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Reggio Calabria: per uscire dal tunnel, non servono processi ai singoli…

Reggio Calabria: per uscire dal tunnel, non servono processi ai singoli…
Editoriali
21/09/2015 19:45 | A cura di Ferdinando Ielasi
Momentaccio amaranto. La risalita è possibile, ma occorre che ogni componente corra ai ripari.

Due prestazioni da museo degli orrori, due sconfitte in soli quattro giorni che stoppano l’ondata di entusiasmo venutasi a creare nelle settimane precedenti. E’ inutile girarci intorno, gli amaranto dagli ‘incontri ravvicinati’ con Roccella e Leonfortese ci escono come peggio non avrebbero potuto. Se si tratta di un intoppo passeggero o di un autentico ridimensionamento, sarà il tempo a dirlo. Di sicuro, se di fronte a ciò che (non) abbiamo visto mercoledì al Ninetto Muscolo e ieri pomeriggio al Granillo, ce la cavassimo con un “vabbè, agli inizi può succedere, diamogli tempo“, finiremmo col fare il male della stessa società e della stessa squadra. Perchè di fronte a certe prove, la critica (attenzione, stiamo parlando di una crittica costruttiva, così come è sempre stato nel nostro stile, e non distruttiva o peggio ancora figlia di simpatie ed antipatie…) è un dovere prima ancora che un diritto. Può servire a stimolare, a migliorare ed a migliorarsi. Insomma, può servire a dare la scossa, una scossa che alla squadra vista negli ultimi 180 minuti serve immediatamente.

reggiocalabrialeonfortese15-16

La Reggio Calabria (si scriverà così fino a luglio, ma già da adesso si legge REGGINA, giusto per non dimenticarlo, ) è partita in mezzo a mille difficoltà, è ancora un cantiere aperto sotto tutti i punti di vista. In merito a queste attenuanti, non ci sono dubbi. Allo stesso modo però, affinchè il cantiere si completi e possa funzionare, bisogna che tutte le componenti, ognuna attraverso le proprie capacità, rimedino alla svelta a ciò che non sta andando per il verso giusto. Altrimenti il cantiere crolla.

Dirigenza, staff tecnico, calciatori. Tre componenti fondamental che devono andare di pari passo, perchè nel calcio si vince o si rialza la testa solo con le idee e con i progetti. In questi ultimi giorni, abbiamo letto e sentito valanghe di critiche concentrate sui singoli. E’ sbagliato, è un errore concettuale pericolosissimo che arreca solo confusione su confusione, perchè prendersela col singolo (sia esso l’allenatore, il dirigente o il calciatore), fa sentire gli altri “attori protagonisti” sgravati da ogni responsabilità.

foti catanzaroreggina2014-2015Un effetto boomerang che abbiamo toccato con mano negli ultimi tempi della Reggina Calcio, quando tutte le critiche (alcune legittime e sacrosante, giusto per non fare il gioco di coloro i quali sono sempre pronti a strumentalizzare ogni respiro altrui, senza mai dare uno sguardo al proprio operato…) avevano come unico destinatario Lillo Foti. Risultato? Per lunghi periodi, vedi i primi cinque mesi del precedente campionato, chi scendeva sul rettangolo di gioco lo faceva in beata tranquillità e con la massima superficialità. “Senso di appartenenza? Responsabilità? Che mi frega, tanto appena posso da qui me ne vado, e mentre infango questa maglia tutti danno addosso al Presidente…“.

Ognuno si senta responsabile di questo inizio da incubo. Ognuno cerchi di capire cosa non ha funzionato. Ognuno faccia l’impossibile per invertire subito la rotta. Nessuno si  consideri esente da qualsiavolgia responsabilità. Questo è lo spirito che ci vuole per riemergere, laddove il tempo per farlo, fortunatamente, c’è tutto.

IMG_0430Da parte nostra, la preoccupazione derivante da questo campanello d’allarme non cancella la fiducia e la speranza. Su un ulteriore concetto però, permetteteci di essere decisamente perplessi, per non dire contrariati. Dopo Roccella, abbiamo sentito mister Cozza dire “i nostri avversari hanno avuto più voglia di vincere“. Le stesse identiche parole, sono state dette da Arena, immediatamente dopo la debaclè interna con la Leonfortese.  Ma stiamo scherzando? Che significa che da parte nostra non c’era la giusta voglia di vincere? Come fai a non sentire il desiderio di spaccare il mondo, di fronte ad una tifoseria che al Muscolo ti ha fatto sentire come se stessi giocando in casa? Come fai ad avere poca voglia di vincere, quando una piazza mortificata dagli infasti eventi estivi ha risposto al nuovo progetto facendo 3.500 abbonamenti? Come fai ad avere poca voglia di vincere, quando rappresenti una piazza che ha scritto pagine indelebili di storia del calcio calabrese e non solo? Spiegatecelo, perchè è veramente incomprensibile. Anzi, è veramente inaccettabile. E se qualcuno pensa di andare anche a Cava dè Tirreni con “poca voglia di vincere“, ci faccia un favore, anzi un graditissimo regalo: se ne stia a casa.

zampaglionereggiocalabriaaleonforteseUltimo capitolo, riguardante l’arbitraggio di ieri. Il signor Degli Esposti non ha alzato di un millimetro l’asticella del dilettantismo, la sua prova è stata oggettivamente pessima ed alla Reggio Calabria manca un rigore colossale su Tiboni. Ma gli arbitraggi negativi, possono essere messi in rilievo quando la tua prestazione in campo è stata quantomeno decorosa. Non è il caso degli amaranto visti (?) all’opera con la Leonfortese, i quali sono andati incontro ad una sconfitta meritatissima, limpida, ineccepibile. Giusto puntare il dito contro l’arbitraggio di Aversa, sbagliato farlo in merito a quest’ultimo incontro. Perchè se viene detto “non cerchiamo alibi” e poi si tirano in ballo “espusioni non sanzionate agli avversari, fuorigioco inesistenti e rigori non dati“, si finisce proprio col cercare alibi…

Ferdinando Ielasi
Giornalista pubblicista, Direttore Responsabile di Rnp. Già collaboratore di Calabria Ora, da settembre 2014 conduce Tutti figli di Pianca su Radio Touring 104.

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