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Una ‘vita da mediano’, spesa con le maglie di Torino, Atalanta, Ascoli e Udinese. Squadre che hanno preceduto, o seguito, l’esperienza all’Inter, senza dubbio la più importante da calciatore per Andrea Mandorlini, per sette anni pilastro del centrocampo nerazzurro. Appese le scarpette al chiodo, ha iniziato la carriera di allenatore: dopo alterne fortune, gli ultimi anni sono stati una costante positiva. Play-off sfiorati con il Sassuolo, storico ‘triplete’ con i rumeni del Cluj, promozione con il Verona in serie B.
Il tecnico dei gialloblu, in esclusiva a RNP, racconta del magico momento del Verona, alla vigilia della sfida con la Reggina:
Mister, cinque vittorie nelle ultime cinque partite, non si sbaglia se si afferma che il Verona si trova in uno stato psico-fisico strepitoso.
“Stiamo bene, non posso negarlo. Nelle ultime settimane la squadra ha trovato gioco e risultati con continuità, anche se bisogna ammettere che in qualche occasione la fortuna ci ha dato una mano. La speranza è che questo periodo continui il più a lungo possibile”.
Si parla spesso dell’entusiasmo iniziale della neo-promossa. Con il passare delle giornate il Verona invece va sempre meglio, segno che c’è dietro qualcos’altro?
“Noi sappiamo quali sono le nostre qualità, e lavoriamo con attenzione per cercare di accrescerle. Adesso però non voglio che si parli di un Verona fatto di fenomeni, perché non è cosi. Conosco il campionato di serie B, so quanto è lungo e faticoso, dobbiamo fare ancora parecchia strada”.
Una nota che colpisce è il dato riguardante i punti conquistati in casa e fuori casa. Secondo lei come mai il Verona fa meglio fuori casa?
“Di sicuro la risposta non passa attraverso un diverso modo di giocare, il Verona non cambia idee o atteggiamento a seconda del fatto se gioca in casa o meno. Credo invece possano influire le minori responsabilità: giocare al ‘Bentegodi’ non è semplice, anche se mi ritengo soddisfatto delle prestazioni casalinghe dei miei ragazzi”.
L’asticella si può ufficialmente alzare o preferisce ancora tenere i piedi per terra?
“Mai sbilanciarsi troppo. L’obiettivo iniziale era la salvezza, continuiamo su quella strada vivendo giornata dopo giornata. Tra qualche settimana tireremo le somme e vedremo se ci sarà la possibilità di lottare per qualcosa in più”.
Passiamo alla partita con la Reggina, il Verona si presenta alla gara con qualche defezione nel reparto avanzato.
“Da diverse settimane ci trasciniamo qualche infortunato, non solo in attacco. Per la partita con la Reggina non avrò Ferrari e molto probabilmente anche Bjelanovic, le alternative per far bene in ogni caso non mancano”.
Quali le insidie della gara di domani?
“La Reggina è una squadra forte, non ci sono dubbi. Basta pensare al reparto offensivo degli amaranto: Bonazzoli, Campagnacci, Ragusa, Ceravolo, tutti attaccanti di assoluto valore per la categoria. Ha avuto qualche difficoltà nelle ultime trasferte ma prima aveva ottenuto vittorie importanti lontano da casa, sarà una partita complicata per noi ”.
Verona e Reggina si riaffrontano dieci anni dopo l’ormai famigerato spareggio-salvezza. Quale clima si respira all’interno e all’esterno dello spogliatoio?
“Sicuramente incontrare nuovamente la Reggina farà riaffiorare nei tifosi i bei ricordi legati allo spareggio di tanti anni fa, noi però cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla partita di domani. Visto che nessuno di noi è stato protagonista all’epoca, è una cosa che coinvolge più ai tifosi: noi pensiamo al presente”.
Ultima domanda, inevitabile, sul ‘Ti amo terrone’ che ha suscitato polemiche e fatto addirittura scattare un’inchiesta. Cosa vuol dire a riguardo?
“Era una semplice battuta, un momento di goliardia in una giornata di festa per la città di Verona. Chi mi conosce sa bene che non potrei nemmeno lontanamente avere questo tipo di pregiudizi, si trattava di una risposta scherzosa a tutti i cori (e non solo) che avevamo subito a Salerno. Credo che il calcio abbia perso un’occasione per sdrammatizzare ed essere un po’ autoironico, al contrario ho visto ipocrisia e perbenismo. Mi è sembrato di cogliere un atteggiamento prevenuto, forse perché si trattata di Verona, città che si vuol sempre mettere nell’occhio del ciclone. Meglio voltare pagina e pensare al calcio giocato”.
Pasquale Romano – rnp
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