Una doccia gelata, o se preferite un pugno che ti arriva, senza alcun preavviso, dritto dritto nello stomaco . Questo, agli occhi di chi scrive, l’effetto generato dalla mancata presentazione, da parte della Reggina, di una nuova fideiussione. Un fatto che non può non destare ansia e preoccupazione, ma che soprattutto potrebbe aprire scenari calcisticamente drammatici.
LA TEMPISTICA CHE LASCIA MILLE DUBBI…Il futuro della Reggina, salvo smentite che ci renderebbero più che felici, è appeso ad un filo, costituito dal ricorso presentato dal club al Tfn. Chiedendo l’immediata sospensione dell’efficacia del provvedimento (leggasi termine ultimo e perentorio, consistente nel sostituire la fideiussione posta in essere tramite la Finworld, entro e non oltre il 28 settembre), o in subordine una proroga di 40 giorni, la società dello Stretto ha definito “vessatoria ed ingiustificata” la richiesta della Figc. Non vogliamo entrare nel merito delle ragioni che hanno spinto al ricorso, così come non sta a noi stabilire quanto fondate siano le possibilità di far prevalere la propria tesi (ci sembra persino superfluo, sottolineare la fervida speranza che ciò accada). La tempistica tuttavia, lascerebbe perplesso anche il più disattento degli osservatori. Perché una presa di posizione del genere non è arrivata il 30 luglio, giorno in cui la sopracitata Figc ha comunicato ufficialmente la data entro cui andava prodotta una nuova garanzia fideiussoria? Perché si è aspettato la scadenza del termine ultimo , per poi ricordarsi che la richiesta è “vessatoria ed ingiustificata?”. E qui sorgono i primi dubbi. Perché un conto è avere delle problematiche ormai comuni a tutto il sistema calcio, ed essere costretti a fare di necessità virtù. Un altro conto invece, è ballare sul filo di un rasoio sempre più sottile e pericoloso…
IL PIU’ GRANDE DEI RISCHI-Tralasciamo per un attimo la “legittima malizia”, e diamo per buono che il club, pur avendone tutte le possibilità ed i requisiti, abbia improvvisamente deciso di non produrre una nuova fideiussione e di dar vita ad una sorta di “braccio di ferro”, per non sottostare ad una richiesta ritenuta ingiusta. La domanda, non può che essere una: cosa succederà, qualora il Tfn e-o i successivi gradi di giudizio, dovessero bocciare il ricorso? Le conseguenze, da far tremare i polsi, le conosciamo tutti: -8 in classifica, 350mila euro di ammenda e conseguente blocco dei contributi previsti dalla Lega (sui quali, è bene ricordarlo, parecchie società, Reggina compresa, fondano la loro sopravvivenza). C’è la possibilità di far fronte a tutto questo? C’è la possibilità di pagare regolarmente gli stipendi (a proposito, il primo step è fra poco più di due settimane..), far lavorare serenamente un gruppo che già è stato autore di una falsa partenza, di versare nelle casse del sistema calcio 350 mila euro e di poter terminare la stagione anche a fronte di un blocco dei contributi? La risposta ai nostri occhi ci sembra abbastanza scontata, specie dopo una settimana così nera, in cui l’unica comunicazione fatta trapelare dalla proprietà, annuncio del ricorso a parte, riguarda un autobus intitolato agli amaranto (come se in un momento del genere, potesse importare a qualcuno).
MONTAGNE RUSSE-Non vogliamo dare alibi a nessuno, né tantomeno a chi scenderà in campo con la gloriosa maglia amaranto addosso (a questa tematica, dedicheremo un capitolo a parte). Allo stesso tempo però, non possiamo non chiederci quale riscontro possano trovare gli obiettivi fissati ad inizio stagione, e testimoniati sia dalle scelte fatte che dai parecchi contratti a lunga durata. Avevamo toccato con mano un progetto, avevamo intravisto l’alba di un nuovo giorno, rendendo merito alla società in più di un’occasione. Si, ma adesso? Adesso c’è un gruppo di lavoro composto da dirigenti, tecnici e calciatori, che deve svolgere il proprio operato senza le condizioni minime. Un gruppo cosciente che, al momento in cui scriviamo, mancano uno stadio (riguardo questo punto, ovviamente, le responsabilità del club ai nostri occhi sono pressoché inesistenti…), una solidità economica e persino una SEDE SOCIALE .
RISPOSTE E SOLUZIONI- Una situazione del genere pesa come un macigno. Non si possono chiedere sforzi personali alla famiglia Praticò, che a quanto ci risulta già ne ha fatti parecchi. Non si può pensare che gente che ha fatto della cultura del lavoro la propria filosofia, metta a repentaglio le proprie risorse. Sarebbe da meschini, sarebbe delittuoso. Ma se non ci sono delle risposte positive alle domande che abbiamo avanzato finora (rispettiamo la scelta del silenzio intrapresa dalla società in un momento oggettivamente difficilissimo, pur non condividendola), allora qui si sta rischiando seriamente un altro baratro calcistico. E neanche questo può essere possibile, perché un altro salto bel buio, dopo quello del 2015, equivarrebbe ad un vero e proprio punto di non ritorno. Senza “piano B”, l’unica soluzione possibile è quella di cercare di mettere in vendita la società, per garantire all’unica Reggina ad oggi esistente, la possibilità di rimanere in vita . Adesso, subito, prima che sia troppo tardi. Senza indugi, senza aspettare che siano gli altri a presentarsi, ma andando personalmente a cercare potenziali acquirenti ed investitori. La famiglia Praticò ha avuto il coraggio e la passione, insieme ad un altro gruppo di dirigenti, di far ripartire il calcio a Reggio. Gli auguriamo di cuore, di passare alla storia come coloro i quali lo hanno salvato e rilanciato (o in alternativa lasciato in solide mani) e non come coloro i quali lo hanno salvato per poi seppellirlo. Non lo meriterebbero loro, non lo meriterebbe la città, non lo meriterebbero le tante persone ancora innamorate di questa maglia…
Ferdinando Ielasi-Vincenzo Ielacqua
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