Di Gianpiero Versace – Primo tempo in apnea per gli amaranto che resistono fino all’intervallo, sprofondando nella ripresa. Bruno apre il match, lo chiude Milinkovic. Espulso Bangu, traversa di Pozzebon. Il derby torna a tinte giallorosse, e lo fa con pieno merito. Completato il sorpasso siciliano su una Reggina che ha assoluto, improcrastinabile bisogno di esser rivisitata nel mercato di gennaio. Ora la lunga sosta, si torna in campo il 21 gennaio al Granillo contro l’Akragas.
Senza il calore ed il colore della tifoseria ospite, ed in un gelido giorno feriale di fine anno ma neppure le condizioni avverse imposte dai discutibili sistemi del calcio moderno e dal meteo riescono a svilire un Messina-Reggina, il derby dello Stretto, la madre di tutte le partite. Zeman si affida ai “suoi”, mandando in campo la formazione che nel corso delle precedenti 20 giornate gli ha dato le maggiori garanzie: solita linea a 4 dietro, mediana con De Francesco e Bangu ai lati di Botta, davanti c’è Tripicchio a completare il tridente con Coralli e Porcino. Lucarelli, che aveva aspramente sferzato la sua squadra dopo il ko di Siracusa, deve rinunciare inizialmente all’acciaccato Musacci e punta sul suo tridente Milinkovic-Pozzebon-Madonia.
Due fattori condizionano enormemente l’incontro. Il vento innanzitutto, fortissimo e trasversale, che si impadronisce ci qualunque traiettoria aerea. La soluzione sarebbe giocare palla a terra. Macchè. Il terreno del Franco Scoglio è imbarazzante, non per un campionato professionistico ma per qualsivoglia categoria, rasentando la terra battuta. Rimbalzi irregolari, impossibilità a imbastire una manovra sensata. A fare la differenza, non possono che esser gli episodi. A determinarli, cuore, determinazione, voglia di alzare le braccia al cielo al 90′. Inevitabilmente, la gara è agonistica, maschia, nervosa.
Parte bene la Reggina che riesce ad amministrare con maggiore continuità il pallone, la migliore occasione è al minuto 18 quando Tripicchio assiste Porcino che da favorevolissima posizione, ma con il piede debole, il suo destro, spara alto. Passa un minuto e il Messina rischia enormemente: Porcino scappa a velocità doppia rispetto a Rea che non può contenerlo a campo aperto e lo stende con una gomitata. Il direttore di gara propende per l’ammonizione, il rosso sarebbe stato probabilmente più opportuno.
Da lì in poi, tuttavia, è solo Messina. Crescono esponenzialmente i giallorossi, fino a mettere all’angolo gli amaranto che chiudono in vero affanno la prima frazione. La prima scossa arriva quando Kosnic in disimpegno fallisce l’appoggio e lancia Pozzebon: Sala ci mette i pugni. Il Messina ritrova coraggio e sfiora il vantaggio quando Cane fallisce l’intervento facendosi sorprendere alle spalle da Madonia, solo davanti a Sala viene tradito da un rimbalzo fasullo dell’immondo terreno del San Filippo. Il peggio, per le coronarie reggine, deve ancora arrivare: alla mezzora un incontenibile Pozzebon libera un destro sul quale Sala è chiamato ad una parata semplicemente sensazionale, palla deviata sul palo che successivamente flirta con la linea di porta senza penetrarla. Reti bianche all’intervallo ma la netta sensazione è che il rientro negli spogliatoio giovi ad una Reggina che da lì a breve sarebbe stata inesorabilmente piegata dall’inerzia dell’incontro.
Derby maledetto per il capitano del Messina, Angelo Rea, che all’andata aveva abbandonato il campo dopo pochi minuti per infortunio e che oggi per un malore lascia spazio a Maccarone negli spogliatoi. Come nel primo tempo, partono meglio gli uomini di Zeman che con Bangu hanno la migliore opportunità dell’incontro: Coralli disegna l’assist, il centrocampista scuola Fiorentina mastica il pallone davanti a Berardi e manda clamorosamente a lato. Lucarelli e soprattutto Zeman al minuto 67 provano a mischiare le carte. Il tecnico messinese lancia Musacci per Mancini a centrocampo, gli amaranto passano al 4-4-2 con l’inserimento di Bianchimano per Tripicchio Bangu si allarga in posizione di ala destra. La mossa non ha effetto immediato, arriva invece l’episodio che indirizza il match: punizione dalla trequarti, uscita avventata di Sala che resta a metà strada e viene scavalcato dal tocco di Bruno. Messina avanti, a sorpresa, quando mancano 17′ al termine.
Di fatto, la partita finisce lì, almeno per la Reggina. Scompare dal campo la formazione amaranto, trafitta da un contropiede orchestrato e concluso da Milinkovic che beffa Sala con un tocco da campione. Arrivato il raddoppio, saltano i nervi di Bangu subito dopo: intervento a gioco fermo su Maccarone ed espulsione. Allo sbando, la Reggina rischia il terzo gol quando Pozzebon di testa bacia la traversa. Per la volata finale Zeman richiama Coralli, esordisce Silenzi ma la gara si è già spenta.
Arriva perfino la neve a suggellare una giornata assolutamente atipica dipingendo di bianco il terreno del San Filippo: un caso più unico che raro in riva allo Stretto, come le vittorie del Messina nel recente passato.
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