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Reggina, tutto in quattro giorni. Ritrovare l’anima per evitare la fine…

Reggina, tutto in quattro giorni. Ritrovare l’anima per evitare la fine…
Editoriali
11/03/2015 09:00 | A cura di Ferdinando Ielasi
Battere oggi la Vigor e poi fare risultato anche in casa dell'Aversa. E' l'unico modo non sprofondare, ma gli amaranto devono tornare ad essere una squadra.

Se non è l’ultima spiaggia, poco ci manca. Tra poche ore, la Reggina scenderà in campo per affrontare la Vigor Lamezia: derby tra i meno sentiti per storia e tradizione, ma che riveste un’importanza fondamentale. Pensando all’umiliazione subita al D’Ippolito, i 90 minuti di oggi rappresentano uno stimolo in più, ma classifica alla mano, in una scala di valori questo aspetto passa decisamente in secondo piano. I tre punti servono prima per sopravvivere, e poi per “addolcire” il pesantissimo 4-0 subito all’andata, quando il nome di Reggio Calabria (tanto per cambiare…) è stato tenuto in alto solo sugli spalti. Battere la Vigor è un passaggio imprescindibile, se si vuole pensare alla successiva gara contro l’Aversa Normanna come un autentico spareggio anticipato. Altrimenti, si corre il rischio di andare in casa dei campani con lo stato d’animo di chi è già ad un passo dalla condanna.

Ma facciamo un passo indietro. Chi aspettava risposte importanti dal Quinto Ricci di Aprilia, è rimasto deluso. Profondamente, completamente deluso. Si, perché la Reggina domenica scorsa è riuscita in un’impresa. L’impresa di perdere contro un avversario capace di arrivare in porta soltanto tre volte, segnando altrettante reti. L’impresa di subire un gol quando ormai il primo tempo era finito, dopo aver provato un dribbling nella propria trequarti, invece di rinviare il più lontano possibile. L’impresa di subire il 2-1 poco dopo aver trovato il pareggio, trasformando in autogol un pallone che era stato respinto dal palo. L’impresa di avere un atteggiamento così mediocre ed autolesionista, al punto tale da far passare in secondo piano un arbitraggio che sarebbe stato inadeguato persino per un torneo dell’oratorio.

Già, l’atteggiamento. Proprio sotto questo aspetto, è stato fatto un passo indietro che rischia di buttare all’aria due mesi di lavoro, nei quali si stava finalmente ricominciando a vedere una squadra degna di tale nome. Una squadra che “mordeva le caviglie” dell’avversario, che si sbatteva in ogni zona del campo, che copriva con la volontà le innegabili lacune. Dal primo minuto del derby di Cosenza, fino all’ultimo minuto della trasferta con la Lupa Roma, ci siamo accorti che quella squadra è di nuovo sparita. Tre giorni fa, ci è sembrato di rivedere la Reggina di novembre e dicembre, che scendeva in campo in “giacca e cravatta”, venendo sistematicamente sconfitta prima per la propria presunzione e per il proprio pressapochismo, e poi per i meriti degli avversari. A questo organico mancano alcune figure importantissime, vedi costruttore di gioco e bomber di razza. Lo sapevamo già da questa estate, lo avevamo capito dopo il mercato di riparazione. Ma siamo assolutamente certi che anche così, gli amaranto possono giocarsela tranquillamente contro tante compagini del girone. A patto di ritornare ad essere quelli ammirati fino alla partita con la Juve Stabia. Adesso, subito. Perché non c’è più domani, perché ogni pallone da adesso in poi può essere quello della vita, ogni singola giocata può oscillare tra la rinascita ed il punto di non ritorno.

Capitolo allenatore. Giusto, da parte del Presidente, lasciare al proprio posto Alberti, persona seria e preparata: alcune scelte del mister ultimamente non ci hanno trovato per nulla d’accordo, ma ciò non cambia il giudizio globale, che nonostante tutto rimane ancora positivo. L’errore semmai, è stato quello di accomunare l’allenatore alla squadra, nello sfogo del post-Lupa Roma. Dire che i giocatori dopo una prova del genere non hanno diritto né titolo per parlare, è giusto, Serve non solo da rimprovero, ma anche da stimolo. Inserire in questo concetto anche l’allenatore invece, è rischioso, perché all’esterno (e non solo…) il suo “peso specifico” può subire un duro colpo. Il tecnico non deve stare mai sullo stesso piano della squadra. Il tecnico è il “comandante in campo”, è il “cuscinetto” tra la squadra stessa e la società. E’ un leader assoluto, a cui bisogna dare forza e totale autonomia anche quando i risultati non arrivano. Questo errore concettuale riguardo la figura dell’allenatore, forse a Reggio ce lo portiamo avanti da troppo tempo…

Un’ultima considerazione, riguardo Di Michele ed Insigne. Negli ultimi giorni, stiamo sentendo parecchi commenti che imputerebbero al loro ritorno le tre sconfitte consecutive. Per favore, non scherziamo. Dal “Di Michele capitano” ci saremmo aspettati di più, anche questo concetto lo abbiamo espresso fino alla nausea, così come fino alla nausea abbiamo definito inaccettabile il tentativo di fuga di Insigne. Adesso però, entrambi sono di nuovo “nella mischia”, e non bisogna dargli colpe che non hanno…

Ferdinando Ielasi
Giornalista pubblicista, Direttore Responsabile di Rnp. Già collaboratore di Calabria Ora, da settembre 2014 conduce Tutti figli di Pianca su Radio Touring 104.

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