Fino a pochissimo tempo fa, bastavano eventi come quello di ieri per cambiare completamente la sorte di una stagione. Bastava accorrere all’improvviso al capezzale di una Reggina ferita e in difficoltà, stringerci tutti intorno ad essa, per trasformare uno stadio in una arena per gladiatori. Una arena vincente, che consegnava alla storia calcistica della città le pagine più belle. Miracoli del tifo, bacchetta magica di una passione popolare: il malato era guarito, era diventato più vivo e forte che mai.
Di quanto sia cambiato il vento, di come nel calcio non si possano rivivere sempre gli stessi scenari, ce ne siamo accorti ieri. La Reggina è di nuovo nei guai, la Reggina è “malata”, ha bisogno d’aiuto. E allora ecco la Società che chiama a raccolta, ecco i tifosi amaranto che accorrono al suo capezzale, ecco i tifosi amaranto ingrossare le fila. Adesso siamo di più, molti molti di più. E “chissenefrega” delle critiche piovute per tutto l’anno, dei proclami tipo “no,mi dispiace ma se le cose non cambiano io allo stadio non metto più piede”. Adesso bisogna salvare Reggio e la Reggina, bisogna dar vita ad una festa, impreziosita ancor di più dal nuovo Governatore della Calabria: è reggino dentro e fuori, è tifoso amaranto da una vita, è pronto a prendersi il giusto tributo della sua città, della sua gente.
Stavolta però, l’arena non ha i “poteri magici”, e la squadra in difficoltà rimane tale. Niente gladiatori, perchè la benzina è finita troppo presto ed i problemi sono come i fantasmi del passato: è raro che vadano via subito. Colpa del solito gol balordo, della solita sterilità di chi proprio non riesce a scatenare la fantasia e l’entusiasmo dei 15.000 presenti (già, 15.000, più del doppio della media stagionale…). Eppure, l’Empoli non ha certo recitato la parte dell’ospite scomodo, non ha fatto poi chissà cosa per sgualcire il “vestito delle grandi occasioni” indossato dal Granillo.
Sfilano via i giocatori, rimangono le preoccupazioni. Niente festa sportiva, niente svolta. Cosa rimane allora?Dove trovare un motivo per sorridere? Dal tabellone che segnala la sconfitta del Vicenza, e il pari in extremis subito dal Mantova? No, non basta. Per trovare veramente un sorriso, ti giri verso la Curva Sud, e vedi un gruppo di ragazzi che cantano e incitano ancora la loro squadra, mentre il resto dello stadio sta andando via tra mugugni e perplessità. Un applauso a quei 500 ragazzi è doveroso, perché hanno dato l’ennesima prova di attaccamento, di fede incondizionata. Hanno fatto capire a tutti cosa significhi alzare i propri vessilli col cuore gonfio di orgoglio, con un amore che non vuole guardare classifica e risultati. I veri protagonisti ieri, sono stati loro. Un sorriso, uno stimolo, un esempio per tutti.
Ferdinando Ielasi
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