La gioia del ritorno. In amaranto. Da allenatore. Il percorso di Davide Dionigi si re-intreccia con quello della Reggina. Un passato da calciatore, adesso  la nuova esperienza come guida tecnica del club di Via delle Industrie. Presso la Sala 1914 dello Stadio Granillo inizierà ufficialmente il nuovo corso di “Re Davide“, con la conferenza di presentazione che Rnp, ovviamente, vi riporterà in rigorosa DIRETTA.
Torno a casa – “Ben ritrovati a vecchi amici, vecchie conoscenze. Un benvenuto anche ai nuovi, che conoscerò durante l’anno. C’è emozione, non lo nascondo: Reggio ha significato tanto nella mia vita, e tornare qui dopo 12-13 anni è motivo di grande orgoglio. Ringrazio la Società che mi ha dato la possibilità di allenare in Serie B. Sono giovane, ma ho gli stimoli giusti. Se anni fa m’avessero detto che avrei allenato la Reggina, mi sarei messo a ridere. Ho imparato, comunque, che nella vita ci sono cose che ti fanno felice, e che, ovviamente, ti inorgogliscono. Torno a casa, sono onesto. Torna Davide, anche se sotto un’altra veste: spero di coinvolgere la gente di Reggio, e innanzitutto un grazie a tutti“.
Lo spirito giusto – “A me interessano anche le componenti caratteriali nei confronti della maglia amaranto, non solo prettamente tecniche. Sicuramente la voglia dimostrata da un calciatore è importante“.
Tempo per far bene – “Io e il Presidente ci siamo trovati subito d’accordo. Le chiacchiere lasciano il tempo che trovano: in due anni ho costruito qualcosa di importante nella mia precedente esperienza. E’ giusto principalmente guardare al presente. Il progetto tattico, il voler costruire un determinato tipo di gioco, deve essere supportato da un periodo di tempo che possa permettere la realizzazione di un’idea“.
Cuore e tattica – “Il concetto della difesa a tre è stato il mio cavallo di battaglia. Non prescinderò da questo, che è il mio credo. D’avanti, invece, dovremo individuare le migliori possibilità , in base ai calciatori. Prima di tutto, l’importante è il cuore. Detta così, la parola cuore si carica di diversi significati. La prerogativa deve essere il cuore, senza carattere e voglia non si va lontani. Chi ha la fortuna di fare questo mestiere, è gente fortunata: è una cosa che ho imparato col tempo. Dobbiamo fare il massimo, e su questa idea non verrò mai meno. Da calciatore ho vissuto le emozioni del Granillo, e so le emozioni che si provano ad indossare questa maglia. Mi reputo una persona equilibrata. La gente si coinvoge solo con la voglia di giocare a calcio: solo così potremo riavvicinare la città “.
Calcio “emozionale” – “Dobbiamo proporre un calcio emozionale. Il calcio delle prime donne è finito. Ne è un esempio la Juve di Conte. La mia linea di conduzione non è facile, perché il calcio ha perso valori e voglia di fare il proprio dovere. C’è ancora qualcuno che ci crede, e questo cercherò di infonderlo nei miei ragazzi“.
Unione di intenti – “Alcuni ragazzi dovrò conoscerli, ma sarà il campo che mi darà la possibilità di valutarli. Ci sono dei programmi che vanno concordati tra me e la società . Chi andrà via verrà rimpiazzato, ma sono circostanze che si ripetono nel calcio. Non esiste più l’allenatore che decide tutto, o la Società che decide tutto. Deve esistere unione di intenti“.
Centrocampo “totale” – “L’attaccante moderno non può pensare solo a far gol e il centrocampista deve pensare anche a dare copertura. Il calciatore di adesso ha caratteristiche diverse di quello di quindici anni fa. Il meccanismo di riconquista della palla deve coinvolgere tutti gli elementi, non solo i centrocampisti. Bisgogna avere gente con corsa, anche se gli elementi di qualità , non lo nego, fanno felice tutti gli allenatori“.
La figura dell’attaccante – “Un attaccante non deve per forza raggiungere la doppia cifra, ma è normale che deve comunque cercare di far gol, se no dovrebbe cambiare mestiere. Certo, vedere un attaccante fare moltissimi gol stride con il concetto di gioco di squadra. Non vi deve essere solo un punto di riferimento da sovraccaricare di responsabilità “.
Prima non prenderle, poi… – “A livello numerico, la Reggina l’anno scorso ha preso qualche gol di troppo. La fase difensiva la curo molto, anche se sembra strano sentirselo dire da un attaccante. Preferisco non prendere gol, prima che farlo. Qualche cosa cambierà in difesa“.
Gruppo, niente leader – “Gli elementi carismatici non trascinano sempre la squadra. E’ il gruppo che spicca nei momenti di difficoltà . Non c’è un leader: tutti dovranno portare avanti la baracca“.
Ritiro in città – “Da anni, ormai, vediamo come le grandi squadre come il Milan guardino di buon occhio il fatto di volersi allenare a mare, piuttosto che in altura. Allenarsi a Reggio è positivo, ci abitueremo a temperature che poi ritroveremo“.
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Pasquale Romano – Reggionelpallone.it
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