Sei stagioni con i colori amaranto, prima come calciatore e poi come tecnico e responsabile del settore giovanile. Una promozione dalla C alla B, un segno indelebile nella splendida squadra chiamata Banda Scala. Pietro Armenise è l’ospite dell”A tu per tu” odierno…
Hai visto dal vivo Bari-Reggina. Che idea ti sei fatto?
E’ stato come vedere due orchestre. Da una parte la Reggina, con un grande spartito, e dall’altra il Bari, senza spartito. Toscano è partito fin dal primo giorno di ritiro con il 3-5-2, modulo secondo me ideale per la categoria, ed i risultati si vedono. Cornacchini invece ha cambiato troppo, ed anche lì i risultati si sono visti…
Quando tu eri un calciatore affermato nella Banda Scala, Toscano muoveva i suoi primi passi da calciatore. Ci racconti il Toscano prima maniera?
E’ sempre stato uno tosto, di carattere, che si faceva rispettare anche da ragazzino. Uno cresciuto in tempi in cui i valori stavano alla base di tutto ed il rispetto della maglia veniva prima dei contratti. Queste cose, quando le fai tue, poi te le porti tutta la vita. Come calciatore invece, era un centrocampista dinamico e rapido, mi somigliava molto…
Chi lotterà per salire in serie B?
Presto per dirlo, perché la C è un campionato difficilissimo, dove non devi mai dare nulla per scontato. Ho visto la Casertana dal vivo a Bisceglie, e meritava di perdere: poi pero’, ha battuto il Catanzaro. Conta come arrivi in fondo alla stagione, in che condizioni sei. La Reggina comunque ha le carte in regola per vincere, e poi occhio al Catanzaro, squadra che ha lo spartito di cui ti parlavo prima.
Per i tecnici, il girone meridionale si conferma particolarmente duro: sette giornate, e già sei cambi…
Questo perché non c’è organizzazione e si tira troppo a campare, ma senza mettere le fondamenta per fare davvero calcio. La Reggina ha dimostrato organizzazione nello scegliere Toscano e poi nell’aspettarlo.
Presente e futuro di Pietro Armenise?
I giovani. Coordino una scuola calcio che vanta circa 300 iscritti e da due anni è affiliata al Genoa, mi sto divertendo tantissimo e faccio calcio come piace a me, peraltro a due passi da casa. Anche a Reggio, a dispetto delle difficoltà che c’erano, avrei voluto sviluppare un progetto importante che potesse portare grandi risultati a livello giovanile, ma non mi è stato permesso. Quando ho capito che per le mie idee non c’era spazio ho preferito andare via, anche se a malincuore…
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