Va sotto, e si rialza. Come ad Agrigento, anche al Granillo, contro la corazzata Catania. Ha cuore, questa Reggina: Piscitella gela gli amaranto capitalizzando l’unica occasione etnea nel primo tempo ma in una ripresa in cui la squadra dello Stretto avrebbe dovuto pagare il minor riposo rispetto all’avversario esce invece alla distanza e trova un sacrosanto pari con il guizzo di Andy Bangu, mossa di mister Zeman a metà ripresa.
LA GARA – L’orario balordo scelto dalla Lega, turno infrasettimanale pomeridiano, ha chiuso i cancelli del Granillo a tantissimi appassionati: avrebbe meritato un’atmosfera diversa il ritorno – dopo 8 anni – di una sfida senza tempo qual è Reggina-Catania. Un confronto che profuma di Serie A, rispetto ai più recenti precedenti, e allo stesso tempo di Serie B e C, di quei faccia a faccia degli anni 70 e 80 che resero bollente la rivalità tra due delle più calde piazze del Sud Italia.
La realtà oggi, dice Lega Pro, affrontata con ambizioni e prospettive diametralmente opposte. Il Catania è una corazzata decisa a restituire al pubblico etneo la serie cadetta, gli amaranto appena rinati hanno come unico traguardo il mantenimento di una categoria vitale.
Diciamolo subito, “l’abisso” che temeva mister Zeman non si è visto.
CORAGGIO AMARANTO – Senza timore. Così gli amaranto affrontano i rossoazzurri fin dal 1′. La linea resta sempre alta, spostando in avanti il pressing. La Reggina prova a fare la partita, anche di fronte ad un avversario di gran lunga più quotato. Quando è in possesso di palla la squadra sale armonica, quasi spavalda, portando i centrali difensivi a calpestare in più d’una occasione la linea di metà campo. Assumendosi dei rischi, certo, ma allo stesso tempo affermando personalità nient’affatto dovuta per una squadra così giovane e di così recente formazione. Non tutto luccica, per carità , anzi.
DOVE CRESCERE – Intanto, Coralli è chiamato a cantare e portare la croce. Encomiabile l’impegno del bomber, ma per cucire la manovra offensiva è costretto a lavorare – sempre spalle alla porta – in zone di campo non a lui consone. Non essendo in possesso del dono dell’ubiquità , manca poi nella zona calda dell’area avversaria. Non riesce a variare il gioco, inoltre, la Reggina, monocorde sulla corsia di sinistra. Seppure il gol che spezza l’equilibrio venga da quel settore del campo, la catena mancina funziona di gran lunga meglio rispetto a quella opposta dove Cane mostra buon dinamismo ma, oltre a farsi sorprendere dal taglio di Piscitella in occasione della rete, non trova mai il supporto di un Knudsen che ha nell’interdizione la propria qualità e tantomeno di un Oggiano mai in partita.
VANTAGGIO ETNEO – C’è un gol nel primo tempo, dicevamo, ed è del Catania. Gli amaranto spengono all’improvviso l’interruttore dell’attenzione e prendono un’imbucata da rimessa laterale: Possenti e De Francesco non si intendono su chi dovesse seguire Russotto che arriva così sul fondo e premia il taglio di Piscitella, abile ad anticipare Cane e battere Sala.
All’intervallo il risultato rispecchia il conto dei tiri in porta, 0-1, facendo tornare alla mente le innumerevoli volte in cui il Catania – autentica bestia nera della Reggina – si sia imposto sullo Stretto ottenendo il massimo con il minimo sforzo. La gara bloccata della prima frazione vive un sussulto nel primo quarto d’ora della ripresa: prima Russotto scuote il palo a conclusione di un contropiede, poi gli amaranto sfiorano due volte il pari. La punizione di De Francesco e successivamente il colpo di testa di Kosnic fanno urlare al gol il Granillo, sfiorando invece rispettivamente traversa e palo. Zeman prova a sostenere la scossa emotiva lanciando Bangu per Knudsen.
BANGU FA IMPAZZIRE IL GRANILLO – Doveva essere il Catania ad uscire alla distanza, forte dei 10 giorni di riposo rispetto ai soli 3 della Reggina: non è così e va riconosciuto ai ragazzi di mister Zeman grande orgoglio ed una commovente voglia di non mollare, capace di coinvolgere il pubblico che li sostiene permettendo loro di moltiplicare le forze e spingere ulteriormente sull’acceleratore. Fino al pari. Meritato. Oggiano dà il via all’azione, Coralli protegge la sfera da campione e premia l’inserimento di Bangu che spara in rete sotto la Sud.
E’ il minuto 79. C’è la volata finale da affrontare. Il Catania non ci sta, passa al 4-2-4 e lancia Calil irrobustendo il proprio attacco di autentiche stelle per la categoria. Nella Reggina c’è Romanò nel cuore della mediana al posto di Botta. C’è, e c’è sempre, un inesauribile Porcino che continua ad esser una spina sul fianco destro catanese. C’è soprattutto Kosnic, baluardo capace di giganteggiare nell’assalto finale ospite.
Finisce pari, giusto così. La Reggina ha anima.
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