Di Sigfrido Parrello – Una stagione straordinaria terminata con la Palmese che ha riscritto tutti i record nazionali, ed un’altra che riparte dalla stessa identica posizione di classifica: in vetta! La bella favola neroverde continua anche nella ritrovata Serie D riconquistata a distanza di ben 27 anni sotto la presidenza di Pino Carbone. Così, a pochi giorni dal big match di domenica quando al “Nicola De Simone” il Siracusa di Andrea Sottil sfiderà la capolista Palmese, RNP ha incontrato Marco Foderaro, il 34enne che domenica – nel giorno del suo compleanno – si è regalato il gol partita che ha steso il Marsala.
Partiamo dall’attualità, girone di ferro, con tante valide pretendenti alla promozione. Ma la Palmese capolista può sognare? “Il campionato è sicuramente molto avvincente. Di una cosa sono certo: sarà combattuto fino all’ultima giornata. Tante squadre, dalla Cavese al Siracusa fino al Reggio e alla Vibonese sono state allestite per fare un campionato di vertice, importante, per guadagnare la Lega Pro. Per quanto ci riguarda stiamo facendo un grande torneo, all’inizio insperato. Tanti giovani bravi si stanno mettendo in luce mentre noi vecchietti stiamo cercando di portare la nostra esperienza, dando l’esempio con il massimo dell’impegno. La società non ci fa mancare nulla, mettendoci a disposizione tutto ciò che ci serve”.
Qual è il segreto di questo straordinario avvio neroverde? “Come detto sia l’apporto dei più giovani, sia quello dei più vecchi è stato fondamentale. Si è creata un’alchimia veramente bella, che ci ha portato a questa situazione. E sia lo staff tecnico che la società ci sono sempre vicini in tutto con grande professionalità. In più, cosa importantissima per un calciatore secondo me, l’ambiente di Palmi fa venire i brividi: ci esalta in ogni partita”.
Con uno spettacolo nelle curve straripanti di entusiasmo. “Ragazzi semplicissimi, con la passione viscerale per la loro squadra. Sono uno spaccato della nostra società, e secondo me non ha senso analizzarli come se fossero chissà quale strano fenomeno. Conosco tante persone che vanno in curva e che sono dei tranquillissimi padri di famiglia, innamorati dei propri colori. E’ il bello del calcio, la passione popolare è la magia del nostro sport”.
Oggi un momento esaltante, ma nel corso di una lunga carriera comunque ricca di soddisfazioni quali sono stato le maggiori difficoltà incontrate? Per me sicuramente non è stato facile. Ricordo i grandi sacrifici per recarmi agli allenamenti e partite. Ricordo la grande fatica fisica. Ma la forza interiore, l’entusiasmo mi hanno permesso di superare tutto ciò. Il momento più difficile è stato sicuramente quello dell’adolescenza, ricordo i miei amici che uscivano a divertirsi e io non potevo perchè dovevo avevo l’impegno della partita. Ma la passione e l’amore per questo sport mi hanno dato la forza per fare questi sacrifici”.
La vita da calciatore ti ha portato ben presto a maturare esperienza lontano da casa: Francavilla Fontana, Maglie, Ragusa, Catania. Che tipo di esperienze sono state, non solo da un punto di vista prettamente sportivo? “Ho vissuto in tante città ed ho conosciuto amici e persone straordinarie. Sono state esperienze bellissime, che porterò sempre dentro il mio cuore. Oltre alla componente sportiva, che mi ha formato professionalmente, ho avuto modo di crescere in fretta, di vivere lontano da casa, di abitare sia con altri compagni di squadra che da solo, di conoscere posti nuovi e come detto prima persone fantastiche. Ogni città in cui ho giocato mi ha lasciato ricordi indelebili nel cuore. Dei tanti allenatori avuti, tutti mi hanno trasmesso qualcosa di importante, e da tutti ho cercato di imparare segreti diversi. A tanti sono ancora molto legato. Li ricordo con piacere”.
Il calcio viene spesso descritto come un ambiente popolato da personaggi poveri di valori ma tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerti di raccontano come il ragazzo serio e misurato di sempre. “Sono così, ero così e lo sono rimasto. E sono fiero di esserlo. Questi valori, quelli dell’umiltà, della volontà e del sacrificio sono proprio quelli che mi danno la forza di raggiungere i miei obiettivi, professionali ed umani, e non mi hanno mai tradito. In un ambiente come quello calcistico è più facile montarsi la testa perchè tutto sembra più facile. Ma bisogna sfatare il luoghi comuni perchè nel corso della mia avventura ho conosciuto ragazzi splendidi, puliti e veri, è normale poi che le strade si dividano per le esperienze di vita più svariate, ma a tanti di questi sono ancora molto legato”.
Hai fatto diventare la tua passione una realtà professionale. Ora che la carriera inizia a volgere al termine ci sono dei rimpianti? E quale consiglio ti senti di dare ad un giovane che coltiva il tuo stesso sogno? “Nessun rimpianto. Non bisogna mai averne. Tutte le scelte se meditate e ponderate con attenzione non possono essere rimpiante. Purtroppo nella vita ci sono tante variabili impreviste, che non possiamo controllare. Ai ragazzi giovani dico solo di essere se stessi, di dare tutto, ma per raggiungere un obiettivo bisogna essere disposti a fare fatiche e sacrifici. Ora il calcio offre meno opportunità di un tempo, sfondare è più difficile, per questo è fondamentale costruirsi una strada alternativa con lo studio”.
Domenica la supersfida di Siracusa. “Il lunedi mi rilasso cercando di pensare un pò di meno al gioco del calcio restando il più possibile vicino a mia moglie Virginia che la domenica, quando le è possibile, mi segue alle partite. Ma immediatamente dopo la concentrazione vola al prossimo impegno. Siamo pronti per una partita che si annuncia dura, da affrontare con la mentalità giusta di chi ha l’umiltà e al tempo stesso la consapevolezza dei prossimi mezzi”.
È il momento della domanda irrinunciabile. Dove può arrivare secondo te la Palmese? “Una domanda che può avere una sola risposta: il più in alto possibile…”
S. P.
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