Arrivato nell’ultima settimana di gennaio, Pietro Balistreri è andato a colmare un vuoto nell’organico della Reggina, privo di un elemento dalle caratteristiche del classico centravanti. L’esordio è immediato con il Lecce, poi uno scampolo di gara a Barletta, titolare con Juve Stabia, Cosenza e Matera. Uno stop fisico lo ha tenuto lontano dal campo di gioco fino agli ultimi minuti della partita con il Melfi durante i quali Alberti si è disperatamente affidato a lui per provare a rompere gli argini della retroguardia lucana.
Il bilancio, fino ad oggi, è di 6 gettoni con la maglia amaranto: quattro da titolare e due volte da subentrato per un totale di 310′ giocati, poco più di tre gare intere. Pesa, e non potrebbe esser altrimenti, lo “zero” alla voce gol realizzati, a maggior ragione dopo la chance fallita contro il Melfi che avrebbe potuto incanalare le sorti della gara e che solo il guizzo di Di Michele ha reso meno drammatica nella memoria collettiva.
Com’è giusto che sia, ad un centravanti si chiedono prima di tutto i gol ed è così che Balistreri è finito nel mirino della critica e sotto questo aspetto ha il dovere di sbloccarsi. Il tempo stringe ed il traguardo del campionato è vicino. Tuttavia, è altrettanto corretto, per una visione complessiva del suo rendimento, segnalare che l’ex Torres ha già firmato due assist. Il cross per il gol di Viola a Barletta parte dai suoi piedi così come il pallone spizzato e recapitato sul piatto di Di Michele che ha liberato l’urlo del Granillo contro il Melfi. Sempre contro i lucani, peraltro, nei soli 10′ giocati, oltre ad aver fallito quella sanguinosa occasione ed aver poi regalato all’ex capitano il pallone della vittoria, lo stesso Balistreri era stato protagonista della sponda aerea che aveva permesso ad Insigne di involarsi verso la porta di Perina.
Utile per la squadra con il sacrificio e gli assist, ma chi veste la numero 9 vive di gol. Sette gare al termine per sbloccarsi e portare la Reggina al traguardo anche con le sue reti…
Commenti