Un sospiro di sollievo, e nulla più. Si chiude finalmente una delle annate più buie che la storia del calcio reggino ricordi, forse la peggiore. Tale considerazione, non nasce dai traguardi iniziali o dai progetti completamente falliti: l’amarezza e la delusione provata per una stagione intera, sono da ricercare attraverso concetti ben più profondi. Si, adesso possiamo dirlo senza mezzi termini: ci siamo vergognati più di una volta! Ci siamo vergognati nel vedere giocatori passeggiare per il campo senza alcuna voglia e senza alcuno stimolo, ci siamo vergognati nel vedere gli altri arrivare sempre primi sulla palla, spinti non da una maggiore qualità o da una maggiore condizione, ma bensì da un maggiore attaccamento. Ci siamo vergognati nel vedere squadre avversarie darci più di una lezione, non di gioco di tattica, ma di valori. Ci siamo vergognati per noi stessi, ci siamo vergognati per una Reggina che non ha rappresentato la città, che non ha rappresentato i colori, che non ha rappresentato nulla di riconducibile ad una squadra di calcio. E piano piano, la rabbia e la vergogna hanno lasciato il posto ad una sorta di apatia, di opaca rassegnazione… Già, questa squadra, a parte l’illusoria parentesi di Aprile, è riuscita in un qualcosa che mai e poi mai avremmo immaginato: ci ha tolto ogni emozione!
Sia chiaro, qualcuno si è salvato, anche se le eccezioni si contano sulle dita di una mano: una di queste è Maurizio Lanzaro, capitano degno di tal nome che lascia Reggio dopo 5 anni. Dei pochi superstiti di questo indecente naufragio, ce ne occuperemo comunque nei prossimi giorni. Ciò che bisogna sottolineare adesso, è che la stagione 2010-2011 rappresenterà per il calcio reggino una sorta di “anno 0”: bisogna ricostruire tutto, ritrovando quello spirito che oggi come oggi sembra lontano secoli. In questo deve essere quanto mai brava ed attenta la società: è vero che chi opera sbaglia, è vero che ammettere gli errori fa onore, ma è altrettanto vero che sbagliare ancora una volta significherebbe rischiare un vero e proprio punto di non ritorno.
E adesso, cari “professionisti”, andate pure. Fischiati, com’è giusto che sia. Lasciateci così, senza alcuna emozione, a pensare quanto era bello vedere Maurizio Poli uscire dal campo pieno di lividi e zuppo di sudore. Perché qui non è una questione di categoria, ma di rispetto. Un rispetto che non avete portato né verso la maglia, né probabilmente verso voi stessi: è’ questo il vero schiaffo che avete dato, a chi comunque vi ha sempre sostenuto. La speranza non è tanto quella di tornare in serie A, quanto di ritrovare presto l’orgoglio di tifare per la nostra Reggina, visto che quest’anno di Reggina, in campo, non c’era neanche l’ombra.
Ferdinando Ielasi
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