Il Napoli è tornato dopo 33 anni a celebrare lo scudetto. L’ultima volta, nel 1990, il suo capitano era Diego Armando Maradona, non un calciatore qualsiasi, bensì IL CALCIO fatto persona. Adesso, 33 anni più tardi, la fascia da capitano sta sul braccio di un ragazzo toscano che ad agosto compirà trent’anni, e che risponde al nome di Giovanni Di Lorenzo.
Quando lasciò la sua Toscana per la prima volta, di anni ne doveva ancora compiere sedici. Era l’estate del 2009 e Di Lorenzo, dalla Lucchese, passava alla Reggina; i talent-scout amaranto ci avevano visto bene, il ragazzo, nato attaccante, aveva del potenziale e il 29 maggio 2011, a pochi mesi dal 18° compleanno, Gianluca Atzori lo fece esordire in Serie B, 90′ in campo a Sassuolo nell’ultima giornata, nella difesa a tre completata da Giosa e Cosenza. Nella stagione successiva, mentre con la Primavera è un leader, in B raccoglie qualche panchina e un’altra presenza, sempre all’ultima giornata, contro il Vicenza, subentrando nell’intervallo a Emerson.
L’estate 2012 lo porta in prestito al Cuneo, in Lega Pro, dove gioca con continuità e acquisisce esperienza, per poi tornare alla base nell’estate 2013. Alla guida della Reggina è tornato Atzori che inizialmente porta il ventenne Di Lorenzo in panchina, per poi convincersi che nella difesa amaranto, questo giovane difensore non sfigurerebbe affatto, accanto a Lucioni e Ipsa. Raccoglie tante presenze, ma si tratta della travagliata stagione della retrocessione in C, il Centenario da Incubo; nella seconda parte del torneo, con in panchina Gagliardi e Zanin, trova inizialmente poco spazio, per poi diventare titolare fisso nella parte finale del torneo. La Reggina tornata in C e affidata a Cozza riparte dalle giovani certezze, come lo stesso Di Lorenzo, che contro Barletta e Cosenza indossa anche la fascia da capitano; su 38 partite di campionato, ne salta appena 2 per squalifica. Ed è dunque lì, in quella difesa, insieme ad Aronica, Belardi e Cirillo, tornati a Reggio nel gennaio 2015 per aiutare la Reggina. Quella Reggina che, vessata e penalizzata, al termine di una stagione da batticuore, compresa una maxi-penalità cancellata in appello, si ritrovò a giocare il playout con il Messina. Il 26 maggio al “Granillo” e il 30 maggio al “San Filippo” Di Lorenzo è lì, in campo a battagliare per mantenere in vita la Reggina, che con uno storico doppio successo per 1-0, ottenne la salvezza. A causa del successivo fallimento del club, quella di Messina fu per Di Lorenzo l’ultima partita con la maglia amaranto.
Il Matera se lo assicurò per due stagioni, per poi passare all’Empoli e tornare così nella sua Toscana; dopo uno splendido campionato di Serie B terminato con la promozione, il 19 agosto 2018 contro il Cagliari fece il suo debutto in Serie A. Fu per Di Lorenzo una stagione straordinaria, con ben 5 gol segnati tutti nel girone di ritorno; il Napoli gli mise gli occhi addosso e se lo portò a casa. Carlo Ancelotti puntò senza indugi su di lui, tanto da farlo esordire in Champions League contro il Liverpool, il 17 settembre 2019.
E due giorni più tardi, il 19 settembre, ai microfoni di RNP, Salvatore Aronica, intervistato per la rubrica “A tu per tu”, rispose proprio a una domanda su Di Lorenzo (clicca qui per l’intervista completa):
In Champions League ha esordito con il Napoli Di Lorenzo, come avvenne per lei; siete inoltre stati compagni nel 2015: si aspettava potesse arrivare così in alto?
Già allora si vedeva che fosse un profilo interessante, era molto simile a me per caratteristiche e ruolo, è intelligente, capace, polivalente, serio e dedito al lavoro, si è certamente meritato quanto ha ottenuto finora; il Napoli gli concederà una certa visibilità , potrà arrivare ancora più in alto.
Ci aveva visto lungo Aronica, a sua volta in precedenza passato da Napoli ai tempi di Mazzarri, esordendo in Champions. Di Lorenzo da allora è arrivato molto in alto, tanto che prima ancora di diventare campione d’Italia, è stato tra i campioni d’Europa del 2021 con la maglia della nazionale italiana. Prima di lui, un altro ragazzo passato dal Sant’Agata si era laureato campione in nazionale, ovvero Simone Perrotta, campione del mondo nel 2006, ma al quale è invece mancato lo scudetto, sfuggito ai tempi della Roma quando per ben tre anni di fila arrivò seconda alle spalle dell’Inter. Tuttavia in quegli anni riuscì a vincere due volte la Coppa Italia e una volta la Supercoppa Italiana. L’allenatore di quella Roma era Luciano Spalletti, che assieme al trionfo in nazionale rappresenta un ideale filo conduttore che collega Perrotta a Di Lorenzo, capitano dei neo-campioni d’Italia.
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