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Dopo lo choc iniziale, nel vedere giovani vite che evaporano senza un perché, arriva il momento degli interrogativi. La domanda è d’obbligo: si tratta solo di tristi casualità , inghiottite da un destino inappellabile? La risposta, di chi per mestiere fa il dottore, o cardiologo, è si. Se i numeri però contano qualcosa (ed è cosi), confermano che negli ultimi anni le cosiddette ‘morti bianche’, sul campo di gioco, sono in preoccupante aumento. Foè, Feher, O’Donnell, Puerta, Sergihno, Tchingoma, e adesso Morosini. Sette morti in nemmeno dieci anni: troppe, decisamente superiori rispetto al secolo precedente. Non solo il calcio è in lacrime, nell’ultimo mese anche la pallavolo ha pianto per due volte: prima la morte di Igor Bovolenta, ex nazionale azzurro, sabato scorso la venezuelana Veronica Gomez, deceduta alla stessa età (26 anni) e nello stesso giorno di Morosini.
Oggi un piccolo sospiro di sollievo, dal Brasile: l’attaccante dell’Oeste, Roger, è stato colto da convulsioni ed ha in seguito perso la coscienza al 39′ del primo tempo, nell’incontro valido per l’ultima giornata del Campionato paulista. Trasportato d’urgenza in ospedale, fortunatamente non è in pericolo di vita. Fuoriesce dal caso delle morti bianche, ma condivide dolore e rabbia, la scomparsa di Mirko Fersini, giovane terzino della Lazio, deceduto dopo una settimana di coma in seguito a un incidente stradale. Dinamica che ricorda un altro promettente difensore volato via troppo presto: Niccolò Galli, figlio di Giovanni (portiere di Milan e Fiorentina), anche lui morto per un maledetto incidente in sella a uno scooter.
Stupisce, e preoccupa, il ribaltamento di prospettiva: lo sport, espressione massima di felicità e spensieratezza, che talvolta si trasforma in un killer implacabile. Rimane un senso di sconforto, di atroce inspiegabilità . Atleti giovani, sani e forti, morti senza un perché. Rimane il dolore, accompagnato da una domanda che si fa sempre più impegnativa: ma è solo un caso?
Pasquale Romano – rnp
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