Ci aveva preso, Agenore Maurizi. Il tecnico amaranto, ben conscio dei problemi della sua Reggina, fra assenze ed una condizione non ottimale visti gli impegni ravvicinati, nel primo tempo aveva costruito una diga davvero solida passando dal fedele 4-3-1-2 ad un abbottonato 3-5-1-1, riuscendo ad imbavagliare per quarantacinque un Trapani il cui potenziale offensivo è declinabile semplicemente nella scelta di lasciare in panchina, per scelta tecnica, Felice Evacuo, mandando in campo l’ex Paganese Reginaldo.
Il tecnico di Colleferro, dunque, non ha ostinatamente perpetuato il proprio credo tattico, sacrificandolo senza battere ciglio nel tentativo di portare a casa un risultato positivo. Che, comunque, alla fine, non è arrivato per merito della squadra di Calori -costruita per lottare per la promozione in Serie B- e il calo fisico di una squadra, quella amaranto, decisamente spremuta (7 gare negli ultimi 31 giorni) e privata dei suoi attaccanti migliori.
Il preambolo, dunque, è quello di riconoscere al mister della squadra dello Stretto la capacità di mettere in discussione la propria filosofia calcistica in nome del bene della Reggina. E questo, certamente, è un aspetto che deve far felici i tifosi in riva allo Stretto.
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