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Il presidente dell’Albinoleffe, Gianfranco Andreoletti , replica piccato alla Gazzetta dello Sport. Motivo di frizione, l’articolo apparso sulla rosea mercoledì 4 gennaio 2011, titolo “Terremoto Calcioscommesse. L’epicentro è Bergamo”.
Con ironia e simpatiche metafore, il massimo dirigente dei bergamaschi respinge con forza accuse e dubbi, sottolineando la massima correttezza della sua società .
Ecco il testo della lettera inviata al direttore della Gazzetta, Andrea Monti:
Egregio Direttore,
leggo sul Suo giornale di ieri una frase che ci riguarda “(…) Se certe dichiarazioni di Gervasoni risultassero vere e riscontrate, si potrebbe ritenere che l’AlbinoLeffe non fosse una squadra, ma una ricevitoria, l’AlbinoBet”, e mi corre l’ obbligo di farLe presente che l’U.C. AlbinoLeffe non è mai stata e mai sarà niente di diverso da una società di calcio, che intende promuovere la pratica dello sport e il rispetto di alcuni valori che lo caratterizzano.
La società si è già espressa in maniera puntuale e precisa in merito alle incresciose vicende cui si fa riferimento mettendosi a disposizione sia della Procura di Cremona che della Procura Federale. Ribadisco e sostengo nuovamente l’assoluta e categorica estraneità della società U.C. AlbinoLeffe ad ogni tentativo di alterazione dei risultati ottenuti sul campo e confermo la nostra intenzione di difendere l’onestà , la trasparenza, l’onorabilità e il nome dell’U.C. AlbinoLeffe in tutte le sedi opportune.
Cortesemente La invito, se lo ritiene utile ed interessante per i suoi lettori, a rappresentare anche lo stato d’animo di chi, dopo aver investito tempo e denaro, si trova coinvolto in vicende che screditano il lavoro di tanti anni e creano disorientamento nei nostri giovani, in chi ama il calcio in genere e in particolare ai nostri tifosi che, al grido di “mei poch che nisù” , ci sono sempre stati vicini oltre che essere per noi un motivo di rispetto e d’orgoglio.
La lettura dei verbali degli atti che risultano dagli interrogatori svoltisi ci lasciano profonda amarezza e delusione sia dal punto di vista umano che sportivo: sembrerebbe che tanti giocatori, che consideravamo “bravi ragazzi” e che hanno fatto parte, in anni passati, della nostra 1a squadra, hanno tradito la/le società d’appartenenza e gli elementari principi deontologici della loro professione che noi e le loro società d’appartenenza precedente, sono certo, abbiamo indicato. E parrebbe, altresì, che ci “siamo giocati” la promozione in serie A (!) nel campionato 2007-08 e la partecipazione ai play-off nel 2008-09 non per questioni “di valore sportivo” ma per altre nefandezze.
La giustizia farà il suo corso e serenamente seguiamo l’evolversi, ma è chiaro fin d’ora che l’eventuale danno economico-sportivo sarebbe enorme, ma, comunque, sempre troppo poco in confronto al discredito procurato.
Usando l’espressione di un collega, anch’io mi sento un “tonto”, perché non mi sono mai accorto di nulla: ho anche “pesantemente discusso”, come ricorda in altro articolo un suo giornalista, con collaboratori, ma facendo sempre analisi tecnico-sportive che alla luce dei fatti che stanno emergendo forse non erano neanche corrette, ma Le garantisco, che nessuno m’ha mai invitato a riunioni in casa private dove, forse, si decideva per chi giocare o ci si spartiva denaro.
A nome della società , dei compagni di squadra e di tutti i collaboratori mi permetto di chiedere, almeno fino a prova contraria, che vengano evitate in articoli di analisi sportiva battute degne del miglior … “rompi pallone” .
rnp
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