L’incubo alla fine si è materializzato. Quello peggiore, quello che fino all’ultimo si sperava di evitare: 14 luglio 2015, Reggio Calabria sparisce dal calcio professionistico. L’entusiasmo ritrovato in mezzo a mille bocconi amari, la storica vittoria-salvezza al San Filippo di Messina, le bandiere sventolanti sul chilometro più bello d’Italia: non sono passati neanche due mesi, eppure sembra tutto lontano anni luce. Siamo sinceri, già da lunedì avevamo capito che si stava imboccando la strada del non ritorno. Che il baratro era vicino, maledettamente vicino. Ma in linea generale, e questo lo sapete tutti, non ci aspettavamo che finisse così: in un mese e mezzo di duro lavoro, fatto di confronti, notizie, analisi e chi più ne ha più ne metta, avevamo ipotizzato uno scenario completamente diverso, rispetto a quello che purtroppo si è verificato. E adesso siamo qui, a metterci la faccia, i nomi ed i cognomi, a testa alta e con tanta dignità . Consapevoli che questa è una sconfitta che riguarda noi per primi.
Già , la sconfitta…Forse, qualcuno avrà il coraggio (perchè veramente di coraggio si tratta) di sentirsi vincitore in tutta questa storia fatta di rabbia e sconforto. Ma qui di vincitori non ce ne stanno proprio. Certo, quando c’è un tracollo del genere la dirigenza va messa al primo posto alla voce responsabilità . Nel caso specifico, gli errori commessi e ripetuti negli ultimi anni sono un dato di fatto innegabile. Ma il 14 luglio 2015, non rappresenta una sconfitta solo per Lillo Foti e la Reggina Calcio. Questa è la sconfitta di tutti, nessuno escluso. E’ la sconfitta di una città che, a parte qualche piacevole quanto rarissima eccezione, continua a cadere rovinosamente. A spegnersi, a sgretolarsi. Il 14 luglio 2015, non abbiamo perso semplicemente l’iscrizione alla Lega Pro 2015/2016. Abbiamo perso una parte di noi…
“Ed ora? Ora che succederà ?“. Ce lo state chiedendo in tantissimi, sin dal tardo pomeriggio. La bandiera amaranto non morirà mai, sventola fiera nell’anima e nel sentimento di chi se la sente cucita addosso. Su questo, non ci sono dubbi. Ma affinchè l’anima non resti prigioniera di un album dei ricordi o di un tuffo al cuore, bisogna ripartire subito. Ed è proprio per questo, che ci rivolgiamo agli imprenditori, ai politici, alle istituzioni. A chiunque abbia l’intenzione, l’idea, il sogno o il desiderio, di far rialzare la Reggina. Non importa in che categoria, l’importante è la strada da seguire. Tra le cause principali che stanno spegnendo Reggio, non si possono non includere gli attriti, i veleni, le frizioni continue, il tutti contro tutti. Signori, per una volta avete la possibilità di cambiare il corso di una storia che si sta facendo sempre più grigia ed amara. Sedetevi intorno ad un tavolo, guardatevi in faccia, e pensate a cosa significhino questi colori per la gente della vostra città . E ripartite insieme, creando quel fronte comune che di questi tempi sembra davvero un’utopia. E’ questo, l’unico percorso che può portare la gente a seguirvi.
Dalle ceneri si può risorgere, ma ulteriori protagonismi e divisioni sarebbero l’ennesima mazzata. Il calcio dilettantistico non fa paura. Si può cadere, per poi rialzarsi. Ci fa paura l’eventualità di dover vedere più squadre col nome Reggina. Proprio come successo in altre piazze. Ci fa paura l’ennesima ‘lotta fratricida”, che non porterebbe a nulla se non a coprirci di ridicolo. E questo sarebbe veramente imperdonabile. Ridateci la Reggina, una sola. Ridateci una maglia, una sola. Scegliete voi da dove ripartire. Non ha importanza. Non ha importanza quanto tempo ci vorrà per ritornare grandi. Avrete il sostegno e l’appoggio di chi oggi porta con sè un dispiacere autentico, ma al contempo composto e dignitoso. Una passione ferita ma viva, che di certo non merita altre umiliazioni…
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