C’erano i 10 punti conquistati nelle prime sette gare del 2015, il successo sul Lecce, un mercato abbastanza ricco, quantomeno numericamente, in attesa del vaglio del campo per poter disquisire l’indice qualitativo dei nuovi arrivati dopo i primi segnali incoraggianti. C’era, se non entusiasmo, quantomeno uno spirito favorevole e proattivo intorno alla Reggina che dava l’impressione di poter aver finalmente imboccato la giusta strada. Certo, non di aver risolto tutti i propri problemi, ma quantomeno di aver iniziato ad individuarli ed agire per risolverli.
Il pareggio contro una corazzata come la Juve Stabia, arrivato dopo la migliore prestazione stagionale, aveva acuito questa sensazione. Poi, l’inizio del brusco risveglio. Il TFN si pronuncia sulla Reggina ed infligge un punto di penalizzazione. Poco male, si dirà correttamente, poteva andare peggio: gli amaranto ne rischiavano tre. Intanto la squadra dello Stretto si reca a Cosenza e subisce l’ennesima mazzata nel derby, tornando al Sant’Agata con le ossa rotte. Ieri, il fardello più pesante e pericoloso: il deferimento per la mancata documentazione degli emolumenti di settembre e ottobre.
Un nuovo guaio che malgrado i ripetuti e recenti appelli del presidente Foti riguardo la necessità di un sostegno economico alla Reggina appariva scongiurato a fronte delle numerose garanzie offerte a più riprese dalla stessa società in merito ai regolari pagamenti effettuati nel corso di questa stagione. Ora, c’è da augurarsi che la giustizia sportiva dia ancora una volta ragione agli amaranto perchè una nuova penalizzazione rischierebbe di esser la pietra tombale sul percorso sportivo, ma non solo. In esame, infatti, per il momento c’è il bimestre settembre-ottobre: qualora fosse confermata l’infrazione, quali garanzie ci sarebbero in merito ai successivi pagamenti (novembre-dicembre, gennaio-febbraio, etc.) che potrebbero coniugare ancor più in difetto la graduatoria amaranto e gettare ombre nerissime sul futuro?
Ciò che appare chiaro è l’esercizio assai pericoloso, nonché cartina tornasole di un ambiente amaranto, inteso come connubio tra società , stampa e tifosi, di procedere in giudizi drastici in un periodo troppo ristretto di tempo. Conseguenza sono gli sbalzi di umore non all’altezza di un club come la Reggina e di una piazza come Reggio Calabria. Quando perfino un selfie durante una cena diventa argomento di discussione, e magari di critica, è evidente che il meccanismo segua dinamiche piuttosto singolari…
Se dopo la Juve Stabia la Reggina non era diventata il Real Madrid di Di Stefano, ma si era registrato un netto miglioramento rispetto al recente passato, dopo lo scivolone di Cosenza gli amaranto non possono e non devono esser considerati allo sbando.
La Reggina è ciò che recita la classifica: una squadra penultima, piena di problemi di ogni natura, che con sacrificio sta provando a tirarsi fuori dalle secche. Che ci sia stata un’inversione di tendenza rispetto a quella squadra indegna capace di totalizzare sette sconfitte consecutive senza andare neppure in rete è oggettivo. Lo è altrettanto il dato di fatto che non è ancora abbastanza.
Non lo sarà , certamente, qualora la serenità ostentata dal club in merito alla gestione economica di questa stagione sportiva non corrispondesse ai fatti presi in esame dal TFN dopo la segnalazione della procura.
L’ambiente merita chiarezza sul reale stato di salute economico del Club e sulle sue prospettive future. La squadra che, con tutti i propri limiti e malgrado il passo falso del San Vito, sta lottando per raggiungere l’obiettivo merita maggiore serenità ed onestà intellettuale nei giudizi.
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