Toccare il fondo, assaporare l’amaro gusto dell’inferno e trarne la forza per tornare più forti di prima. Questo il cammino compiuto dal River Plate, una delle più prestigiose e amate compagini del Sud America, che quattro anni fa ha conosciuto, per la prima volta dalla sua nascita nel 1901, l’onta della retrocessione nella seconda serie argentina. Un evento storico che ha ferito un intero popolo, quei milioni di tifosi dei Los Milionarios tanto abituati a celebrare successi per le strade di Buenos Aires, e ritrovatisi a dover assistere all’improvviso a sfide contro club per nulla blasonati e mai apparsi prima sul terreno di gioco del glorioso “Monumental”.
A quattro anni di distanza, il River Plate ha conquistato la Coppa Libertadores (la Champions League sudamericana), portando a compimento una ricostruzione partita proprio dalle ceneri di quella retrocessione, segno che la programmazione può portare risultati, basta saper lavorare con attenzione e oculatezza, oltre a saper attendere i frutti senza aver fretta.
Prima il ritorno immediato nella massima serie, poi il titolo 2014 di campione d’Argentina, ora campione del Sud America, infine a dicembre la sfida nel Mondiale per Club con il Barcellona: questo il cammino di rinascita del River, passo dopo passo, verso la gloria attuale, e a caccia del titolo di Campione del Mondo. La formazione guidata da Marcelo Gallardo ha potuto alzare il trofeo al cielo, dopo aver avuto la meglio sui messicani del Tigres di Monterrey con un netto 3-0, nella finale di ritorno. Il match di andata in Messico si era chiuso senza reti. Si tratta della terza Libertadores portata a casa dai Milionarios, dopo quelle del 1986 e del 1996; da sottolineare come diciannove anni fa, in occasione dell’ultimo successo, il tecnico Gallardo fosse tra i protagonisti in campo.
Soddisfazione doppia per il River, aver vinto questo trofeo dopo aver eliminato negli ottavi di finale gli acerrimi rivali del Boca Juniors. L’accoppiamento era stato determinato dall’esito della fase a gironi: Boca, migliore tra le prime, contro River, peggiore tra le seconde. All’andata successo per 1-0 di Cavenaghi e compagni, mentre al ritorno partita sospesa sullo 0-0 a causa del lancio di petardi “urticanti” da parte dei tifosi Xeneizes, con conseguente esclusione del Boca dal torneo. Le successive vittime del River sono state brasiliane: prima il Cruzeiro, poi il Guaranì; infine la doppia finale con il Tigres, sfida già disputata nel girone eliminatorio e terminata con un doppio pareggio. Stavolta il pari senza reti all’andata, e il dolce epilogo nella bolgia del “Monumental”.
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