Intervistato da Chi l’ha visto?, un latitante svela particolari inediti sul Santuario della Bozzola, sui cui misteri avrebbe indagato Chiara Poggi prima di essere uccisa.
Un mistero senza fine oppure quello che sta accadendo in queste settimane porterà gli investigatori a restare in mano con un pugno di mosche? Ci sarebbero nuovi sviluppi che potrebbero riaccendere i riflettori sul caso del delitto di Garlasco. Ma mai come nel caso della morte di Chiara Poggi, un giallo che praticamente è diventato “maggiorenne” essendo passati 18 anni, il condizionale è davvero d’obbligo.

Nella puntata di Chi l’ha visto?, in onda stasera mercoledì 4 giugno su Rai 3, Federica Sciarelli presenterà testimonianze inedite e approfondimenti investigativi che potrebbero aprire nuove piste su uno dei casi più controversi degli ultimi anni. Ma potrebbero appunto rivelarsi l’ennesimo buco nell’acqua di una vicenda che incredibilmente è tornata di estrema attualità.
Il latitante condannato per lo scandalo del Santuario della Bozzola parla del giallo della morte di Chiara Poggi
Legata al caso di omicidio della giovane di Garlasco, ci sarebbe l’acquisizione da parte degli inquirenti di documenti legati a un procedimento giudiziario connesso allo scandalo del Santuario della Bozzola. Documenti dei quali si parla di continuo, soprattutto da quando il tema è stato affrontato anche dall’avvocato difensore di Andrea Sempio, e che potrebbero rivelare aspetti interessanti anche connessi alla morte di Chiara Poggi.

Anche per questo, la trasmissione Chi l’ha visto? ha scelto di mettersi in contatto coi due condannati per l’estorsione a don Gregorio, ex rettore del Santuario, riuscendo a convincere uno dei due – nello specifico colui che per quei fatto è stato condannato ma mai arrestato – a parlare e a spiegare quello che lui sa di entrambi i fatti. Ricordiamo che Chiara Poggi è stata uccisa nel 2007 e lo scandalo del Santuario esplose sette anni dopo.
Contestualmente, in molti in questi giorni sostengono che il santuario sarebbe stato coinvolto in alcuni scandali sessuali, già molti anni prima di venirne travolto. La testimonianza del latitante potrebbe aggiungere ulteriori elementi inquietanti a una vicenda che continua a riservare colpi di scena a distanza di quasi due decenni. Oppure potrebbe davvero non rivelare nulla di nuovo, come è assolutamente verosimile.
La famiglia Poggi chiede di prelevare il DNA anche dei carabinieri: per quale motivo
Intanto, anche dal lato della famiglia di Chiara Poggi c’è un colpo di scena, perché i loro consulenti hanno chiesto che, in vista del maxi incidente probatorio previsto per il 17 giugno, vengano effettuati i prelievi del DNA praticamente a tutti: non solo a chi è coinvolto più o meno direttamente nell’inchiesta, ma anche a consulenti, periti e carabinieri del RIS. Cioè a tutti colori che in questi anni hanno avuto a che fare con i reperti biologici.

A chiarire il motivo, ci ha pensato il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi: “Se dobbiamo confrontare delle tracce biologiche, è necessario includere anche i profili di chi quei reperti li ha maneggiati”. Questo sarebbe indispensabile per evitare che, in futuro, possano emergere profili genetici ignoti riconducibili non a un colpevole, ma a chi ha lavorato e maneggiato quei reperti.