La versione di Breda…di Pasquale Romano

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La parola d’ordine delle ultime settimane è ‘onore’. ‘La Reggina deve onorare il campionato sino all’ultima giornata, per i bilanci non è ancora tempo’, da diverse settimane società e allenatore ripetono ossessivamente il motivetto. Con risultati risibili: gli amaranto infatti non hanno onorato alcunché, perdendo anzi spesso e volentieri, in alcuni casi anche la faccia. Il crollo verticale è supportato dai numeri: con i 55 punti attuali, la Reggina è più vicina alla zona play-out (+ 11 sull’Empoli)  che alla zona play-off (- 12 dalla Sampdoria), impossibile finire peggio. Vicenza permettendo. La questione dell’onore risalta se si vede come hanno chiuso la stagione Cesena e Novara in serie A o Albinoleffe e Gubbio nel campionato cadetto. Al contrario, il finale della Reggina mette un po’ di malinconia: dietro la parola ‘motivazione’ ci si può nascondere, ma solo fino a un certo punto.

Roberto Breda si appresta a salutare la Reggina. Con quante colpe? Difficile capirlo. Il tecnico veneto si è sempre perso dopo un inizio brillante, quasi a confermare la caratteristica di ‘allenatore ad orologeria’. Ottima la fase iniziale della stagione, naufragata in quel di Vicenza dopo mesi senza vittorie, buono l’impatto iniziale nel post-Gregucci ma presto tramutatosi in una sfilza di risultati negativi. Se il materiale a disposizione non era di prima scelta (su questo ci sono pochi dubbi) Breda però ci ha messo del suo per peggiorare le cose. Anche in questo caso si è provato a giocare a nascondino con scarsi risultati. Le questioni relative a Nicolas Viola e Bonazzoli hanno tenuto banco negli ultimi due mesi. Per stabilire che il giovane di Taurianova fosse il miglior centrocampista della Reggina, l’unico uomo in grado di dare geometrie e qualità, non c’era bisogno della punizione con il Sassuolo. In mezzo al campo si doveva partire da lui, e attorno costruire la squadra. Lapalissiano. Il tecnico amaranto invece ha preferito tenerlo in panchina, adducendo motivazioni tecnico-tattiche poco comprensibili. Un po’ il remake di quanto visto a inizio campionato: Viola in panchina, perché non al meglio della condizione.

Qualcuno ha anche giustificato il declassamento di Viola con la prossima cessione al Palermo. Un po’ come se la Fiorentina mettesse a riposo l’uomo di maggior qualità (Montolivo) perché promesso sposo al Milan. Cosa che naturalmente non si è mai verificata. Quanto a Bonazzoli, dal ritorno di Breda in panchina se ne sono perse rapidamente le tracce. Una fugace apparizione e nulla più, anche in questo caso le motivazioni (problemi fisici) non convincono. Breda non ha perso il treno play-off, scappato via inesorabilmente prima del suo ritorno. Ha perso una buona occasione per dimostrare il proprio valore, al di là dei risultati di un finale di stagione senza stimoli e obiettivi.  Mettere da parte i giocatori migliori in nome di una motivazione che, inevitabilmente, fugge dal rettangolo verde non gli fa onore. Onore, parola d’ordine tradita. 

p.r. – rnp