La guerra ereditaria dell’impero Fiat: che cosa è il caso Elkann-Agnelli, emerso in queste settimane e come stanno le cose.
Il caso Elkann-Agnelli ha riportato alla ribalta un tema complesso ma attuale: le successioni internazionali. Al centro della vicenda c’è una disputa familiare tra Margherita Agnelli, figlia di Gianni Agnelli, e i suoi figli, tra cui John Elkann, presidente di Stellantis. In ballo ci sono beni per 7,4 milioni di euro, e soprattutto il controllo e la distribuzione di un patrimonio vastissimo.
Dietro le tensioni personali si nascondono intricati nodi giuridici, fiscali e internazionali, tra cui la residenza effettiva di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli e madre di Margherita. Anche se risultava formalmente residente in Svizzera, secondo la Procura italiana la sua vita reale si svolgeva in Italia, dove viveva, teneva i beni e coltivava i rapporti familiari.
Questo elemento è cruciale perché, in base al Regolamento europeo n.650/2012, la residenza abituale di una persona al momento della morte determina quale legge successoria si applica e quale Stato può tassare l’eredità. In Italia, la residenza fiscale si stabilisce in base a vari criteri concreti, come indicato dall’art. 43 del Codice Civile e dal TUIR.
Sostanzialmente i criteri sono tre e sono la presenza sul territorio per oltre 183 giorni l’anno, i legami familiari ed economici prevalenti, un domicilio stabile e continuativo. Se Marella Caracciolo fosse considerata residente in Italia, entrerebbe in gioco il principio della Worldwide Taxation, cioè l’obbligo di dichiarare e pagare tasse su tutto il patrimonio globale, anche se localizzato all’estero.
Le aliquote italiane possono arrivare fino al 4% per gli eredi diretti e anche oltre per gli altri. Invece, se fosse stata residente in Svizzera, le imposte sarebbero state molto più contenute e limitate ai beni in quel Paese. Altro elemento chiave della vicenda è il ricorso al Trust, uno strumento legale usato per proteggere e gestire il patrimonio.
Questi devono rispettare regole rigide: il trasferimento dei beni deve essere reale, il Trustee (cioè l’amministratore) deve essere indipendente, e la struttura deve essere trasparente. Le autorità sospettano che alcuni Trust della famiglia Agnelli siano stati usati per eludere le imposte o alterare la divisione ereditaria. Anche le donazioni effettuate in vita dalla vedova di Gianni Agnelli sono sotto la lente d’ingrandimento.
In Italia, per essere valide, devono essere formalizzate con atto notarile e due testimoni. Donazioni non registrate correttamente, o simulate, possono comportare diversi provvedimenti, che vanno dalle sanzioni fiscali retroattive a conflitti tra eredi fino agli accertamenti sull’effettiva ripartizione del patrimonio. Insomma, il caso Elkann-Agnelli non è solo una lite familiare.
Ci dà molti spunti su quanto sia fondamentale una pianificazione patrimoniale internazionale, trasparente e conforme alle norme di ogni Paese coinvolto. Quando i beni sono molti e sparsi nel mondo, ogni dettaglio conta e quantificarli è più che mai fondamentale.
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