Dall’8 giugno al 1º luglio 2012 andrà in scena il campionato europeo di calcio, che vedrà impegnate le Nazionali qualificate alla fase finale che si disputerà in due paesi, la Polonia e l’Ucraina. Gli “Europei di calcio”, così come il Mondiale, sono un’occasione importante per i paesi organizzatori che attraverso di essi possono mostrarsi al mondo interno, attirare attenzione mediatica e soprattutto tanti sponsor. Polonia e Ucraina si sono adoperate affinché si arrivasse a questo prestigioso appuntamento nel migliore dei modi, soprattutto per rendere i loro luoghi i più ospitali possibili per i tanti tifosi – turisti che si appresteranno a godere lo spettacolo del meglio del calcio europeo.
Purtroppo però, tale concetto è stato eccessivamente “enfatizzato” dal Governo ucraino, tanto che per rendere la propria Nazione più vivibile e godibile ai visitatori, da alcuni mesi si è dato il via ad una vera e propria “mattanza” contro i cani randagi che circolano nel paese, col solo scopo di rendere più sgombere le strade. Ne sono stati uccisi a migliaia sino ad ora, con metodi atroci, tanto da essere arrivati ad utilizzare dei forni crematori “portatili” per incenerire le carcasse abbandonate sui bordi delle strade. Quanto è successo in Ucraina in questi mesi non è soltanto sconvolgente dal punto di vista della sensibilità umana, ma è anche e soprattutto illegale. L’Ucraina infatti, tempo fa ha sottoscritto la convenzione europea sulla protezione degli animali da compagnia, ma pur facendolo non ne ha rispettato i principi. Nonostante le autorità abbiano continuato a dire che la “mattanza” era un ricordo, in quanto veniva sospesa, per giorni e mesi si è continuato a vedere animali morti per strada. Anche in questo caso è stato il business a dettare comportamenti che seppur atroci, sono stati travalicati e giustificati da “motivi più importanti”…
In tanti si sono opposti a questa barbarie, sia dal mondo legato allo “Animalismo” che lotta per la tutela giuridica ed etica nei confronti delle specie animali, sia dal mondo del calcio, soprattutto dalle tifoserie, che in più occasioni hanno manifestato il loro disappunto, attraverso l’esposizione di striscioni ed altro. Si sono costituite anche tante associazioni, comitati, gruppi su internet, che chiedono a gran voce la cessazione delle uccisioni e soprattutto invocano il boicottaggio al campionato europeo da attuare nelle più svariate forme, quali ad esempio evitando di vederne le partite in Tv, oppure boicottando gli sponsor che sostengono il torneo. Effettivamente dinanzi a cotanta inciviltà, il boicottaggio sarebbe il minimo, soprattutto se si considera come la stessa Ucraina oggi sia sobbalzata agli onori delle cronache, anche per un altro caso negativo, dinanzi al quale buona parte d’Europa si è indignata. Mi riferisco al caso Tymoshenko, l’ex primo ministro protagonista della famosa “rivoluzione arancione”, che ha dichiarato di aver subito delle violenze in carcere. Alcuni leader europei tra i quali la Merkel hanno dichiarato che non prenderanno parte agli Europei se tale situazione non sarà risolta entro l’inizio degli stessi. Di parere diverso il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz che sostiene che il boicottaggio non serve in quanto il dialogo è molto più efficace perché “permette di influenzare le istituzioni in Ucraina, per garantire alla signora Timoshenko le cure mediche di cui ha urgentemente bisogno”. A dire il vero, relativamente ad un eventuale boicottaggio, si deve sottolineare come esso sia impraticabile in quanto danneggerebbe anche l’altra nazione organizzatrice, la Polonia, che in tal caso pagherebbe per colpe non sue.
Quindi con molta probabilità,anche in questo caso prevarrà il noto aforisma “The Show Must Go On”, come è prevalso qualche settimana fa in Bahrain, dove si è disputato il Gran Premio di Formula 1, mentre a poche centinaia di metri impazzavano violenti scontri tra manifestanti della popolazione sciita contro il regime sannita, che hanno cagionato la morte di un manifestante e centinaia di feriti. Il GP come le prove che lo precedono, si è disputato regolarmente, mentre a poche centinaia di metri dal circuito automobilistico si scontravano dei civili contro le forze di polizia legate al regime. Lo slogan dei manifestanti, issato su striscioni e bandiere è stato “Formula Uno di Sangue”; evidentemente o il rombo dei motori è stato talmente forte che nessuno si è accorto di quanto stava avvenendo a poca distanza, oppure anche in questo caso il business ha prevalso…d’altronde lo dicevano anche i latini “Ubi Major, Minor Cessat” !
Marco Giacomantonio-reggionelpallone.it
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