Dall’attacco scomparso all’identità perduta: le ”cinque verità” di Reggina-Pisa (1-2).
ATTACCO NON PERVENUTO, DI NUOVO- Altra partita a secco per l’attacco amaranto che, seppur in emergenza, ha dimostrato ancora una volta di avere dei limiti che vanno oltre le semplici assenze/sfortune. A parlare sono sempre i numeri e ci sarà un motivo se anche contro il Pisa (squadra modesta e con diverse assenze in difesa), il reparto offensivo composto dai vari Ménez, Vasic, Denis e Bellomo non ha eseguito neppure un solo tiro in porta. Evidentemente qualcosa continua a non andare e, ripetiamo, non crediamo si tratti soltanto di sfortuna. I dati di fatto certificano che si tratta di un reparto offensivo non all’altezza della Serie B, nonostante le grandi firme in organico che per un motivo o per l’altro non stanno incidendo. Più volte abbiamo sottolineato la mancanza di un centravanti di categoria, che francamente non può essere incarnato da un encomiabile Denis tuttofare che pare faccia tutto tranne che l’attaccante o da una ‘scommessa’ come Vasic.
ECCO SITUM- Verrebbe da dire ”finalmente”. Ci ha messo un po’ a carburare, ma la prestazione di ieri, gol a parte, è la migliore che abbia sfoderato finora. Forse il gol è arrivato inaspettatamente visto che il pallone calciato rasoterra è sembrato più un cross basso a cercare la deviazione di Vasic che un vero e proprio tiro in porta, ma è da sottolineare la sua propensione a cercare tale giocata, iniziata con un elegante stop di petto in corsa che disorienta Birindelli (sfortunato a prendere una zolla) e conclusasi con il gonfiarsi della rete. Ma oltre al gol c’è altro. Bene sia in fase di spinta (seppur i suoi cross avrebbero meritato di essere sfruttati meglio) che in quella di ripiego, dove evita più volta lo sfondamento nerazzurro sull’out di destra.
UN FOLORUNSHO IN PIU’- Non sarà un regista dai piedi buoni, ma in tutte le altre posizioni del centrocampo ha dimostrato di starci molto bene. Anche sulla mediana, al posto di Bianchi ed in coppia con Crisetig, Folorunsho ha disputato una modestissima partita. Implacabile in fase di rottura del gioco avversario, ha sfruttato la sua forza fisica per vincere un elevato numero di contrasti in mezzo al campo, senza però riuscire a spingersi in avanti come ci aveva abituato finora. I suoi strappi in fase offensiva avranno subito il colpo dovuto all’arretramento di posizione, nonostante avessero fatto comodo ad una Reggina poco propositiva che avrebbe potuto aggrapparsi a tale peculiarità dell’italo-nigeriano.
IDENTITA’ CERCASI- Un conto è che gli attaccanti della Reggina non riescano a segnare, l’altro (probabilmente più grave) è che la squadra, da qualche partita a questa parte, non riesca a creare, ma anche a gestire e mantenere la concentrazione. La Reggina ha un chiaro problema di identità: di gioco (e dunque tattica) e di squadra (precisamente nei ruoli). C’è ancora parecchia confusione tra campo e panchina: probabilmente andrebbero rivisti ruoli e funzioni, al netto di una squadra che cerca sempre di lottare per il risultato, ma che, evidentemente, ha ancora grossi limiti su cui lavorare.
I CINQUE MINUTI PIU’ ‘BRUTTI’ DELLA STAGIONE- Cosa può succedere in cinque giri di orologio? Al “Granillo” è successo di tutto, quasi l’impensabile. Un risultato che il Pisa ha ribaltato con due reti dall’86’ al 92′, che hanno condannato la Reggina al terzo ko consecutivo (primo successo in campionato, al contempo, per i toscani). Passare dal toccare (o meglio sfiorare) la vittoria con un dito ad incassare una sconfitta a mano aperta, il tutto in cinque minuti. I più brutti finora in casa amaranto, che avrebbero potuto significare la svolta ed invece hanno sancito una sconfitta moralmente molto pesante.
an. cal.
Commenti