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Io ritengo che protestare sia legittimo. Lo è quando bisogna difendere i propri diritti, come fa un lavoratore quando rischia di perdere il posto di lavoro, lo è altrettanto, quando a protestare sono persone che pagano profumatamente un biglietto, o ancor meglio un abbonamento, per vedere i propri beniamini competere in una gara.
Alcuni sostengono che il paragone tra questi esempi appena descritti sia da escludere a priori, in quanto trattasi di 2 situazioni completamente diverse; il calcio per i tanti oppositori di tale raffronto, non ‘sfama’ il tifoso come invece farebbe una qualsiasi occupazione lavorativa per il lavoratore. Anzi, i fautori di tale ragionamento vedono nel tifoso uno ‘sfigato’ che s’infervora inopinatamente per delle persone (i calciatori) pagate fior fior di quattrini, che di lui, del tifoso, non si interessano proprio. Al contrario i tifosi, ma anche tutte le persone dotate di un minimo di passione e interesse verso qualcosa o qualcuno, sono ovviamente di parere contrario, e formulano il ragionamento sopra descritto in maniera completamente opposta: proprio perché vi sono persone (i calciatori) strapagate per indossare una maglia, quella della propria squadra del cuore, occorre che essi diano il massimo, che onorino la maglia, altrimenti è meglio che se la tolgano! Tale premessa è d’obbligo per centrare l’argomento di cui si tratta. Le divergenze di opinioni su quanto accaduto a Genova la scorsa domenica, nonché su situazioni analoghe accadute in Italia in questi anni, si fondano su questi differenti approcci verso la materia in questione.
Attenzione, chiariamo subito, a scanso di equivoci, che quanto hanno fatto i genoani al tirar delle somme è sbagliato, e quando sbagli è giusto accettare le relative sanzioni. Allo stesso tempo però, è d’obbligo anche un altro tipo di considerazioni.
Una persona pragmatica, che fa uso della sola ragione, e che usando richiami filosofici potremmo definire di “spirito apollineo”, non potrà mai capire cosa possa spingere un tifoso a protestare veementemente verso i propri beniamini, rei, ad avviso dei tifosi, di scarso attaccamento alla maglia; di diverso avviso invece saranno coloro che preferiranno lo “spirito dionisiaco”, quello passionale, che spinge il proprio cuore verso stati di gioia che certamente il cervello, per quanto perfetto possa essere, certamente non riuscirà mai a dare.
Forse il problema sta tutto nella società attuale, che vuole la sua gente disinteressata alla vita, buona solo quando si tratta di acquistare l’ultimo modello di smartphone, o di suv col navigatore.
Sembrerebbe proprio vero che nell’era contemporanea, basata sulla concretezza quanto sull’ipocrisia , tutto ciò che spinge l’uomo verso impulsi di piacere, che siano essi dati dal calcio, dalla musica o dalla politica, sia da debellare. Se analizziamo attentamente quanto avvenuto a Genova in occasione dell’incontro tra il Genoa e il Siena, constatiamo come non ci siano stati né scontri né feriti. Nessun oggetto ha colpito qualcosa o qualcuno, non c’è stato nessun contatto con l’arbitro o con la tifoseria avversaria, nessun ferito, nessun danno. C’è stata solo una protesta troppo energica e sicuramente sbagliata, ma che non era figlia della delinquenza o del vandalismo. L’aver richiesto ai propri giocatori di levarsi le maglie, simbolo della loro fede calcistica, è un segno di rispetto verso chi, per quella maglia, ha fatto tanti sacrifici.
I “ben pensanti”nostrani, che all’appello non mancano mai, hanno preso subito la palla al balzo, per ripetere certi concetti che ormai risuonano come vecchie litanie: delinquenti, teppisti, mascalzoni ! Eppure gli stessi tifosi, gli Ultrà del Genoa, qualche mese fa venivano etichettati dalle stesse persone che ora li accusano, quali ‘Angeli del Fango‘, quando in seguito all’alluvione di Genova, si attivarono immediatamente per spalare il fango e aiutare la popolazione in difficoltà. Lo stesso Presidente del Genoa Preziosi, ha gettato veleno verso i suoi tifosi piuttosto che stemperare i toni e cercare di risanare una situazione che, in fin dei conti, non presentava nulla di così grave. Già, Preziosi, ovvero colui che qualche anno fa era stato trovato con una valigetta contenente 250mila euro, che serviva per ‘acquistare’ una partita di calcio. Se qualcuno l’avesse dimenticato, l’episodio costò al masismo dirigente una condanna per corruzione sportiva a sei mesi di carcere (oggi ‘stoppati’ dalla Corte di Cassazione) e cinque anni di interdizione sportiva. Il Genoa invece, passò dalla conquista della A alla retrocessione in C1.
Ma spostare l’attenzione sull’argomento ‘tifo violento’ è sempre un buona scusa per distrarre l’attenzione del pubblico su ciò che impazza da alcune settimane su Tv e sui giornali. Basti pensare allo scandalo del calcio-scommesse, di cui l’Italia sembra proprio non possa farne a meno, visto che ormai sono anni che se ne parla, e sembra proprio non ci sia nessuno a pagarne le conseguenze, se non i tifosi… Ma si, alla fine è sempre colpa dei tifosi, perché così tutto è più comodo…
Marco Giacomantonio-reggionelpallone.it
(foto pegaso- tuttosport.it)
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