ben distribuito sulle corsie esterne, laddove il Rende fatica ad accorciare. E’ questa la chiave tattica decisiva ed il gol è conseguenza: cross di un ottimo Carrozza e perfetto inserimento sul secondo palo del terzino opposto Maesano. Il classico gol che inorgoglisce gli allenatori e, nel caso specifico, addolcisce il rammarico per quanto accaduto appena un minuto prima quando gli amaranto avevano concluso per tre volte dall’interno dell’area di rigore ed altrettante volte il pallone era stato ribattuto sulla linea di porta. Una volta, aggiungiamo noi, probabilmente con un braccio. Non è stato dello stesso avviso il direttore di gara ma il risultato di parità che conduce le squadre negli spogliatoi per l’intervallo è specchio di una gara equilibrata.
Il Reggio inizia il secondo tempo, se possibile, meglio di come aveva chiuso la prima frazione, sorretto da 150 meravigliosi ultras arrivati dallo Stretto. Corner dopo corner (sono 10 quelli calciati dai reggini dopo 60′ di gioco), sale la pressione amaranto. Soffre tremendamente il Rende, già decimato dagli infortuni e costretto nel corso del primo tempo a rinunciare ad un altro “over”, l’autore dell’assist Zangaro, ormai concentrato a protezione del fortino. Sembra solo questione di tempo perchè la squadra di Cozza rompa gli argini e passi, meritatamente, in vantaggio. Così non è, la storia si ripete. Superare il centrocampo è sufficiente al Rende per esultare ancora: tirocross sul quale Ventrella è, ancora una volta, impreciso e comodo tap-in per Papa che firma la doppietta.
Venticinque minuti al termine, tutto da rifare, Cozza cambia. Ci sono Bramucci e Mangiola al posto di Carrozza e Lavrendi, si passa al 3-4-3 per la disperata caccia al gol del pari. Le squadre si allungano, gli ultimi minuti trasudano emozioni. Un contropiede porta il Rende ad un passo dal 3-1 che chiuderebbe la contesa, occasione non sfruttata e sul ribaltamento di fronte Arena semina il panico e conclude a fil di palo. Legno che colpisce lo stesso ex Akragas con un destro da 25 metri appena due minuti dopo. Non finisce qui, Reggio all’arrembaggio: Mangiola pesca Zampaglione nel cuore dell’area e l’attaccante manca la correzione in rete, questione di centimetri.
Finale generoso e gara, sul piano della prestazione, più che positiva, ma non basta più. Non può bastare quando l’obiettivo è (era?) vincere il campionato e invece guardi tutti o quasi dal basso perfino in Serie D. Gara decisa dagli episodi sfavorevoli? Sì, ma se ti sono regolarmente avversi appellarsi alla sfortuna altro non è che ingannarsi di fronte a problemi oggettivi che questa squadra, evidentemente, ha.
* PRATICO’ SOTTO LA CURVA A FINE GARA, GLI ULTRAS:”VOGLIAMO GIACOMO TEDESCO”
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