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Jimmy Fontana non ci sta. Condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di squalifica nell’ambito di ‘Scommessopoli’, l’ormai ex portiere del Novara continua a professarsi innocente, soprattutto in merito a quel Chievo-Novara di Coppa Italia, il cui esito finale, secondo gli inquirenti, fu pilotato. “Fu una partita come tante altre– ha dichiarato Fontana al sito sporteconomy.it- dove non era poi così impossibile prevedere una vittoria del Chievo, visto che giocavamo con le seconde linee ed io per primo in quel periodo venivo solo utilizzato per le gare di Coppa Italia, sulla base di un turnover naturale, che avviene ciclicamente in ogni club che si rispetti, quale che sia la serie. Come fu più volte ricordato dal conduttore de LA7, era un campo ignobile, difficilissimo, lento, per certi versi anche melmoso. Insomma un campo dove non disputare alcuna partita. Eppure giocammo lo stesso. Anomallie? No, assolutamente. Il Chievo Verona vinse perchè era più forte e sfruttò al massimo il fattore campo. Non notai nulla di strano né tra i miei compagni, né tra i veronesi. Nessuno di noi avrebbe voluto perdere, siamo tutti professionisti. E’ sufficiente leggere i tabellini di quella partita e qualsiasi giudice si accorgerebbe che al massimo c’erano quattro elementi del Novara che avevano fatto più di 4-5 presenze in campionato“.
Proseguendo, Fontana smentisce anche qualsiasi contato col suo principale accusatore, ovvero Carlo Gervasoni. “Credo di non averlo mai incontrato non solo nell’ambiente calcistico, ma soprattutto in campo. Trovo difficile aver potuto ordire una trama del genere, senza averlo mai sentito direttamente o indirettamente. Un testimone puro o “diretto ha un grande valore in un’indagine come questa, ma Gervasoni parla troppo spesso per sentito dire. E’ semplicemente un pentito. Credo che un pentito abbia un valore nel momento in cui può essere riscontrato o verificato tutto ciò che sa o racconta agli inquirenti. Non mi sembra che sia il caso di Carlo Gervasoni, a partire dalla mia storia”.
rnp
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