Sblocca Alfageme, espulso nel secondo tempo, al 1’ di gioco, arrotonda Scognamillo archiviando dopo appena mezzora una gara senza storia. Amaranto ultimi e duramente contestati. Irruzione degli ultras in Tribuna e durissimo confronto con il Presidente Foti.
NON C’E’ SPAZIO PER LE FAVOLE – Granillo semivuoto, abbandonato. A pochi istanti dal fischio d’inizio è difficile credere che su quel terreno stia per esibirsi la Reggina. Forse, in fondo, non è davvero così. Quel collettivo che brancola sul tappeto verde, della Reggina, non ha proprio nulla se non una maglia amaranto addosso costretta a subire un’ennesima, insopportabile violenza. Se guardare la cornice è desolante, concentrandosi sul quadro l’attenzione si sposta sul confronto tra la Reggina, in piena crisi di risultati, gioco e spirito, ed il Benevento, che sfiora il vertice della graduatoria. E’ vero, il calcio non è materia ponderabile. E’ arte, dunque imprevedibile e non (sempre) segue le regole della logica, raccontando talvolta favole. Non è questo, però, il giorno. Non è questo il luogo. La Reggina sbatte su una realtà inaccettabile, ma oggettiva, riassumibile in una sola espressione: manifesta inferiorità.
INCOMPRENSIONI TATTICHE – Lo staff tecnico amaranto si affida ad un ambiguo 3-5-2. Se discutere gli uomini dell’undici iniziale è complicato, alla luce di un organico risicato e delle contemporanee squalifiche di Dall’Oglio, Rizzo e Di Lorenzo, alcune scelte, nei ruoli di alcune pedine, risultano quantomeno discutibili. Armellino in regia, Karagounis è il centrale di sinistra, a destra viene rispolverato Aquino, scomparso dai radar dopo il derby con il Messina di inizio settembre, sulla corsia opposta viene addirittura adattato Perrone, classe ’95 oggi al debutto non solo dal 1’ ma anche da tornante. Lui che, fino ad oggi, è sempre stato un attaccante…
UNO-DUE BENEVENTO – La crudele attualità che vede la Reggina ridotta ad una squadra ai confini del dilettantismo si manifesta immediatamente. Passano appena 40” perché Armellino perda un pallone sanguinoso innescando la progressione di Campagnacci, bravo a servire l’esterno opposto Alfageme per il gol che fa pendere immediatamente la bilancia a favore degli Stregoni. Dopo una mezzora durante la quale la Reggina si fa notare solo per errori difficili da commentare, e da spiegare, arriva il raddoppio che è icona di quanto appena detto: Scognamillo è libero, nel cuore dell’area di rigore, di battere di testa Kovacsik. Il marcatore più vicino è ad oltre un metro. “What else?”, avrebbero esclamato in uno stadio inglese. Il Granillo accompagna il rientro con termini assai meno prosaici e sonori fischi.
MEA CULPA AMARANTO – Al via la seconda frazione e lo staff tecnico riconosce l’errore iniziale sostituendo entrambi i tornanti, Aquino e Perrone, colpevolmente esposti ad una cattiva figura, inserendo Ammirati e Masini per passare al 4-3-3. Un paio di minuti e l’autore del primo gol, Alfageme, guadagna la seconda ammonizione per un fallo su Karagounis lasciando il Benevento in 10. Reggina all’arrembaggio (?) con Viola per Salandria ed un 4-2-3-1 iperoffensivo. Almeno nei propositi perché nessuno, seguendo quanto accade in campo, percepisce la superiorità numerica tantomeno l’ipotetica verve d’attacco degli amaranto. Anzi, Kovacsik deve uscire disperatamente su Mazzeo per opporsi ad una limpida occasione per lo 0-3 prima che Louzada sprechi l’unica chance della Reggina in tutta la gara.
CONTESTAZIONE – Il campo non ha altro da dire, di diversa opinione gli ultras della Tribuna Est che al minuto 75’ abbandonano gli spalti del Granillo. Dopo aver contestato i calciatori, infatti, l’attenzione si sposta sulla società. Irruzione in Tribuna Ovest e accesissimo confronto, faccia a faccia, con il Presidente Foti. Alle loro spalle la partita continua, irrealmente, fino a spegnersi. La misura, sotto ogni punto di vista, è colma.
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