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LE FORMAZIONI: Nessuna sorpresa tra le file dei padroni di casa. Mandorlini sceglie Scaglia come terzino sinistro, confermando Jorgihno dietro le punte Gomez e Pichlmann. Breda non modifica il consueto 3-4-1-2, D’Alessandro e Rizzo vincono i ballottaggi con Colombo e Castiglia, Ragusa e Nicolas Viola si riprendono la maglia da titolare.
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SOFFERENZA – Partono meglio i padroni di casa, più decisi e alti nel pressing: la prima occasione è per Pichlmann al 15’, l’attaccante autriaco riesce soltanto a sfiorare il cross di Hallfredsson. Sette minuti più tardi è Juanito a provare il tiro, provvidenziale la chiusura in scivolata di Marino. La Reggina, timorosa e a tratti sovrastata dalla prepotenza avversaria, non riesce a rendersi pericolosa: da registrare c’è il cross basso di Rizzato indirizzato a Bonazzoli, bravo Abbate ad anticipare l’attaccante amaranto. Continua la pressione dei veneti, che poco prima della mezz’ora trovano il meritato vantaggio. Magia di Juanito che dopo aver saltato Emerson e Marino pesca Pichlmann, tutto solo in mezzo all’area: facile per l’austriaco di testa depositare il pallone nella porta amaranto. Trovato il vantaggio, il Verona abbassa il baricentro e allenta la pressione, indemoniata, della prima mezz’ora. La Reggina prova a rialzare la testa e negli ultimi dieci minuti della prima frazione ha le prime vere due occasioni, con Ragusa e Missiroli. Il tocco al volo dell’ex salernitana finisce alto, mentre il tiro di Missiroli è debole e centrale. Finisce il primo tempo con un Verona meritatamente in vantaggio, Reggina quasi fotocopia rispetto ai primi 45’ di Bergamo: poche idee e confuse, condizione fisica che appare lontana rispetto a quella degli avversari.
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TANTO RUMORE PER NULLA – Il secondo tempo inizia con il cambio di Breda: il tecnico amaranto cambia Antonio Marino con Ceravolo, Reggina in campo con una sorta di 4-2-1-3, con il solito Missiroli a dare una mano in fase di non possesso. Il neo entrato nei primi 5’ ha due occasioni per firmare l’1 a 1: prima il suo sinistro da buona posizione finisce a lato di poco, due minuti più tardi è Rafael a bloccare il suo tiro da posizione defilata. Reggina che mantiene la pressione costante: tra l’8 e il 15’ è Bonazzoli a rendersi pericoloso senza fortuna. Il Verona intuisce il pericolo e torna ad affacciarsi nell’altra metà campo: al 17’ il colpo di testa di Pichlmann finisce alto, tre minuti più tardi ci prova Tachtsidis di sinistro, conclusione larga. Breda al 25’ richiama Ragusa e inserisce Campagnacci, al rientro dopo l’infortunio muscolare. Mandorlini nell’ultimo quarto d’ora si abbottona sostituendo Pichlmann e Jorgihno con Doninelli e D’Alessandro. Amaranto che continuano ad avere il predominio territoriale, senza però riuscire a creare gli stessi pericoli di inizio frazione. Al 34’ una bella combinazione Missiroli – Bonazzoli – Missiroli si conclude con il piatto di quest’ultimo a lato, è l’ultima occasione per la Reggina. Nel finale Breda si gioca il tutto per tutto inserendo Sarno per Nicolas Viola, amaranto disperatamente a trazione anteriore. Il Verona, in contropiede, sfiora per due volte la rete del 2 a 0 con Juanito, mentre è di Campagnacci l’ultimo acuto.
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Finisce 1 a 0, come dieci anni fa. Allora Laursen, adesso Pichlmann, amaranto obbligati nuovamente a piegare la testa. Messi da parte i corsi e ricorsi storici, è più importante riflettere sul presente. La Reggina torna dalla doppia trasferta con un solo punto e tanti interrogativi. Le perplessità abbracciano più fronti, dalla condizione fisica all’approccio timoroso, sino all’evidente involuzione di alcuni giocatori chiave. Cosa è successo alla formazione di Breda? La sfida con la Sampdoria, prossimo avversario, fornirà le risposte.
Pasquale Romano – rnp
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