Motta, Luvarà può sorridere: “Tanta paura, ma ora voglio tornare in campo”

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A ritmi asincroni rispetto a pochi giorni addietro, Demetrio Luvarà sta lentamente tornando alla normalità. La storia di questo terzino, ambidestro, classe 1994, si riscrive da sabato pomeriggio. Il sabato pomeriggio di un fuori-quota coincide spesso con un’uscita anticipata da scuola, un pasto veloce e, borsone al braccio, tutti al campo per la partita. La partita in questione è Motta San Giovanni – Real Altopiano, match valido per il girone H del campionato di Seconda Categoria. All’inizio della ripresa il Motta, squadra di Luvarà, è in vantaggio di due gol in virtù delle reti messe a segno da Callea e Monorchio. Poi succede l’impensabile che fa temere al peggio: attimi di paura, perché trovare termini scevri della stessa carica emotiva è impossibile. Paura. Paura. Paura. E’ il leitmotiv che risuona, che rimbomba. Poi torna il sereno e, quasi quasi, riparlarne aiuta a capire che alcune storie, una volta vissute, una volta superate, fanno meno … paura di qualche giorno addietro.

Demetrio, innanzittutto, come stai?

“Meglio. Molto meglio. Sabato e domenica avevo dei dolori alle costole, alla testa. Oggi mi sento bene, voglio tornare il prima possibile alla vita di tutti i giorni“.

Cosa ̬ successo ad inizio ripresa di quel Motta РReal Altopiano?

“Sinceramente, non ricordo nulla! Gli attimi antecedenti allo scontro di gioco e quelli successivi non li conservo. A raccontarmi dell’accaduto, sono stati mio padre, che era presente sulle tribune, e i miei amici. Ed è stato orribile. Stavo chiudendo una diagonale, guardavo il pallone. Vado a colpire di testa e non valuto la posizione del mio avversario. Mi è arrivata una forte ginocchiata sulle costole e, nella caduta, ho battuto con la testa: il ragazzo del Real Altopiano è, a sua volta, caduto su di me, e a quel punto ho perso i sensi per una decina di minuti. Sono stati sicuramente attimi terribili. Nonostante il battito cardiaco fosse regolare, non ho dato segni di vita per tutto quel tempo“.

Chi ti ha prestato i primi soccorsi?

“Era presente un medico di Motta, che ringrazio, che mi ha assistito per i primi momenti successivi all’impatto. Abbiamo chiamato un’ambulanza, ma non ce n’erano di disponibili. E’ stato terribile. L’unica salvezza sarebbe stato l’elisoccorso. Grazie a Dio non c’erano aerei pronti a partire o atterrare, altrimenti sarei dovuto andare fino a Catania. Invece, atterrati al Tito Minniti, è venuta a prendermi un’ambulanza libera. Quando è arrivato l’elisoccorso a Motta mi hanno subito fatto una puntura di adrenalina, e in quei pochi secondi di lucidità ho detto ai miei compagni: ‘Ragazzi, riprendiamo, stiamo vincendo, no?’. Ma l’effetto è durato poco e mi hanno portato all’ospedale per evitare, ovviamente, complicazioni. Ma, come dicevo, non ricordo nulla“.

Molti, in questi giorni, ti sono stati vicino…

“Si, ho amici speciali che non mi hanno fatto mancare niente. Sono sempre a casa mia, mi hanno dimostrato grande disponibilità e non posso che ringraziarli di cuore. Mi hanno chiamato il mister, i compagni e tutta la dirigenza che si sono sincerati delle mie condizioni, e spero di poterli riabbracciare presto“.

L’imperativo è tornare alla vita di tutti i giorni: famiglia, scuola, pallone…

“Assolutamente. I miei familiari mi sono stati vicino, non ne avevo il minimo dubbio. Domattina (oggi,ndr) rientrerò a scuola e settimana prossima, spero, andrò anche ad allenarmi perché non vedo l’ora di tornare in campo“.

La solidarietà, dopo il tuo infortunio, è stata tantissima…

“Sì. Colgo l’occasione per ringraziare le società che si sono mostrate disponibili, ringrazio i miei compagni del Motta e il Real Altopiano, di nuovo i miei amici, chi mi ha prestato soccorso e, voi di Reggionelpallone.it per l’interesse mostrato nei miei confronti. Spero di non aver dimenticato nessuno. In tal caso, chiedo scusa fin d’ora. Sapete, sono un po’ confuso (sorride, ndr)“.

Francesco Mansueto – Reggionelpallone.it