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6 punti in 7 giorni, 10 in 5 gare. Secondo acuto al Granillo. Migliora il ruolino di marcia della Reggina targata Breda, che, adesso, deve proseguire su questa scia se davvero vuole ambire a qualcosa di fantasmagorico. I presupposti ci sono tutti, a parte gli svarioni difensivi puntuali come un orologio svizzero. Chi vince ha sempre ragione e, indubbiamente, Breda ne ha da vendere. Ha varato uno schieramento a lui più congeniale e fedele, non lasciandosi coinvolgere dalle sirene di quanti lo incitano a schierare contemporaneamente il trio Bonazzoli-Campagnacci-Ceravolo, con Missiroli un paio di metri dietro. Il marchio di fabbrica non si stravolge, altrimenti che brevetto depositato sarebbe? Ha varato uno schieramento pragmatico, a misura dell’avversario. Si è calato nella parte, grazie anche alla spregiudicatezza di un complesso che pensa più allo spettacolo anziché badare al sodo.
Non fossero così le squadre allenate dal tecnico boemo, la risonanza mediatica non sarebbe tale. Brinda la Reggina che batte lo spauracchio Zeman. In effetti, il complesso abruzzese ha concesso tutto ciò che chiedeva Breda alla vigilia. Ovvero spazi e praterie per i loro “purosangue”. Incombe sulla Reggina il fattore C&C, con la griffe Missiroli da esibire a chi non ha creduto in lui e alle sue caratteristiche di centrocampista completo e sprecato nella cadetteria. Gongola per ora Foti, consapevole che con Ceravolo e Missiroli la Reggina propone un reparto avanzato di prima qualità, il quale include il leader e capitano Bonazzoli, quest’anno più al servizio dei compagni, e il capocannoniere Alessio Campagnacci.
Un capitolo a parte merita l’allenatore. Così come l’abbiamo criticato dopo le contestabili scelte adottate contro il Padova (la sostituzione di Missiroli) o contro il Grosseto (l’uscita di Ceravolo per Barillà), probabilmente costate 3 punti, bisogna elogiarlo adesso. A pieno merito. La Reggina ha battuto il Pescara, così come Breda ha battuto Zeman. Il vero protagonista è stato lui: l’allenatore di Treviso. La cosiddetta “giornata sì” non è manna esclusiva dei calciatori che indovinano il colpo vincente o del portiere quando compie il miracolo che salva il punteggio. E’ propria anche della categoria degli allenatori ed è esattamente quanto successo sabato al tecnico amaranto. Sorprende con le scelte iniziali, rispolvera Colombo, conferma Rizzo dopo l’opaca prova di Gubbio e relega in panchina Ceravolo, l’uomo più in forma, per presentarlo nell’ultima mezzora per la standing ovation a Campagnacci . Quando comincia la gara è lampante che tutto segua un filo logico. Che avrebbe potuto non pagare, ma che certamente era stato progettato e studiato in relazione all’avversario. Ed ha scoperto tutti i limiti della banda di Zeman. Quindi il detto: la migliore difesa è l’attacco, non funziona poi così bene. Ci vuole l’equilibrio. Zeman però non si smentisce e va per la sua strada. A costo di tenere in bella evidenza nella sua bacheca solo due promozioni. Un salto in C1 con il Licata nel 1984-85 e uno in serie A col Foggia nel torneo 1990-91. Se Zemanlandia è questa, meglio il pratico Breda.
Lorenzo Vitto-rnp
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